RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 24 luglio 2020

D’ AGOSTINO E VISINTIN ASCOLTATI IN CONSIGLIO REGIONALE: IL PORTO DI TRIESTE ALZA LA VOCE E CHIEDE AL GOVERNO IL RICONOSCIMENTO DELLA EXTRADOGANALITA’ – EPOCALE: TUTTI D’ ACCORDO! – Per la prima volta un alto funzionario pubblico parla senza peli sulla lingua: “L'ostacolo più insidioso non è Bruxelles ma Roma” e “l'ufficio legislativo del ministero per l'Economia e le Finanze (Mef) non riconosce l'extraterritorialità doganale di Trieste perché non riesce a interpretare il fatto che un trattato internazionale deve essere rispettato” (Zeno D’Agostino) - Non meraviglia che abbiano cercato di farlo fuori e che sia stato rimesso al suo posto a furor di popolo.



Il porto alza la voce e chiede al governo che lo speciale regime di porto franco dello scalo giuliano, derivante dall’applicazione dell’allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947, venga correttamente comunicato a Bruxelles affinché Trieste venga aggiunta alla lista dei dieci punti extradoganali dell’Unione Europea già esistenti.

E’ la conferma che sul boicottaggio italiano del Porto Franco di Trieste avevano sempre avuto ragione i movimenti autonomisti e indipendentisti per non parlare dei portuali del CLPT che rivendicano l' applicazione dell' Allegato VIII.

"Lo Stato italiano, nell'ambito della sua comunicazione a Bruxelles relativa ai territori extra doganali, si è dimenticato di dire che esiste il porto franco di Trieste. E anche di aggiungere che ha tutti i requisiti in regola per essere presente nella lista. Una dimenticanza che non fa bene alla città e all'intero Friuli Venezia Giulia, ma anche un autentico problema politico: abbiamo la legge dalla nostra parte e persino un trattato internazionale che dice che l'Italia deve farsi viva a Bruxelles per ovviare alla sua omissione".Lo ha affermato  il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale, Zeno D'Agostino, davanti alla I e alla IV Commissione consiliare, riunite in presenza a Trieste nell'emiciclo di piazza Oberdan.
Continua: “mentre noi siamo qui a perdere opportunità preziose e legittime, l'ufficio legislativo del ministero per l'Economia e le Finanze (Mef) non riconosce l'extraterritorialità doganale di Trieste, perché non riesce a interpretare il fatto che un trattato internazionale deve essere rispettato".
"Il Porto franco - ha proseguito D'Agostino - potrebbe essere il luogo dove le imprese tornano a fare attività e a essere aggressive. Basta leggere i venti articoli dell'allegato ottavo del Trattato di pace di Parigi del 1947 e le poche righe nel Memorandum di Londra del 1954 per apprendere che il porto di Trieste gode di determinati benefici e che qui devono essere applicati addirittura quelli migliori tra tutte le zone franche del mondo".
D'Agostino ha infine ricordato che "l'Europa verificherà se ci sono le basi giuridiche. L'ostacolo più insidioso non è tuttavia Bruxelles ma Roma: deve essere convinta e, come già fatto nei confronti di Campione d'Italia, ora deve fare l'opposto a vantaggio di Trieste".

Stefano Visintin, presidente della Confederazione regionale delle categorie degli spedizionieri internazionali, agenti marittimi e terminalisti portuali è partito dalla "certezza che la trasformazione industriale delle merci nel porto franco di Trieste è fattibile, nonché prevista anche da un decreto del 1959. Perché farlo? Intanto, smentisco la possibilità di pagare di meno i lavoratori, perché vengono applicati i contratti di lavoro nazionali con forti controlli da parte dell'Autorità di sistema. Inoltre, la Dogana rende impossibili falsificazioni o contrabbando, proprio perché il porto franco è soggetto a maggiori controlli. L'utilità è dunque legata al fatto che le merci rimangono allo Stato estero e chi le detiene non deve anticipare dazi e Iva prima che vengano immesse nel territorio comunitario politico dell'Unione europea".
Infine, le lavorazioni industriali "all'interno del porto franco potrebbero essere utili per la vantaggiosa acquisizione dell'origine comunitaria. Il cardine della procedura doganale di perfezionamento attivo è invece legato alla valutazione delle condizioni economiche. Nella Ue - si è lamentato Visintin - ci sono 77 zone franche, perciò Trieste si ritrova alla pari con altri 76 soggetti e la soluzione deve essere drastica: il Governo deve comunicare all'Ue che lo scalo giuliano deve essere inserito nella lista delle aree non doganali dopo che, per troppi anni, la comunicazione non è avvenuta in modo corretto".
L’extra doganalità del punto franco triestino rappresenta un unicum in territorio italiano ma i numerosi governi “non hanno mai comunicato correttamente all’Unione Europea il suo status” così Visintin.

Riuscirà il governo italiano a continuare nel suo boicottaggio al Porto Franco adesso che stanno arrivando colossi tedeschi della logistica come Duisport all’ Interporto che gestisce anche il Punto Franco “Freeeste” ?
La Germania è già presente all’ Oleodotto e sta espandendo i suoi interessi nel Porto Franco Internazionale di Trieste: all’ Italia non resterà che cambiare rotta.

I cittadini di Trieste capiranno che il futuro economico è nello sviluppo del Porto Franco Internazionale e non nelle baggianate fantaturistiche  inventate da un ceto politico espressione di piccoli negozi che si illudono di ricavare prosperità da attrazioni da Luna Park come Acquari, Ovovie, Spiagge di Sabbia o Case di Riposo in Porto Vecchio? 
Per non parlare delle "Lucette natalizie" e i "Color Saturday" con cui si vorrebbe combattere una terribile crisi?

Potrà Trieste svilupparsi se continuerà, come già da vent' anni, a farsi governare dalla miopia del "Sindaco Bottegher" Dipiazza e  del ventennale Presidente della Camera di Commercio Paoletti pluripresidente anche dei negozianti di Confcommercio in barba alle altre categorie economiche?

Possibile che nello snodo strategico della Camera di Commercio le categorie produttive e che operano nel porto siano messe da decenni ai margini come se l' economia di Trieste fosse fatta solo di bar e negozi?

E' questa la partita dei prossimi mesi: Porto Franco Internazionale e Città devono lavorare in sinergia.
Con l' arrivo di operatori internazionali con le spalle robuste e la buona volontà dei cittadini, Trieste ce la può fare a non farsi travolgere dalla crisi italiana post-Covid, che si annuncia devastante ed epocale, e a mandare a casa una presunta "classe dirigente e politica" che ha finora portato la città al fallimento  per tutelare i suoi piccoli privilegi di casta.


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