RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 8 agosto 2020

TURISMO A TRIESTE DA RIPENSARE TOTALMENTE – IL FALLIMENTO DEL TURISMO DI MASSA PROPUGNATO DAI POLITICI E L' ESCLUSIONE DI TRIESTE DALLE 29 CITTA' AMMESSE AL CONTRIBUTO PER IL CALO DEL TURISMO STRANIERO - L’ ALTERNATIVA DI QUALITA’ -

Da alcuni decenni i politici triestini parlano solo di turismo come prospettiva economica per Trieste.

Si sprecano progetti, tutti irrealizzati, che dovrebbero fungere da “attrattori” per un mitico turismo di massa che risolleverebbe le sorti economiche della  nostra città: dai Musei in  Porto Vecchio  proposti da tutti gli schieramenti  all’ Acquario di Paoletti, dall’ Ovovia di Dipiazza alla Spiaggia di Sabbia di Russo, dalle Crociere al Fish Market e via fantasticando

Questa impostazione deriva da una mentalità bottegaia, più che commerciale, della "classe politica" locale: di rimpianto dei bei tempi in cui bastava aprire un negozio di Jeans o “strazze” per arricchirsi, tentando nel 2020 di inventarsi  “attrazioni” da Luna Park per far venire a Trieste  migliaia di persone al giorno a riempire negozi, bar e ristoranti e tentando di imitare Venezia

Il sindaco Dipiazza si è dichiarato più volte contrario a puntare sullo sviluppo industriale e produttivo, tempo perso a suo dire, al contrario del turismo di cui parla sempre. 
Per capire quale sia la qualità del turismo auspicato basta ricordare le iniziative dell’ Assessore Comunale Bucci che affettava mortadelle all’ arrivo delle navi da crociera e le salutava con fuochi artificiali in pieno giorno.

Quanto all’ invidia per Venezia  bisogna porsi la domanda sul perché il suo centro storico sia sceso da 175.000 abitanti a solo 52.000 malgrado i milioni di turisti.
Semplicemente perché il turismo di quel tipo non produce che rarissimi posti di lavoro qualificati e i giovani se ne vanno alla ricerca di qualche lavoro migliore che non quello del cameriere o commesso precario o a chiamata.
Ad arricchirsi a Venezia sono stati i pochi commercianti di paccottaglia per turisti e i ristoratori di vario genere.
E adesso con la crisi post-Covid che ha cambiato i parametri del turismo mondiale la città sta letteralmente sprofondando nel disastro.

Ripensando alla tragica situazione di Venezia il prof. Carlo Ratti (
Docente presso il Mit di Boston dove dirige il Senseable City Lab) ha scritto un interessante articolo sul Corriere della  Sera in cui propone una seria riflessione sul turismo e sul tramonto, definitivo, del turismo di massa (Clicca QUI).

Scrive il prof. Ratti “Negli ultimi mesi, in giro per il mondo, sono stati messi in atto piani per risollevare molti settori produttivi prostrati dalla crisi del Covid-19: dall’ industria manifatturiera, alla ristorazione fino ai saloni di tatuaggi.
Non è ancora chiaro tuttavia come si possa rimettere in piedi il turismo internazionale, che da solo vale migliaia di miliardi di euro all’anno. Sulla base di alcune recenti ricerche svolte presso il Mit di Boston, proviamo a immaginare un modello turistico diverso, che potrebbe funzionare sia nella fase transitoria di convivenza con il Covid-19, sia nel lungo periodo”…

“quello che il nostro gruppo di ricerca presso il Mit ha scoperto, analizzando i big data sulla mobilità di milioni di persone, è che la frequenza degli spostamenti è un fattore altrettanto importante ai fini del contagio quanto la distanza percorsa.”…
In altre parole il turismo sostenibile non è quello delle masse di turisti che si spostano di continuo da un posto all’ altro bensì quello dei “viaggiatori posati” che
resterebbero per periodi più o meno lunghi in un certo luogo anche molto distante da casa, vivendone l’ atmosfera, apprezzandone lo stile di vita e l’ ambiente sociale e culturale.

Un approccio di questo genere avrebbe benefici non soltanto sanitari: nel lungo periodo ci permetterebbe di affrontare molti problemi legati al turismo di massa, un’industria che già da prima della pandemia creava ad alcune mete come Venezia gravi difficoltà.” continua l’ articolo.
I «viaggiatori posati» eviteranno di ripetere gli errori del turismo mordi-e-fuggi e ci aiuteranno a ritrovare il senso di parole come integrazione e contributo civico. Non solo soggiornare più a lungo riduce il rischio di contagio, ma moltiplica le possibilità di incontro e gli scambi culturali.”

E ancora: “Un tempo si trattava di un lusso per le élites: pensiamo a Peggy Guggenheim o Cole Porter a Venezia. Nel mondo interconnesso di oggi i soggiorni a lungo termine potrebbero diventare accessibili a un numero molto più ampio di persone. Le videochiamate su Zoom o Teams, con cui abbiamo acquistato familiarità nei mesi del lockdown, consentono a molti lavoratori di stabilirsi in luoghi lontani senza interrompere la propria vita professionale.”
Per attrarre i «viaggiatori posati» i comuni potrebbero sfruttare il potere delle piattaforme online. Oltre a creare opportunità di volontariato o di lavoro temporaneo, le città potrebbero incentivare le aziende come Airbnb a offrire sconti maggiori per soggiorni lunghi. Un’altra opportunità: nel caos della pandemia in corso negli Stati Uniti, molte università, tra cui anche il Mit, hanno impedito l’accesso ai campus a molti studenti. E se Venezia o altre città italiane offrissero ai ragazzi un alloggio a basso costo, che permetta oggi di terminare la formazione online e domani magari di fare start-up e impresa in Italia?

Proviamo a immaginare un nuovo futuro per Venezia. Nel 2021 la Serenissima potrebbe non aver più bisogno di rimpinguare le proprie casse imponendo nuove tasse ai turisti. Potrebbe invece contare sulla capacità dei «viaggiatori posati» di contribuire in maniera ben più sostanziale alla sua «civitas».”


Ebbene se Venezia ripensa il proprio futuro turistico non può essere che Trieste, dopo tanti proclami su “niente sarà più come prima”, continui ad inseguire progetti balordi e irrealizzabili di turismo di massa sostenuti da vecchi tromboni della politica ormai da decenni al potere senza alcun risultato concreto.

Perché un dato è certo: il turismo di massa allontana quello di qualità.
Un acquario da un milione di visitatori accalcati all’ anno non attitira il “viaggiatore posato”: lo respinge. Al contrario di un’ area recuperata intorno alla storica Lanterna con un affaccio sul mare e un panorama ineguagliabile.


Guardiamo quali sono i risultati concreti di anni e anni di ossessione per il turismo dei politici locali:

TRIESTE E’ APPENA AL 70° POSTO TRA LE PROVINCE ITALIANE:  nel 2018 si sono registrati 245.092 arrivi di turisti stranieri, 595.010 le permanenze. Per quanto concerne i turisti italiani 268.437 arrivi e 593.093 presenze. Il totale del 2018 dunque è 513.529 arrivi e 1.188.103 presenze. Nel 2020 naturalmente è iniziato il collasso.
Per quanto riguarda le altre città della Regione:
Udine si piazza al 20esimo posto con 5.458.146 (spinta dalle località di montagna e di mare),
Gorizia al 57esimo posto con 1.833.644.
Pordenone . al 90esimo posto con 542.657 turisti
(Fonte: Rapporto 2019, il turismo a Verona", realizzato dalla locale Camera di Commercio - servizio studi e ricerca. Clicca QUI).

Conseguentemente Trieste non rientra tra le 29 città che avranno il contributo a fondo perduto per le attività nei centri storici colpite dal calo del turismo straniero previsto dal "Decreto agosto": il requisito per accedervi è di aver avuto l' anno prima un numero di turisti stranieri 3 volte superiore ai residenti mentre Trieste ha avuto un numero appena pari ai residenti che può apparire molto ma nell' industria turistica è insignificante (si pensi a Venezia o Cortina).(Nota 1)

E questo malgrado i continui trionfalistici proclami sui successi del turismo a Trieste e il fatto che sia una città di confine, storico sbocco al mare della Mitteleuropa.

Come si vede la montagna di chiacchiere ha partorito un topolino: la vocazione di Trieste non è il turismo ma il Porto e le attività industriali, produttive e di servizi che crescono intorno ad un grande scalo. La storia lo dimostra.


Il turismo può costituire un interessante contorno, se di qualità come sopra descritto, non certo il volano economico di una città con la storia e le potenzialità di Trieste.


Nota 1:

L ’elenco delle 29 città i cui negozi sono ammessi al contributo a fondo perduto, con il rapporto tra presenze di turisti stranieri e residenti.
(Nei capoluoghi le presenze di turisti stranieri devono essere almeno il triplo dei residenti. Nelle città metropolitane devono essere semplicemente superiori.)
Venezia 42,6 volte i turisti stranieri rispetto ai residenti
Verbania 26

Firenze 21,5

Rimini 15,3

Siena 11,6

Pisa 9,9

Roma 7,6

Como 7,2

Verona 6,4

Milano 5,8

Urbino 5,7

Bologna 4,2

La Spezia 4,2

Ravenna 4,2

Bolzano 4,1

Bergamo 3,8

Lucca 3,7

Matera 3,4

Padova 3,3

Agrigento 3,3

Siracusa 3

Ragusa 3

Napoli 2,2

Cagliari 1,8

Catania 1,7

Genova 1,6

Palermo 1,3

Torino 1,3

Bari 1,3
Fonte Corriere della Sera clicca QUI



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