RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 27 marzo 2018

IL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE SULLA "NUOVA VIA DELLA SETA" SALVERA' TRIESTE ! - EPPUR SI MUOVE! - RIDICOLIZZATI I TROMBONI ANTI-PORTO FRANCO CHE HANNO PARALIZZATO LA CITTA' PER DECENNI PER DIFENDERE IL LORO MISERABILE ORTICELLO.


Ebbene si! Sta succedendo qualcosa di positivo: si stanno ampliando le possibilità che Trieste con il suo Porto Franco Internazionale si inserisca a pieno titolo nelle "Nuove Vie della Seta" progettate da Pechino.
E con questo le possibilità di rinascita della nostra città si amplificano.
Lo ha ribadito il convegno di lunedì 26 di cui riportiamo sotto la cronaca pubblicata dal Piccolo.
Pochi giorni prima, l' 8 marzo al Limes Club, il Capo dell' Ufficio Politico dell' Ambasciata Cinese parlando di cultura ha anche dedicato una parte del suo brillante intervento al nostro porto definito "molto importante".

Ormai i Punti Franchi sono universalmente definiti un vantaggio competitivo strategico in particolare per il loro utilizzo produttivo e industriale.


Due anni fa chi parlava di Punti Franchi e di loro uso produttivo veniva denigrato e definito nostalgico se non molto peggio.

Chi parlava di Trieste terminal delle "Nuove Vie della Seta", nostro leitmotiv da 5 anni, veniva guardato con occhi stralunati e tacciato di utopismo da chi non capiva neanche di cosa si stesse parlando.
Le delegazioni cinesi arrivate in città venivano snobbate e se ne andavano a Capodistria.


Da decenni il pensiero "mainstream" descriveva, falsamente, Trieste come una città in decadenza inarrestabile e bisognosa dell' assistenza di Roma e pertanto sua succube.
Poteva solo essere trasformata in un "museo a cielo aperto" e le sue aree dotate di Punto Franco come Porto Vecchio dovevano essere urbanizzate e destinate ad un improbabile turismo di massa invece che ad attività produttive.
Abbiamo dimostrato invece che già adesso è in surplus fiscale e che ha un grande futuro produttivo e di sviluppo legato ai nuovi flussi commerciali generati dall' evoluzione geopolitica globale.
Trieste rinasce rigenerando le sue connessioni globali tranciate da eventi bellici e cortine di ferro nel '900.


Solo un movimento popolare a forte componente indipendentista ha focalizzato l' attenzione sulla centralità del Porto Franco Internazionale: un merito storico che ha prodotto molte conseguenze positive.


Già un anno fa al primo convegno pubblico a Trieste sulle Nuove Vie della Seta, quello del Limes Club il 30 gennaio del 2017 (QUI), l'atmosfera stava cambiando e si era parlato per la prima volta pubblicamente di utilizzo produttivo dei Punti Franchi e di ruolo geopolitico strategico del Porto di Trieste.

Fanno però riflettere le frasi del consigliere economico dell'Ambasciata cinese  Xu Xiaofeng al convegno di lunedì: "Noi stessi abbiamo appreso dell’esistenza della Free Zone appena l’anno scorso quando abbiamo fatto un’accurata visita al vostro scalo".
Lo stesso Presidente D' agostino ha più volte detto che quando è arrivato a Trieste come commissario non sapeva nulla dell' esistenza del Porto Franco e che è stato informato solo qui da noi, mentre diversi politici locali lo sconsigliavano di affrontare l' argomento "scivoloso".

Come è possibile che nessuno sapesse nulla del Porto Franco a livello internazionale e perfino in Italia a Verona  (financo in Friuli non ne sapevano niente)?!?
Perchè i politici locali sconsigliavano di affrontare l' argomento tabù ?
Un boicottaggio in grande stile.


Ma cosa avevano fatto le Autorità precedenti invece di propagandare i vantaggi del nostro Porto Franco? 

Sono gravissime le responsabilità della sedicente "classe dirigente" locale insieme alla politica locale.


Una parte del centro destra, quella camberiana della Monassi, parlava dei Punti Franchi ma solo parlava e solo localmente per cercare consensi, senza fare nulla concretamente, preoccupata di scongiurare il pericolo dell' arrivo di imprese internazionali che disturbassero il tranquillo piccolo cabotaggio loro e della loro clientela locale: immobilismo provinciale puro.

Dal canto suo il Centro Sinistra dopo una breve infatuazione negli anni '90 a favore dell' utilizzo del Punto Franco Vecchio per l'Off-Shore finanziario abortito grazie alla UE (Mario Monti commissario imperante) e all' eccesso di subalternità italiana, ha accolto i più fieri avversari dei Punti Franchi e delle Free Zones: vuoi per aver sposato ideologie neoliberiste spacciate per progressiste, vuoi per reazione allo shock dei movimenti autonomisti strumentalizzati dalla destra negli anni '70 che parlavano di Porto Franco, vuoi per moda radical-chic di contrapposizione ai camberiani favorevoli solo a chiacchiere ai punti franchi, vuoi per solidi interessi personali in progetti urbanistici su Porto Vecchio (la "Trieste Futura" di Pacorini ad esempio) che ritenevano ostacolati dal regime di Punto Franco.


Cosi abbiamo avuto fieri avversari dei Punti Franchi nell' ex eurodeputato Rossetti, negli "imprenditori prestati alla politica" (prestiti con interessi salati come in tutti i casi analoghi a partire dal Berlusca) Illy e Pacorini espressioni della eccezionalmente miope Confindustria locale, nei Cosolini e nei Russo capaci solo di parlare di urbanizzazioni di Porto Vecchio a scapito dei Punti Franchi. Paralisi pura e mancanza di strategia realistica e coerente all' evoluzione geopolitica internazionale.

Tutti costoro pretendono ancora di pontificare in convegni e sui giornali, che come sempre servilmente gli fanno da megafono, senza fare una pesante autocritica... ma l' elettorato ha già fatto giustizia e tra poco concluderà l' opera.

Se leggerete gli articoli sotto scoprirete che un' altra mummia collezionista di poltrone sta tentando di fare una giravolta con piroetta riscoprendo l' acqua calda: Paoletti, sempiterno presidente della camera di Commercio, ha proposto di "Realizzare una sede permanente delle imprese cinesi in free-zone nel Porto Vecchio di Trieste"... perchè "Ci sarebbe la possibilità attraverso alcuni meccanismi di insediare uffici, show-room e magazzini in una parte del Porto vecchio, mantenendo la Zona Franca". 

Bensvegliato dal letargo con una proposta che rieccheggia l' off-shore degli anni '90!
Si tratta di riallargare il Punto Franco tuttora esistente sulla fascia costiera e utilizzato da Saipem e GMT come sosteniamo da anni per farne un uso produttivo in luogo delle irrealizzabili fantasticherie urbanistico-turistiche....


E arrivato il momento a Trieste di unire le forze trasversalmente e fare squadra per portare a casa il risultato: Trieste terminal della Nuova Via della Seta ed utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi.
E' l' unica vera possibilità per Trieste di rinascere ed il tempo è molto poco.

O Trieste reagisce rapida e corale o si taglia fuori definitivamente perchè in un paio d' anni saremo già bypassati.


E ci sono anche l' elefantiaca burocrazia e il fisco rapace italici da mettere all' angolo per facilitare l' insediamento di imprese.

Però va allontanata tutta la vecchia "classe dirigente" locale incapace e/o malintenzionata, drogata dall' ideologia che considera Trieste bisognosa di assistenza da Roma e destinata a diventare un museo: hanno fatto troppi danni per decenni, sia quelli di destra che quelli di sinistra e di centro, e devono essere messi in condizione di non nuocere ulteriormente. 
Hanno un eccessiva incrostazione di interessi contrapposti a quelli dello sviluppo della città.
Non è questione di vecchi o giovani ma di capacità e buona volontà che questi fossili viventi non hanno.

Siamo sulla buona strada: le recenti e le prossime spazzolate elettorali testimoniano che la gente si è stufata ovunque.
Sta scegliendo male per mancanza di alternative solide e credibili: finchè non emerge una forza locale con idee e strategie chiare è inevitabile.


Sotto i resoconti del Piccolo (qui l' edizione on line) e cliccando QUI quello di TriestePrima.


1) «Trieste come il Pireo: Pechino investe sul porto»
Parla il consigliere economico dell'Ambasciata Xu Xiaofeng: «Molte nostre imprese conoscono già le potenzialità del punto franco. Opportunità altamente strategica»

«Il forte investimento che abbiamo fatto sul porto greco del Pireo non va a inficiare i nostri progetti sullo scalo di Trieste perché è direttamente a Trieste che dovrà arrivare una buona fetta delle merci della nuova Via della seta. E ciò nonostante il volume di traffici sul Pireo stia crescendo rapidamente». In questo modo Xu Xiaofeng, ministro consigliere dell’Ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia ha riaffermato ieri l’intenzione da parte di Pechino di utilizzare le strutture logistiche di Trieste e dell’intera regione come uno dei principali gate d’ingresso delle merci cinesi in Europa. Lo ha fatto al termine del Forum sulla Belt and road con focus sul Friuli Venezia Giulia quale partner strategico per le relazioni economiche Europa-Cina che si è svolto nel palazzo della Regione di piazza Unità. «Da parte nostra – ha specificato Xu Xiaofeng – c’è la precisa volontà di aprire una collaborazione totale con la regione Friuli Venezia Giulia e all’interno di questa certamente il porto di Trieste svolge il ruolo più importante. Sappiamo che in questi ultimi anni il vostro governo regionale ha fatto tante visite nel nostro Paese e posso dire che di conseguenza sempre più aziende cinesi conoscono questo porto e le sue prospettive di sviluppo. Credo che presto arriveranno risultati sostanziosi». Il futuro sembra tanto più in discesa se si pensa che l’interesse da parte cinese si è manifestato ancor prima che venissero esplicitati i vantaggi della Free zone che, caso pressoché unico in Europa, permette oltre che il traffico anche la manipolazione delle merci in regime doganale agevolato. «Finora buona parte delle aziende e delle istituzioni cinesi – ha specificato infatti il ministro consigliere dell’Ambasciata cinese – hanno conosciuto Trieste semplicemente come porto commerciale. Noi stessi abbiamo appreso dell’esistenza della Free Zone appena l’anno scorso quando abbiamo fatto un’accurata visita al vostro scalo (Come mai solo allora? Cosa avevano fatto le autorità italiane precedenti? Una intera classe dirigente locale e nazionale aveva in realtà boicottato ! ndr). Man mano che la nostra conoscenza reciproca si fa più profonda, sempre più aziende si renderanno conto che questa Zona franca costituisce un’opportunità altamente strategica di collaborazione». Nel corso del convegno, in evidente polemica con la politica dei dazi avviata dal presidente statunitense Trump, Xu Xiafeng, aveva affermato che «la Cina è impegnata a costruire un’economia mondiale aperta che considera l’Italia cuore del Mediterraneo e il Friuli Venezia Giulia una delle più importanti regioni italiane». Allo sviluppo della collaborazione tra Cina e Friuli Venezia Giulia collaborerà anche l’Unido, organismo delle Nazioni unite, come ha assicurato Gong Weixi, senior coordinator for South-South and triangular industrial cooperation. «Lungo la nuova Via della seta – ha rivelato Zhang Gang direttore generale del China council for the promotion of international trade – sono stati selezionati 900 progetti infrastrutturali per un valore di oltre 900 miliardi di dollari. Tra la Cina e l’Europa occidentale – ha spiegato – è in costruzione, attraverso Russia e Kazakistan, un’autostrada di 8.445 chilometri. Il primo treno merci diretto dalla Cina è arrivato in Italia già a novembre, il secondo a breve raggiungerà Verona passando per Trieste». Le somme le tira alla fine il presidente dell’Autorità di sistema portuale Zeno D’Agostino: «Ci sono soggetti anche presenti qua in sala molto interessati a fare investimenti nel porto di Trieste, sia costruendo qualcosa di nuovo che entrando in operazioni già esistenti. Anche le grandi società cinesi a proprietà pubblica potranno diventare soggetti che gestiscono infrastrutture della nostra regione. Si tratta di terminal esistenti, ma anche di spazi che possono venir creati». Ma D’Agostino rovescia anche la prospettiva: «Tante aziende italiane stanno accarezzando la possibilità di insediarsi nella nostra Free zone per guidare da qui le esportazioni, anche verso la Cina». 

2) I numeri dell’interscambio commerciale L’export regionale verso la Grande Muraglia a quota 282 milioni
Realizzare una sede permanente delle imprese cinesi in free-zone nel Porto Vecchio di Trieste (Giusto ! Altro che turismo d' accatto! ndr). É questa la proposta che il presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha rilanciato ieri a Trieste durante il Belt and Road Forum, sottolineando che i tempi sono maturi per realizzarla (Ogni tanto, molto raramente, ne dice una giusta. ndr). «Ci sarebbe la possibilità attraverso alcuni meccanismi - ha spiegato Paoletti - di insediare uffici, show-room e magazzini in una parte del Porto vecchio, mantenendo la Zona Franca».(Bensvegliato ! ndr)
Come l’interscambio economico tra Friuli Venezia Giulia e Cina stia crescendo lo ha esplicitato il vicepresidente uscente della Regione Sergio Bolzonello rendendo noto che «nel 2017 l'export regionale verso la Cina è passato da 262 milioni dell'anno precedente a circa 282 milioni di euro e le importazioni hanno fatto segnare un incremento da 514 a 535 milioni di euro». Anche le esportazioni complessive italiane in Cina, come riferito da Renzo Cavalieri vicepresidente della Camera di commercio italo-cinese, nel 2017 hanno raggiunto il record storico crescendo nell’ultimo anno del 22%. Tra gli investimenti virtuosi fatti dai cinesi in Italia ha citato quelli in Ansaldo energia e in Ferretti Yacht. E l’interscambio tra i due Paesi, secondo quanto previsto da Mattia Adani consigliere economico del sottosegretario di stato allo sviluppo economico, è destinato a triplicarsi nel giro di pochi anni

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