RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

mercoledì 15 novembre 2017

PORTO FRANCO INTERNAZIONALE TRIESTE - ARTICOLO SUL SOLE 24 ORE -


E' uscito sul quotidiano economico Sole 24 Ore un grande articolo sul Porto Franco Internazionale di Trieste.
L' articolo sottolinea l' importanza dei Punti Franchi in cui, come ricordava Zanetti (presidente per 13 anni dell' Ente Porto) sul Piccolo del 9/11, "nella stessa Trieste c’era chi non credeva più tanto ai vantaggi". Infatti alla fine dell' articolo riportiamo alcune dichiarazioni di imprenditori autodichiaratisi "illuminati".

Ecco l' articolo del Sole (trascritto automaticamente con programma OCR- si può leggere anche ingrandendo l' immagine sopra) :

Così Trieste rinasce con il suo porto. «Cambiata l’identità»
L’intermodalità ha dato una svolta ai traffici

Raoul de Forcade

TRIESTE. Dal nostro inviato

«il porto è un luogo bellissimo
ma non è quello da cui si trae il
maggior valore. Il valore si fa con
l’attività logistica e la manipola
zione delle mirci. Il mio sogno è
portare lo scalo di Trieste fuori
dalla competizione tradizionale,
ad esempio quella sulla movimen
tazione dei container, alla quale
comunque partecipiamo. Stiamo
cercando di crearci un nostro oce
ano per dare tranquillità sia al por
to che ai lavoratori». Le parole di
Zeno D’Agostino, presidente del
l’Autorità di sistema portuale del
MarAdflaticoorientale(che com
prende le banchine di Trieste e
Monfalconeelafuturaintegrazio
ne di Porto Nogaro), riassumono
efficacemente la strada intrapresa
dal manager ed esperto di logistica
per portare lo scalo giuliano a di
ventare uno dei porti italiani in
maggiore crescita. Un percorso
che passa attraverso lo sviluppo
dell’intermodalità, con un sempre
maggiore utilizzo della ferrovia, e
deipuntifranchi, ovvero zone del
l’area portuale triestina dove si
può operare, e fare attività industriali,in regime extradoganale.
Il punto franco
In questo l’Authority è stata favorita dal decreto attuativo
(362/2017) del Governo, che ha riconosciuto alla stessa Adsp il ruolo di gestore unico del regime di porto franco di Trieste. 
Un passo che consente all’ex scalo asburgico di giostrarsi, tra l’altro,parte dei
7oomila metri quadrati del porto
vecchio, che sono stati sdemania
lizzati ma (grazie a una norma del
la finanziaria 2015) restano, come
spazio di zona franca, in capo al
l’Adsp e possono essere spostati,
purché all’interno della provincia
di Trieste. Ciò in parte sta già avvenendo.
Su questo versante, infatti,
c’è un progetto di ampio respiro che sta suscitando molta attenzione a livello imprenditoriale.
ll gruppo Wrtsila, leader nella
costruzione di grandi motori sia per navi cheper centrali,è in
procinto di cedere, entro l’anno,
una parte della sua fabbricat riestina (la più grande in Europa del settore) all’Interporto Trieste Fernetti. 
Si tratta di due capannoni
per complessivi 76 milametriquadrati
coperti più un piazzale da
l5omila metri quadrati. Un’opera
zione da 20 milioni, spiega Giaco
mo Bormso, presidente dell’in
terporto. «L’area -prosegue- è distante i2 chilometri da Fernetti ma
è collegata con autostrada e ferro
via». Inoltre l’Adsp,che è il deus ex
machina dell’operazione, sposterà in quella zona una parte del punto franco del porto vecchio sdemanializzato.
«Questo consenti
rà di collocare nell’area — chiarisce
Borruso — lavorazioni industria
li». Lo spazio ha suscitato l’interesse dell’industria siderurgica veneta nonché di aziende del settore del legno, della chimica e vini cole. Anche Gianluigi Aponte, patron del gruppo Msc (che opera con icontainer al MoloVI di Trieste) ha visitato l’area, interessato all’handling delle merci.
Inoltre il 
primo cliente del nuovo interporto franco potrebbe essere lo stesso
gruppo finlandese.  «Stiamo efficientando la fabbrica e vendere una parte di capannoni, che non utilizziamo più, all’ interporto -dice Guido Barbazza, al vertice di
Wrtsila Italia — ci è parsa la soluzione migliore, sia per la città che
per noi stessi. Perché è evidente
che avere un punto franco door to
door ci rafforza».
Le merci
Oggi Trieste è il primo porto italiano quanto a tonnellaggio (seguito da Genova) con 59,2 milioni di tonnellate di merci movimentate nel 2016 (-3,7% sul 2015) e 40,2
milioni tra gennaio e agosto 2017
(+2,8% rispetto allo stesso periodo
del 2016). La previsione è che si
raggiungano, entro fine anno, i 61
milioni.
Ma è anche il primo scalo
della penisola quanto a traffico
ferroviario (tallonato da La Spezia), con 7.631 treni operati nel 2016 (+27,61%) e 5.537 tra gennaio e agosto di quest’anno (+4,61%).
Treni, tra l’altro, che sono collegati
direttamente col il centro e l’Est
dell’Europa. Per quanto riguarda i
container, nel 2016 ne sono stati
spostati 486 mila (-2,94% sul 2015)
ma a fine 2017 ne sono attesi
61 mila. Nel far salire il tonnellaggio triestino, gioca certamente un ruolo fondamentale il terminal dellaSiot, che è il porto petrolifero
numero uno del Mediterraneo e
immette nelle pipeline verso l’Austria, la Germania e la Repubblica
Ceca 41,2 milioni di tonnellate di
greggio l’anno. Coprendo così il
90% del fabbisogno di petrolio austriaco, il 100% di quello di Baviera
e Baden-Wùrttemberg (pari al
40% del fabbisogno tedesco) nonché il 5o% di quello ceco.
Il traffico Ro-ro
Uno dei punti di forza del porto di
Trieste, per altro, è il traffico merci
proveniente dalle navi Ro-ro.
Questo è distribuito in due aree:
quella occupata da Samer, che
comprende anche il Molo V col
suo terminal frutta, e il Molo VI,
gestito dalla Emt. Entrambe le realtà si sono sviluppate negli ultimi anni, grazie ai commerci con la Turchia. 
Samer Seaports è partecipata al 40% dal gruppo Samer e al 60% dalla turca Ro-ro Istanbul; Emt è per il 65% dell’operatore
turco Ekol, per il 18,3% della stori
ca famiglia di spedizionieri Parisi,
e per il 6,7% di Friulia, finanziaria
della Regione. Samer movimenta
circa il 4o% del traffico che arriva
in banchina su treno e il resto su
gomma, mentre TMT muove il 75%
del traffico via ferrovia.
La Parisi, poi, con la società Plt
(partecipata anche da Interporto
Bologna),ha vinto la gara d’appalto per la realizzazione della nuova
piattaforma multipurpose del
porto di Trieste. Un’opera da 132
milioni, 30 dei quali investiti dai
privati, che è un punto focale dello
sviluppo futuro del porto. La consegna è prevista nel 2019 e il terminal potrà giovarsi anche della sinergia con l’adiacente scalo legnami che gli assicurerà un secondo
ormeggio. La Parisi infatti (insieme alla famiglia Petrucco) ha acquisito la maggioranza di Gtp, che
gestisce la banchina legnami.
Le ferrovie
«ll problema di un porto- afferma
Francesco Parisi, alla guida del
gruppo omonimo - non sono le
banchine ma le connessioni. Trieste ne ha di buone ma è partita con
lentezza per una ritardata individuazione di una gestione competitiva delle ferrovie.Ora stiamo recuperando». E proprio su un sempre maggiore sviluppo della ferro
via punta l’Adsp. «I binari che
servono il porto-afferma Giusep
pe Casini, alla guida di Adriafer, la
società di manovre ferroviarie
dello scalo - sono sufficientemente lunghi per i treni di oggi ma c’è un progetto di investimenti da 80
milioni, nel piano regolatore ferroviario condiviso tra Rfi (che partecipa con 50 milioni) e l’Adsp (che impegna 30 milioni), che permetterà di ottimizzare la rete anche con tecnologie innovative».
Attualmente Trieste opera con
treni blocco da 550 metri di lun
ghezza. Ma l’obiettivo è di arrivare
allo standard europeo, che preve
de treni da 750 metri.





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