Continua sul Piccolo la campagna per un grande evento culturale che è partita dalla banalissima osservazione che a Trieste manca, come manca una Casa Editrice di respiro nazionale.
Trieste è una città paradossale: è una città di anziani me è leader nell' editoria per ragazzi avendo a Trieste la divisione ragazzi di Einaudi, del megagruppo Mondadori-Rizzoli, che nasce a sua volta dal gemellaggio con la triestina E.Elle che altro non è che la sigla della Editoriale Lloyd la casa editrice del Lloyd Austriaco che per prima ha pubblicato una collana di classici italiani, quando in Italia ancora non esisteva niente di simile...
Questo per dire che nella proposta di eventi culturali bisogna uscire dalla banalità e dalla riproposta locale di manifestazioni che già esistono.
I doppioni come la fiera di bancherelle Piazza Europa non lasciano nulla di concreto e stabile.
Se vogliamo parlare di evento culturale dobbiamo convenire che la
cultura in senso lato è quella che costituisce l’ identità di una comunità e Trieste ha un' identità di frontiera: città di mare e porto internazionale è da sempre una città
plurinazionale e plurireligiosa e quindi aperta al contributo delle varie
culture che qui hanno potuto incontrarsi ed arricchirsi a vicenda.
Un
processo che ancora continua con centri di eccellenza come il Centro di Fisica
Teorica, la Sissa, il Sincrotrone, dove la scienza consente a persone
provenienti da nazioni e culture lontanissime di entrare in un dialogo
quotidiano che, in particolare alla SISSA, spazia dalla cultura scientifica a
quella cosiddetta “umanistica”.
Questa
sua natura cosmopolita, retaggio di una passato di grande città mitteleuropea e
di centro di scambi non solo commerciali con il mondo intero, è uno degli
elementi principali del fascino che Trieste ancora ha nel mondo della cultura e
delle lettere, malgrado la sua attuale marginalizzazione dai circuiti
culturali.
E’
purtroppo significativo indice di marginalizzazione il fatto che mentre
Pordenone ha la qualificata e famosa rassegna “Pordenone Legge” attualmente in corso, Gorizia la
ormai frequentatissima “E’ Storia” e Udine le sue rassegne sulla cultura
materiale anche enogastronomica, mentre Trieste non ha sostanzialmente NULLA se non
una rassegna minore, assolutamente non comparabile ad esempio con il Festival
della Scienza di Genova, nel campo della divulgazione scientifica.
Se
ben guardiamo, l’ uso del dialetto “triestino” che perdura anche tra le persone
colte non è sintomo di chiusura ma è solo dovuto alla opportunità di utilizzare
una specie di “lingua franca” che ogni cittadino residente può usare per
sottolineare l’ appartenenza alla nostra comunità indipendentemente dalla
cultura nazionale di provenienza e lingua madre.
“Trieste
città mitteleuropea e cosmopolita e città della civile convivenza” è un
patrimonio da tutelare al pari, se non di più, di un “brand” commerciale e da
tramandare ai nostri figli.
Sono
perciò da condannare come dannose per la nostra comunità tutte le iniziative
con cui una qualsiasi cultura nazionale, tenti di prendere il sopravvento e di
“silenziare” le altre componenti che hanno ciascuna pari dignità e diritti.
Il
nostro Territorio ha prodotto e ospitato nel corso degli anni grandi scrittori,
grandi artisti e uomini di cultura appartenenti a varie comunità nazionali o
linguistiche: da Saba a Joyce, da Rilke a Kosovel, e decine di altri.
Attraverso
Trieste, con Weiss, la Psicanalisi di
Freud ha incontrato il mondo Italiano. Ogni comunità presente a Trieste ha
avuto ed ha illustri concittadini che si sono fatti onore a livello
internazionale.
Questo
è il nostro principale patrimonio culturale che dobbiamo valorizzare.
Ebbene,
il brand “Trieste città mitteleuropea e cosmopolita” deve essere la stella
polare della nostra azione nel settore culturale.
Da anni proponiamo di promuovere a Trieste un
grande Festival Internazionale “Cultura Mitteleuropea incontra il mare“, con
frequenza annuale, invitando a partecipare esponenti della letteratura, della
musica, delle arti visive e del cinema dei paesi con cui Trieste ha intrattenuto rapporti tramite
il suo Porto Franco Internazionale per esaltare la funzione di cerniera che la
nostra città ha avuto - e potrà tornare ad avere - negli scambi non solo
commerciali ma anche culturali.
Non un solo evento ma una serie di eventi con un solo filo conduttore e che convolga letteratura, musica, arti visive, cinema.
Tutto
ciò formando un Comitato Organizzativo con la partecipazione dei più
qualificati esponenti della cultura cittadina e coinvolgendo nella
realizzazione le istituzioni di questi paesi ed altre istituzioni
internazionali interessate allo sviluppo degli scambi interculturali.
E’
evidente come un evento del genere favorirebbe anche forme di turismo di
qualità, scaglionato nel corso dell' anno, e non solo di passaggio.
Trieste
e il suo Territorio hanno sofferto enormemente delle guerre, sia direttamente
con atrocità che li hanno insanguinati e lacerati, sia per le loro conseguenze
che hanno interrotto un percorso di crescita e prosperità. Trieste ha
dimostrato stanchezza per le ricorrenti retoriche celebrazioni di eventi
bellici, in realtà luttuosi.
La
sua vocazione autentica è di pacifica città portuale internazionale e neutrale,
il suo interesse è che si sviluppi e si diffonda una autentica Cultura della
Pace, portatrice di sviluppo, benessere e collaborazione tra i popoli.
Per
questo le istituzioni devono lavorare intensamente per promuovere
Trieste come punto di riferimento e sede di organizzazioni e convegni
internazionali sui temi della pace, della collaborazione tra popoli , della
neutralità nei conflitti interstatali e del dialogo interreligioso: tanto più
in questo periodo storico in cui importanti Autorità morali denunciano lo
spirare di nuovi gelidi venti di guerra che, in taluni casi, invocano
assurdamente il nome di Dio.
Trieste
ha la fortuna di avere una importante comunità scientifica che parlando il
comune linguaggio della scienza da sempre è veicolo di collaborazione: a
partire anche dalla comunità scientifica Trieste può aspirare a diventare un
centro di rilevanza internazionale per la Cultura della Pace.
Consigliamo a tutti la lettura di "Trieste un' identità di frontiera" di Angelo ARA e Claudio MAGRIS (Einaudi 1987- e che così recita nell' introduzione: "Trieste, forse piú di altre città, è letteratura, è la sua cultura»: profondamente triestine, e insieme internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio, sono le figure che campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i fratelli Stuparich, Michelstaedter, Weiss, Benco, Marin, Quarantotti Gambini, Bazlen e altri ancora."
Purtroppo di tutto questo non troviamo traccia sul PICCOLO ma solo un velleitario proporre una generica manifestazione solo letteraria condita da varie banalità.
Clicca QUI per altri articoli sull' argomento
Continua sul Piccolo la campagna per un grande evento culturale che è partita dalla banalissima osservazione che a Trieste manca, come manca una Casa Editrice di respiro nazionale.
Trieste è una città paradossale: è una città di anziani me è leader nell' editoria per ragazzi avendo a Trieste la divisione ragazzi di Einaudi, del megagruppo Mondadori-Rizzoli, che nasce a sua volta dal gemellaggio con la triestina E.Elle che altro non è che la sigla della Editoriale Lloyd la casa editrice del Lloyd Austriaco che per prima ha pubblicato una collana di classici italiani, quando in Italia ancora non esisteva niente di simile...
Questo per dire che nella proposta di eventi culturali bisogna uscire dalla banalità e dalla riproposta locale di manifestazioni che già esistono.
I doppioni come la fiera di bancherelle Piazza Europa non lasciano nulla di concreto e stabile.
Se vogliamo parlare di evento culturale dobbiamo convenire che la cultura in senso lato è quella che costituisce l’ identità di una comunità e Trieste ha un' identità di frontiera: città di mare e porto internazionale è da sempre una città plurinazionale e plurireligiosa e quindi aperta al contributo delle varie culture che qui hanno potuto incontrarsi ed arricchirsi a vicenda.
Trieste è una città paradossale: è una città di anziani me è leader nell' editoria per ragazzi avendo a Trieste la divisione ragazzi di Einaudi, del megagruppo Mondadori-Rizzoli, che nasce a sua volta dal gemellaggio con la triestina E.Elle che altro non è che la sigla della Editoriale Lloyd la casa editrice del Lloyd Austriaco che per prima ha pubblicato una collana di classici italiani, quando in Italia ancora non esisteva niente di simile...
Questo per dire che nella proposta di eventi culturali bisogna uscire dalla banalità e dalla riproposta locale di manifestazioni che già esistono.
I doppioni come la fiera di bancherelle Piazza Europa non lasciano nulla di concreto e stabile.
Se vogliamo parlare di evento culturale dobbiamo convenire che la cultura in senso lato è quella che costituisce l’ identità di una comunità e Trieste ha un' identità di frontiera: città di mare e porto internazionale è da sempre una città plurinazionale e plurireligiosa e quindi aperta al contributo delle varie culture che qui hanno potuto incontrarsi ed arricchirsi a vicenda.
Un
processo che ancora continua con centri di eccellenza come il Centro di Fisica
Teorica, la Sissa, il Sincrotrone, dove la scienza consente a persone
provenienti da nazioni e culture lontanissime di entrare in un dialogo
quotidiano che, in particolare alla SISSA, spazia dalla cultura scientifica a
quella cosiddetta “umanistica”.
Questa
sua natura cosmopolita, retaggio di una passato di grande città mitteleuropea e
di centro di scambi non solo commerciali con il mondo intero, è uno degli
elementi principali del fascino che Trieste ancora ha nel mondo della cultura e
delle lettere, malgrado la sua attuale marginalizzazione dai circuiti
culturali.
E’
purtroppo significativo indice di marginalizzazione il fatto che mentre
Pordenone ha la qualificata e famosa rassegna “Pordenone Legge” attualmente in corso, Gorizia la
ormai frequentatissima “E’ Storia” e Udine le sue rassegne sulla cultura
materiale anche enogastronomica, mentre Trieste non ha sostanzialmente NULLA se non
una rassegna minore, assolutamente non comparabile ad esempio con il Festival
della Scienza di Genova, nel campo della divulgazione scientifica.
Se
ben guardiamo, l’ uso del dialetto “triestino” che perdura anche tra le persone
colte non è sintomo di chiusura ma è solo dovuto alla opportunità di utilizzare
una specie di “lingua franca” che ogni cittadino residente può usare per
sottolineare l’ appartenenza alla nostra comunità indipendentemente dalla
cultura nazionale di provenienza e lingua madre.
“Trieste
città mitteleuropea e cosmopolita e città della civile convivenza” è un
patrimonio da tutelare al pari, se non di più, di un “brand” commerciale e da
tramandare ai nostri figli.
Sono
perciò da condannare come dannose per la nostra comunità tutte le iniziative
con cui una qualsiasi cultura nazionale, tenti di prendere il sopravvento e di
“silenziare” le altre componenti che hanno ciascuna pari dignità e diritti.
Il
nostro Territorio ha prodotto e ospitato nel corso degli anni grandi scrittori,
grandi artisti e uomini di cultura appartenenti a varie comunità nazionali o
linguistiche: da Saba a Joyce, da Rilke a Kosovel, e decine di altri.
Attraverso
Trieste, con Weiss, la Psicanalisi di
Freud ha incontrato il mondo Italiano. Ogni comunità presente a Trieste ha
avuto ed ha illustri concittadini che si sono fatti onore a livello
internazionale.
Questo
è il nostro principale patrimonio culturale che dobbiamo valorizzare.
Ebbene,
il brand “Trieste città mitteleuropea e cosmopolita” deve essere la stella
polare della nostra azione nel settore culturale.
Da anni proponiamo di promuovere a Trieste un
grande Festival Internazionale “Cultura Mitteleuropea incontra il mare“, con
frequenza annuale, invitando a partecipare esponenti della letteratura, della
musica, delle arti visive e del cinema dei paesi con cui Trieste ha intrattenuto rapporti tramite
il suo Porto Franco Internazionale per esaltare la funzione di cerniera che la
nostra città ha avuto - e potrà tornare ad avere - negli scambi non solo
commerciali ma anche culturali.
Non un solo evento ma una serie di eventi con un solo filo conduttore e che convolga letteratura, musica, arti visive, cinema.
Non un solo evento ma una serie di eventi con un solo filo conduttore e che convolga letteratura, musica, arti visive, cinema.
Tutto
ciò formando un Comitato Organizzativo con la partecipazione dei più
qualificati esponenti della cultura cittadina e coinvolgendo nella
realizzazione le istituzioni di questi paesi ed altre istituzioni
internazionali interessate allo sviluppo degli scambi interculturali.
E’
evidente come un evento del genere favorirebbe anche forme di turismo di
qualità, scaglionato nel corso dell' anno, e non solo di passaggio.
Trieste
e il suo Territorio hanno sofferto enormemente delle guerre, sia direttamente
con atrocità che li hanno insanguinati e lacerati, sia per le loro conseguenze
che hanno interrotto un percorso di crescita e prosperità. Trieste ha
dimostrato stanchezza per le ricorrenti retoriche celebrazioni di eventi
bellici, in realtà luttuosi.
La
sua vocazione autentica è di pacifica città portuale internazionale e neutrale,
il suo interesse è che si sviluppi e si diffonda una autentica Cultura della
Pace, portatrice di sviluppo, benessere e collaborazione tra i popoli.
Per
questo le istituzioni devono lavorare intensamente per promuovere
Trieste come punto di riferimento e sede di organizzazioni e convegni
internazionali sui temi della pace, della collaborazione tra popoli , della
neutralità nei conflitti interstatali e del dialogo interreligioso: tanto più
in questo periodo storico in cui importanti Autorità morali denunciano lo
spirare di nuovi gelidi venti di guerra che, in taluni casi, invocano
assurdamente il nome di Dio.
Trieste
ha la fortuna di avere una importante comunità scientifica che parlando il
comune linguaggio della scienza da sempre è veicolo di collaborazione: a
partire anche dalla comunità scientifica Trieste può aspirare a diventare un
centro di rilevanza internazionale per la Cultura della Pace.
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