RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 14 settembre 2017

A CHE SERVONO GLI ARBITRAGGI INTERNAZIONALI ? LA CROAZIA CHE NON RICONOSCE LA SENTENZA DELL' AJA SULLA BAIA DI PIRANO E' UN ULTERORE DIMOSTRAZIONE CHE LA "VIA GIUDIZIARIA" NON RISOLVERA' LA QUESTIONE DI TRIESTE - RIFLESSIONI IN OCCASIONE DEL 15 SETTEMBRE: 70° DEL TRATTATO DI PACE CHE ISTITUIVA IL TLT -


RIFLESSIONI IN OCCASIONE DEL 15 SETTEMBRE: ANNIVERSARIO DEL TLT.

La Slovenia ha deciso di andare avanti applicando la sentenza del Tribunale dell' Aja sulle acque della baia di Pirano (già del TLT: vedi Nota) malgrado la Croazia abbia dichiarato di non riconoscerla e non applicarla.

Addirittura la Commissione Difesa del Parlamento sloveno è stata convocata per verificare la preparazione dell' esercito in caso di conflitto con la Croazia per far applicare l' arbitrato (clicca QUI).

La Cina non riconosce la sentenza dell' Aja sulla controversia con le Filippine sulle isole del Mar Cinese Meridionale.

Innumerevoli sono le risoluzioni dell' ONU non rispettate riguardo la questione palestinese, la proliferazione nucleare (vedi Corea del Nord) e innumerevoli questioni territoriali nel mondo.

Innumerevoli sono gli interventi militari senza copertura di una risoluzione dell' ONU: dalla Libia al bombardamento NATO di Belgrado.
La Crimea è stata annessa dalla Russia in modo unilaterale e senza delibere ONU analogamente alla proclamazione di indipendenza del Kosovo sostenuta dagli USA.

Dopo tutto quello che abbiamo visto succedere nella ex-Jugoslavia dagli anni '90 confidare acriticamente nella legalità internazionale è da ingenue "anime belle".


Tuttavia c'è ancora chi si illude, ed illude, che basti avere ragione sul piano giuridico e rivolgersi a qualche tribunale o istituzione internazionale per realizzare progetti di indipendenza, come ad esempio quello del TLT che giace a 70 anni dal trattato di pace del 1947.


Non si è mai vista un' indipendenza o la nascita di uno stato per qualche sentenza di tribunale o risoluzione dell' ONU che da anni è una organizzazione semiparalizzata da veti incrociati e segnata da episodi di tragica incapacità come le carneficine del Ruanda e Srebrenica: ma qualcuno sembra crederci ingenuamente.


L'ordine mondiale si basa su due pilastri entrambi necessari: la Leggittimità ed il Potere.


La Legittimità senza Potere (politico, economico, diplomatico, militare...) non porta a niente perchè sistematicamente non viene applicata se non quando conviene a qualcuno che ha il potere di farla rispettare.


L' esercizio del Potere disgiunto dalla Legittimità porta al disordine internazionale ed a situazioni destabilizzate: le conseguenze dell' intervento occidentale in Libia ne sono un chiaro esempio.

Anche aspirazioni indipendentistiche di massa e assai ben motivate come quelle della Scozia e della Catalogna seguono un percorso lungo che va dall' autonomia sempre più spinta fino ai referendum indipendentisti come quello catalano del 1° ottobre prossimo. 


Negli anni la Catalogna ha costruito, grazie all'autonomia, un proprio stato con tanto di polizia, sanità, istruzione, welfare, economia, consenso popolare e una buona classe dirigente, per cui adesso le basterebbe girare l' interruttore per essere indipendente.
Ed ha accumulato forza politica, economica e perfino militare con la polizia autonoma, cioè il potere di far riconoscere le proprie legittime aspirazioni.

In questo caso l' autonomia è stata una condizione utile e necessaria per arrivare all' indipendenza, non certo un ostacolo.

Credere di poter evitare i passaggi di una costruzione paziente e tenace trovando la scorciatoia dell' applicazione letterale e di botto (grazie a qualche organismo o tribunale - internazionale o nazionale - in vena di beneficenza o particolarmente amante della legalità) di trattati lasciati inapplicati per interesse nazionale italiano e ultradecennale connivenza internazionale a noi pare, da sempre, un' illusione adolescenziale.


Così come scambiare uno stato giuridico esistente sulla carta per una situazione esistente di fatto nella realtà concreta.


Indubbiamente lo status giuridico, sulla carta, di Trieste è quello sancito dal Memorandum del 1954: un territorio amministrato su mandato internazionale. 
Perchè questo status giuridico sia rispettato nella realtà è necessaria volontà e forza politica (potere) e non basta la semplice legittimità.

Così va il mondo: piaccia o non piaccia.

A Trieste è necessaria ancora una lunga marcia per accumulare forza politica e consenso popolare e per raggiungere tappe intermedie, realistiche e praticabili, di una sempre maggior autonomia che consenta la maturazione di istituzioni, economia e classe dirigente locale con una visione strategica.


Una guerra è fatta di tante battaglie, di strategia ma anche di tattica.
E' necessario fare politica che è l' arte del possibile e delle alleanze.
E dotarsi di una direzione politica non improvvisata: quella, frammentata e confusa, offerta in questi giorni da vari gruppi sorti dal movimento indipendentista della manifestazione degli 8.000 del settembre 2013 chiaramente non è adeguata ed ha generato confusione.


E' stato un grave errore ed un boomerang micidiale illudersi ed illudere che la questione di Trieste e del TLT si sarebbe risolta rapidamente e in qualche aula di tribunale nazionale o internazionale.

Anatemi, denunce e maledizioni sono inutili, così come le speranze di ottenere un TLT "chiavi in mano" da qualche tribunale o dall' ONU improvvisamente uscita dall' immobilismo e dalla catalessi in cui versa da decenni per mancanza di potere e forza propria di far valere le sue eventuali risoluzioni.

Fermo restando che è opportuno, utile e giusto portare le istanze di Trieste in ogni sede internazionale, soprattutto per il "diritto allo sviluppo economico",  probabilmente possono arrivare maggiori e più rapidi risultati dai nuovi assetti geopolitici ed economici: come nel caso delle Nuove Vie della Seta e del fatto che l' Italia ha un sistema burocratico / istituzionale incompatibile con il rapido sviluppo di un territorio.
Combinato con il fatto che gli Stati-Nazione dell' Europa Meridionale, di cui l' Italia fa parte, sono irrimediabilmente impantanati in gravi errori di progettazione economica e istituzionale dell' Europa come rileva un acuto osservatore come Henry Kissinger nel suo fondamentale libro "Ordine Mondiale" e come si vede dalla stagnazione economica conseguente alla crisi dell' Euro e dalla  crisi di Schengen legata alle migrazioni.
Ci sono tensioni geopolitiche che stanno spezzando l'Italia ed i referendum di ottobre nel Lombardo - Veneto ne sono un sintomo.
L' Europa è spaccata tra Nord prospero e Sud destinato alla marginalizzazione, alla decadenza ed a fare da cuscinetto con il Terzo Mondo, con Trieste sulla linea di faglia e che deve decidere dove stare.

Questi sono i motori fondamentali del cambiamento, insieme alla consapevolezza e alla pressione dei cittadini di Trieste.
Infatti appena si è palesato l' interesse cinese a utilizzare il Porto Franco di Trieste si sono superati 70 anni di attesa per i decreti attuativi dei Punti Franchi.

E certamente non sarebbe successo niente, come niente era successo a Taranto in precedenza per un analogo interessamento cinese, se un forte movimento popolare indipendentista non avesse messo sul piatto la questione del Porto Franco e dell' Allegato VIII che giaceva in un cassetto.
E se, nello stesso contesto, non si fosse formato un sindacato come il CLPT che ha messo l' Allegato VIII al centro della sua azione.
E se la nuova Autorità Portuale non fosse stata recettiva a queste istanze di cui, al suo arrivo, non era nemmeno a conoscenza, come ha più volte dichiarato.

Il rilancio del Porto Franco Internazionale di Trieste e l' utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi sono una inequivocabile GRANDE VITTORIA del movimento indipendentista e dei lavoratori portuali, anche se taluni non vogliono o non riescono a riconoscerlo.

Le tappe successive della "lunga marcia" si possono individuare tenendo conto che tutti i grandi porti del Nord Europa sono "Città Stato" con grandi autonomie e che, come Brema e Amburgo con la Germania, sono federate in organismi più grandi.
E la forma "Città Stato" viene ritenuta vincente da illustri studiosi di geopolitica come Parag Khanna o di strategia di business come Kenichi Ohmae (clicca QUI).

Ci possono essere diverse tappe intermedie di sempre maggior autonomia da raggiungere.

Una Provincia Speciale Autonoma di Trieste con i poteri di quella di Bolzano, integrata di fatto nella attuale Mitteleuropa grazie al Porto Franco che lavora al 90% con questa area geopolitica, e aderente alla Macroregione Danubiana insieme ad Austria e Germania, può essere uno scalino di questo percorso che ha come base fondamentale e ineludibile lo sviluppo economico e industriale grazie al Porto Franco Internazionale che va sostenuto in ogni modo cosi come il ricollegamento con l' entroterra naturale mitteleuropeo. 
Attivando ogni alleanza possibile per perseguire questo scopo fondamentale e sostenendo i tecnici che stanno lavorando in questa direzione in un equilibrato mix di democrazia e tecnocrazia di cui tra non molto si capirà il valore.

Probabilmente i referendum di ottobre in Veneto e Lombardia (e Catalogna) metteranno in moto un processo autonomista da cui è opportuno non farsi tagliar fuori.


Spesso pretendere il meglio "tutto e subito" è nemico del bene e condanna alla paralisi mentre la politica del "passo dopo passo" produce risultati tangibili necessari per proseguire il cammino per la rinascita di Trieste.


Nota: il 29 giugno la Corte Internazionale dell' Aja ha assegnato alla Slovenia gran parte delle acque della Baia di Pirano mentre Il Trattato di pace del 1947 stabilisce i confini del Territorio Libero, ex articoli 4 e 22, di cui Il GOLFO DI PIRANO è parte integrante.

La motivazione è sostanzialmente che col Memorandum di Londra il TLT si è dissolto. La corte dell' Aja ha ritenuto di applicare il principio di  
"
Uti possidetis", recepito nella Convenzione di Vienna del 1978, creando così un precedente che probabilmente sarà replicato in eventuali ulteriori sentenze di questo o altri Tribunali Internazionali sull' argomento TLT.
In ogni caso ha chiarito quale sia attualmente l' orientamento prevalente sulla questione.


Ebbene, a noi sembra stravagante che qualcuno continui a sostenere l' opportunità e la possibilità di rivolgersi a questo Tribunale Internazionale per ottenere il riconoscimento del TLT.
Ed anche ad eventuali altri tribunali o organismi - ONU compresa - che, come questo precedente dimostra, sono istituzionalmente tenuti a tutelare lo "status quo" e l'ordine internazionale stabilito dagli equilibri di potere esistenti tra le potenze dominanti.
Per non parlare dell' irragionevole pretesa e infantile illusione, perseguita con ostinazione maniacale, che siano tribunali italiani a dare torto allo Stato Italiano di cui sono parte organica.



Nessun commento:

Posta un commento