RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

mercoledì 20 settembre 2017

BUROCRAZIA E TASSE: MACIGNI ITALICI INCOMBENTI SULLO SVILUPPO DEL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE - NO TAX AREA E AUTONOMIA SPINTA: UNICI RIMEDI -


Si susseguono notizie che fanno ben sperare sulla rinascita del nostro Porto Libero: il Porto Franco Internazionale di Trieste.
Ed anche sull' utilizzo produttivo ed industriale dei Punti Franchi caratterizzati da sempre da uno speciale regime di extraterritorialità doganale (che però non va confusa con extraterritorialità fiscale).

E' conseguenza dei nuovi flussi commerciali globali generati dalla Nuova Via della Seta cinese, dei nuovi assetti geopolitici mondiali e del parziale recepimento delle istanze dei cittadini di Trieste che hanno rivendicato l' applicazione dell' Allegato VIII.

L' altro ieri anche il convegno della locale Confindustria, un sodalizio di industriali che ha lasciato crollare senza colpo ferire il PIL triestino da industria a un misero 9% preferendo dedicarsi ai sondaggi sul turismo in Porto Vecchio, si è parlato, dopo decenni di oblio, addirittura del Porto di Trieste come "motore della svolta economica italiana": troppa grazia per un porto finora dimenticato e che lavora solo per il 10% con il mercato italiano.

A noi, più umilmente, basterebbe che sia il motore della svolta della disastrata (da 100 anni di malgoverno italiano) economia di Trieste.
Memori dell' esperienza del Porto di Taranto, dove i cinesi scoraggiati hanno abbandonato il campo per trasferirsi al Pireo, dovremmo evitare di vendere la pelle dell' orso prima di averlo catturato.
Non va dimenticato che i buoni propositi spesso si infrangono sui pesantissimi macigni che gravano sull' economia italiana come conseguenza delle scriteriate politiche economiche dei governi nazionali: una burocrazia soffocante e lentissima e un fisco rapace.

23 anni per emanare un Decreto attuativo sui Punti Franchi il cui varo viene presentato come un' impresa titanica: in meno di 20 anni in Cina hanno costruito la nuova Shanghai che lascia a bocca aperta i visitatori.

14 anni per non fare assolutamente nulla per il Sito Inquinato Nazionale in Zona Industriale il cui EZIT (ente non commerciale) è stato fatto fallire per la rapace richiesta del fisco italiano di milioni non dovuti.

Capannoni, magazzini multipiano, infrastrutture fatiscenti in porto vecchio e nuovo bloccate da vincoli architettonici e demenziali e leggi (Galasso) sul paesaggio folli in un Porto Franco che dovrebbe essere dinamico.

Richieste di tasse  non dovute per i capannoni e anni di onerosi ricorsi.
Miriadi di lacci, intoppi, trappole, ricorsi per poter lavorare.

In tre anni dalla "sdemanializzazione" di Porto Vecchio non è stato piantato neanche un chiodo mentre si sono compilati quintali di scartoffie.

Decine di anni per una causa civile.
Anni per banali permessi.
Ognuno di noi ha storie dell' orrore da raccontare sul fisco e la burocrazia italiani, burocrazia che viene considerata irriformabile e devastata dall' incapacità di assumersi responsabilità.

E' evidente che operatori internazionali abituati a Singapore, Dubai, Hong Kong, Amburgo di fronte a tutto questo sono spinti a fuggire.

Quali i rimedi ? Sostanzialmente due:

1) No Tax Area per aggiungere una zona franca fiscale ai Punti Franchi extradoganali.

2) Autonomia spinta di Trieste non solo per trattenere qui il 100% delle tasse da riutilizzare per sviluppare un territorio ormai depresso e invecchiato, ma anche per poter impostare un' agile struttura amministrativa basata su criteri di efficienza e merito.
Una burocrazia tecnocratica e professionale votata al bene collettivo che può essere costruita in una situazione simile alla Provincia Speciale Autonoma di Bolzano e lontano, molto lontano, da Roma.


Sentiamo già gli sbraiti di quelli che sostengono ideologicamente che in un epoca di globalizzazione è necessario essere grandi e centralizzati: nulla di più sbagliato e superato dagli studi più avanzati.
Studiosi affermati a livello internazionale come Parag Khanna e Kenichi Ohmae hanno dimostrato che la dimensione di maggior efficienza in questa epoca è quella della Città-Stato, con larghe autonomie e federate in contesti omogenei.
Mentre i Grandi Stati nazione centralistici sono in una crisi irreversibile, taluni già falliti e in fondo alle classifiche di efficienza e sviluppo economico e civile.

Khanna è partito dallo studio comparato di Singapore e della Svizzera, la più antica democrazia, entrambe realtà vincenti nel panorama internazionale, per affermare che "L' autorità è in via di trasferimento dagli Stati alle città e per questo il paragone non deve essere fatto tra uno Stato e l' altro ma tra le singole unità decisionali.
In un mondo di Città-Stato l' esperienza delle grandi nazioni conta oggi meno che mai.
E' il successo a contare ed esso non ha nulla a che fare con le dimensioni di un paese.
"
In cima alla lista delle esperienze di successo troviamo Singapore, Hong-Kong, la Svizzera dei Cantoni, il Lussemburgo, la Nuova Zelanda,  la Finlandia. E non dimentichiamo le Città Stato portuali del Nord: Brema, Amburgo che, con larghe autonomie, sono federate alla Germania.
Dice l' Autore: " La loro forza sta in corpi amministrativi a livello provinciale e cittadino, a stretto contatto con i decisori e i cittadini, alleati in funzione degli interessi comuni invece di essere impegnati in concorrenze intestine" (ritorna in mente la Regione con il dualismo Trieste- Friuli?).

Quella della necessità della grande dimensione territoriale per avere un' economia dinamica è una autentica bugia smentita da fatti e numeri.

E stiamo verificando tutti cosa significa avere funzionari pubblici con una visione manageriale e strategica e non burocratica ma focalizzata sul territorio: da quando la nuova Autorità Portuale ha cominciato a muoversi ha fatto di più in un paio d' anni che in cinquant' anni una pletora di politici eletti ma inconcludenti.




1 commento:

  1. Non esiste sul Porto Franco internazionale nessuna legge di nessun Stato se non quella del Territorio libero di Trieste, l'allegato VIII parla chiaro, per tanto ogni legge imposta dall'italia sul porto è ILLEGALE !!!

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