RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 19 dicembre 2016

L' AMMINISTRAZIONE COMUNALE CONTRO IL "PORTO FRANCO INTERNAZIONALE" - VOGLIONO TASSE (ICI) SUI CAPANNONI MA E' UN' AREA DOGANALE EXTRATERRITORIALE REGOLATA DALL' ALLEGATO VIII -


L' Amministrazione Comunale vuole l' ICI sui capannoni interni al Porto Franco Internazionale incurante che così si danneggia la competitività della principale risorsa di Trieste.

Proprio mentre si parla di No Tax Area e di fiscalità di vantaggio per attirare insediamenti industriali e logistici in una città che ha un disperato bisogno di lavoro si sognano di pretendere tasse sugli immobili interni al Porto Franco che non sono mai stati tassati in precedenza.
Proprio mentre nella limitrofa Gorizia si muovono con decisione per avere una zona franca fiscale (clicca QUI) e in Slovenia tengono basse le tasse sulle imprese, il Comune di Trieste vuole appesantire le tasse sulle attività produttive che creano lavoro in Porto Franco.
Proprio mentre si tenta di attirare insediamenti produttivi e industriali nei Punti Franchi si decide di pretendere centinaia di migliaia di euro per ICI colpendo in particolare i capannoni adibiti a trasformazione delle merci.


Eppure il Porto Franco Internazionale di Trieste è regolato dall' Allegato VIII che dice chiaramente che NON è dovuta nessuna tassa se non come corrispettivo di servizi portuali resi (art.5)

Con un ottica assolutamente miope si danneggia un asset strategico di Trieste per raccogliere significative somme di denaro da convogliare, magari, nella demenziale avventura di Porto Vecchio urbanizzato che produce solo costi.

Abbiamo documentato in questi giorni come dal 31 dicembre il passaggio di proprietà di Porto Vecchio al Comune produrrà costi enormi che il bilancio comunale non consente.

Adesso vogliono tassare pure gli edifici portuali produttivi.
Non bastano le scorrerie e i vincoli della Sovrintendenza che viole applicare assurde disposizioni sul paesaggio (legge Galasso) in un Porto Franco Internazionale.


E' una follia togliere risorse a settori produttivi inseguendo invece sogni senza senso economico come l' urbanizzazione di Porto Vecchio.

Nell' articolo del Piccolo qui sotto si spiega la questione e si spiega che sia il Centro Destra che il Centro Sinistra perseguono questa politica priva del lume della ragione.

Grandi Molini e Comune in guerra per l’Ici
Finisce in Cassazione la controversia legata a immobili in concessione nell’area portuale. In ballo mezzo milione di euro
di Massimo Greco
Una faccenda tributaria molto italica e piuttosto intricata che si trascina perlomeno dal 2007 e che periodicamente riemerge, soprattutto in vista degli approdi giudiziari. Si tratta della tenzone che oppone il Comune di Trieste ai concessionari demaniali del porto riguardo il pagamento dell’Ici (Imposta comunale sugli immobili): il Comune la accerta e la vuole incassare, la controparte non è d’accordo e resiste. Sono in ballo cifre rilevanti, che il Municipio tergestino stima tra il milione e mezzo e i due milioni di euro all’anno, per una buona metà di pertinenza comunale (il resto va a Roma ndr). La pretesa è assolutamente trasversale, in quanto è stata sostenuta dal Dipiazza II-III, così come dall’esecutivo cosoliniano. Stavolta, a riportare alla pubblica attenzione la questione, è la Grandi Molini Italiani, che, avendo perso due volte prima avanti la Commissione tributaria provinciale poi avanti quella regionale, ha presentato ricorso in Cassazione. Non è una bazzecola, perché i tre accertamenti del Comune ammontano in tutto a circa 500mila euro. Allora nella riunione dello scorso 12 dicembre la giunta Dipiazza III ha deliberato, su proposta dell’assessore al Bilancio Giorgio Rossi, di costituirsi in giudizio e ha affidato l’incarico legale allo Studio Uckmar, che ha già patrocinato il Municipio triestino su questo e su altri casi di natura fiscale (vedi Tarsu). A tale fine, per fruire della competenza dell’avvocato Caterina Corrado Oliva iscritta nel foro genovese, è stata impegnata la cifra di 28 mila euro. Una settimana prima della delibera, il 5 dicembre, si era spento all’età di 91 anni Viktor Uckmar, al cui nome era legato il prestigioso studio: è stato uno dei più famosi tributaristi italiani, di famiglia giuliana, aveva insegnato nelle Università di Genova e alla Luiss. Aveva ricevuto dal Comune il sigillo trecentesco. Torniamo al punto. L’assessore Rossi, il vicesegretario generale Fabio Lorenzut, il responsabile dell’Area finanza-tributi Vincenzo Di Maggio hanno ritessuto il lungo filo di questa storia, che dal punto di vista normativo parte dal 1° gennaio 2001, cioè quando entra in vigore la legge 388/2000, la quale dispone che anche i concessionari di beni demaniali debbano pagare l’Ici. L’imposta viene determinata in base alla rendita catastale: qui - secondo la narrazione comunale - s’accende il contenzioso. Perché se l’accatastamento avviene in classe E, con semplice riferimento al servizio di carico/scarico merci, l’edificio è esente dall’Ici. Se invece l’accatastamento del bene avviene in classe D, esso concerne l’attività di trasformazione e stoccaggio delle merci, quindi è soggetto al pagamento dell’Ici. La disputa si fa delicata perché incrocia rapporti inter-istituzionali. Il Comune, appoggiato dall’Agenzia delle Entrate, ritiene che l’amministrazione portuale inclini ad accatastare nella classe E, per evitare che i concessionari paghino più tasse e fare invece in modo che i beni interessati siano conseguentemente più attrattivi. Fatto sta che nel 2007 il Comune ha iniziato la verifica dei pagamenti, attività proseguita negli anni successivi. Ma le discordanze sulle classi catastali hanno causato - prosegue l’interpretazione del Municipio - molte inadempienze e così molti avvisi, emessi dal Comune, non sono stati pagati. A questo si aggiungono le differenti valutazioni che possono verificarsi da porto a porto, per cui il pagamento dell’Ici non è oggetto di un approccio standard. Rossi, Lorenzut, Di Maggio rammentano che finora il Comune ha avuto quasi sempre ragione nei vari gradi di giudizio e che ormai esiste ampia giurisprudenza sul tema. Grandi Molini ha deciso di arrivare fino in Cassazione: la partita è seria perché - come riporta il testo della delibera comunale - «un’eventuale pronuncia ... che dovesse accogliere l’avversaria tesi avrebbe importanti e, forse, definitive conseguenze su tutto il contenzioso in tema di tributi locali e Porto di Trieste».







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