RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 15 aprile 2016

ITALIA, STATO SEMIFALLITO IN UN’ EUROPA IN FALLIMENTO


 La decisione dell’ Austria di ripristinare i confini, e la richiesta di inviare proprie forze di polizia e militari perchè non si fida di quello che fa l' Italia, impone l’inizio di una seria riflessione su quello che sta succedendo e che probabilmente tra qualche decennio sarà nei libri di storia.

Da tempo si parlava di una possibile formazione di un’ EUROPA A DUE VELOCITA’:  un’ Europa centrale e del Nord economicamente forte e socialmente sviluppata con una valuta forte e un’ Europa periferica e del Sud in uno stato di crisi economico – sociale permanente, con un debito pubblico incontrollabile e con una valuta debole.
Il  fatto di ripristinare i confini ante Schengen tra Austria e Italia, ma anche fra Francia e Italia ed ovviamente fra Svizzera ed Italia,  è la rappresentazione plastica di questa impostazione che avanza inesorabilmente.

Il problema per Trieste, che tuttora vive prevalentemente di portualità e indotto realizzato al 90% estero su estero, è di restare isolata dal suo entroterra naturale mitteleuropeo e “imprigionata” nell’ europa periferica del Sud e per di più in uno Stato semifallito come quello Italiano.
E’ noto che il ripristino di controlli alle frontiere determina un aggravio importante di costi di trasporto  per le merci, tra cui quelle provenienti dal nostro porto e dirette in Europa.
Due ore di fila rappresentano oltre 100 euro di costo aggiuntivo per TIR o container come sottolineano gli autotrasportatori. Quasi lo stesso prezzo del trasporto navale dall' estremo oriente a Trieste.

Il Ministro Del Rio è venuto ieri a Trieste ad assicurare, in periodo elettorale, un ipotetico sostegno del Governo Italiano al Porto di Trieste, vecchio e nuovo.
Il problema è che questo sostegno governativo si può concretizzare solo in buone parole e pacche sulle spalle perché lo stato è alla canna del gas con un debito pubblico al 132,7 % in crescita inarrestabile.

Lo Stato Italiano è da tempo tecnicamente fallito, il sistema bancario italiano ha oltre 200 miliardi di crediti inesigibili e altrettanti “in sofferenza”, continua la deflazione che è il male più temuto in economia, con conseguente disoccupazione, la crisi continua da otto anni, sui flussi migratori non sanno che pesci pigliare con masse di profughi pronte ad arrivare attraverso il Mediterraneo.
Ci fermiamo qui per misericordia.

Dopo gli attentati di Bruxelles c’ è stato un gran parlare sulla stampa del Belgio come “Stato Fallito”.
La definizione generalmente accettata per stato fallito e la seguente (link):


·         Perdita di controllo fisico del suo territorio, o del monopolio dell'uso legittimo della forza fisica.
·         erosione della legittima autorità per prendere decisioni collettive.
·         l'incapacità di fornire servizi pubblici adeguati.
·         l'incapacità di interagire con altri Stati come membro a pieno titolo della comunità internazionale.
·         Spesso una nazione non riuscita è caratterizzata da fallimento sociale, politico ed economico.

Lo stato italiano non controlla intere zone del Paese soggette invece al controllo della Criminalità Organizzata (Mafia, Camorra, Ndrangheta ecc.) che esercita una giurisdizione con tanto di prelievo fiscale (pizzo), uso della forza ed esecuzioni sommarie.
Le decisioni del governo sono prese, da Monti in poi, senza legittimazione elettorale e le leggi (vedi Tempa Rossa e Porto Vecchio) passano nottetempo in mostruosi maxiemendamenti di 735 articoli sottoposti al voto in blocco col sistema della “fiducia”.
C’è un tracollo dei servizi pubblici.
L’ Italia non riesce ad interagire in modo paritario con gli altri stati, nemmeno confinanti, e la vicenda dei confini austriaci lo dimostra,così come il ruolo di zerbini in Europa (Germania).
Ma soprattutto c’ è una evidenza di fallimento sociale, politico ed economico, con masse inaccettabili di giovani senza lavoro e senza futuro.
Perciò parlare dell’ Italia come stato semifallito non è solo legittimo, ma addirittura generoso.

Alcuni buontemponi  parlano dell’ inserimento di  Trieste  nel contesto economico e statuale Italiano come di un grande privilegio che chiamano “italianità”.
A noi pare che queste persone tradiscano Trieste e i suoi interessi vitali per inseguire una chimera del ‘900, il Nazionalismo, che ha prodotto solo guerre e disastri.

E’ giunto il momento che i Triestini comincino a badare ai propri interessi e soprattutto a quelli dei propri  figli, rivolgendo lo sguardo al proprio retroterra naturale mitteleuropeo, con cui hanno più affinità e interessi geopolitici, economici e culturali che non con la Penisola, quantomeno da Firenze in giù.
Puntando a costruire una “comunità politica” mitteleuropea laddove il concetto di “comunità etnica” legata agli stati nazionali ha fallito ed è alla base del fallimento anche del presente tentativo europeo viziato da un’ impostazione finanziaria, monetarista e tecnocratica.
Tutto ciò non è in contrasto con aneliti all’ autonomia e all’ indipendenza: ne è un necessario completamento
TRIESTE E’ MITTELEUROPA, FACCIA PARTE, CON LE AUTONOMIE DOVUTE A UNA CITTA’ PORTO CHE SERVE PIU’ NAZIONI,  DI UNA COMUNITA’ POLITICA MITTELEROPEA  E SI DIA DA FARE PER REALIZZARLA.

Foto:
Sopra la prima pagina di Libero di oggi;
sotto la macroregione danubiana già operativa.


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