RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 2 febbraio 2019

TRIESTE - CAPODISTRIA - MONFALCONE UNICA METROPOLI TRANSFRONTALIERA? DIBATTITO SUI NUOVI ASSETTI TERRITORIALI (E FISCALI) - PROVIAMO A VOLARE ALTO CON IL FORMIDABILE SISTEMA PORTUALE DELL' ALTO ADRIATICO ORIENTALE: TERMINAL DELLE VIE DELLA SETA - UNO STUDIO DELL' ISIG -

Mentre a Gorizia e nell' Isontino, Monfalcone compreso, è molto forte il dibattito sulle proposte della Giunta Regionale sui nuovi enti territoriali, a Trieste tutto, a parte noi, tace.
Eppure si tratta di questioni che incideranno fortemente sul futuro di Trieste.

Unificare Trieste con Gorizia in un' unica "provincia" non è una bazzecola priva di conseguenze, così come voler fare una "Città Metropolitana" con Monfalcone: avrebbe conseguenze anche sull' applicazione delle leggi internazionali su Trieste e il Porto Franco Internazionale.


Non sembra esserci un vero progetto politico-economico dietro a queste proposte che sembrano fatte apposta solo per tagliare costi: un ottica veramente miope.


Invece un grande progetto deve esserci  e noi partiamo dalla necessità di avere un ente territoriale dotato di vasta AUTONOMIA amministrativa e fiscale per gestire nell' interesse dei cittadini una fase di grande sviluppo economico e sociale conseguente al fatto che Triste si appresta a diventare TERMINAL EUROPEO DELLE NUOVE VIE DELLA SETA.

Non sfugge a nessuno l' enorme potenzialità latente in un sistema portuale dell' Adriatico Nord Orientale: un arco che va da Monfalcone e i suoi grandi cantieri navali a Capodistria - Koper  con il Porto Franco Internazionale di Trieste e gli annessi Punti Franchi produttivi come fulcro: un sistema tale da concorrere efficacemente con i porti del Nord Europa.
E con un Porto Franco Internazionale di Trieste  che si è molto rafforzato con la nuova gestione, anche nei legami internazionali, mentre sta valorizzando i Punti Franchi produttivi e i collegamenti ferroviari che hanno ampi margini di sviluppo. E che ora ha anche come Terminal Manager della Piattaforma Logistica l' ottimo ex- presidente del Porto di Capodistria Dragomir Matić.

Finora tale sistema è stato danneggiato da una concorrenza distruttiva basata principalmente sulle differenze fiscali e di costo del lavoro.
Eredità negativa dello smembramento amministrativo della Zona A e Zona B del TLT e del trasferimento della cantieristica navale a Monfalcone, dove ormai sono radicati gli impianti di Fincantieri che pure ha sede a Trieste.

La creazione di una Città Metropolitana Transfrontaliera Trieste-Capodistria trova il suo principale ostacolo nella fiscalità diversa tra Italia e Slovenia, con quest' ultima molto più conveniente.
Una situazione che può essere attualmente superata o con una Zona Franca Fiscale a Trieste o con l' armonizzazione della fiscalità europea auspicata dal Vice Ministro Rixi ieri in visita a Trieste ma assai improbabile.

Resta la possibilità di una Città Metropolitana Transfrontaliera dotata di Autonomia Fiscale e Amministrativa rispetto ai sistemi nazionali che consenta una armonizzazione fiscale su questo territorio in attesa, probabilmente secolare, che avvenga a livello europeo per gli stati nazionali.

Si tratta di un ipotesi campata in aria ? NO

Nel 2010 la Regione (Giunta Tondo) ha commissionato all' ISIG Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia uno studio di fattibilità sulle varie ipotesi di Città Metropolitana.
Ne è scaturito un lavoro di 80 pagine che vi presentiamo sotto e che esamina tutti gli aspetti compreso quello giuridico.

Non dimentichiamo che a Gorizia è già operativo il GECT - Gruppo europeo di collaborazione territoriale - sulla collaborazione transfrontaliera (ad esempio in campo sanitario) e che in Europa vi sono già esperienze avanzate di collaborazione transfrontaliera quali il Pamina, che fin dagli anni Ottanta include tre regioni al confine tra Francia e Germania e più di 500 municipalità, offrendo infrastrutture, mercato del lavoro, servizi e amministrazioni bilingui comuni.
Ricordiamo anche l' iniziativa di Euregio di cui parla il presidente Fedriga in una sua intervista (clicca QUI).

E' evidente che un progetto dì Città Metropolitana Transfrontaliera autonoma amministrativamente e armonizzata fiscalmente otterrebbe significativi finanziamenti della UE e avrebbe un senso infinitamente maggiore della molto riduttiva e provinciale idea di Città Metropolitana Trieste-Monfalcone per non parlare del balzano ircocervo "Provincia Trieste-Gorizia".

Prima di mettervi a disposizione lo studio dell' ISIG  intitolato " CITTÀ METROPOLITANA DI TRIESTE, CITTÀ METROPOLITANA TRANSFRONTALIERA DI TRIESTE-CAPODISTRIA possibilità, probabilità, desiderabilità " vi segnaliamo alcune conclusioni da cui risulta che l' ipotesi meno realizzabile è proprio la Città Metropolitana Trieste-Monfalcone che si sta proponendo adesso, mentre quella più interessante e realizzabile è invece la Trieste-Capodistria eventualmente estesa a Monfalcone per via del Porto e dei Cantieri Navali.
Da Conclusioni pagg. 77-78 dello studio ISIG:
"La prima ipotesi di città metropolitana di Trieste, oltre ad essere possibile e probabile, è anche la più desiderata: in quanto è delimitata alla provincia di Trieste. Questo è uno dei pochi casi italiani in cui la città metropolitana coincide con la provincia, in quanto composta di comuni che sono esclusivamente connesse con il comune centrale; mentre nella quasi totalità delle altre città metropolitane italiane la città metropolitana comprende il capoluogo e i comuni limitrofi (prima, seconda e terza fascia) contigui, ma non gli ulteriori comuni della provincia…... Questa prima ipotesi d’altra parte svolge funzioni non dirette alla vita quotidiana, che è di pertinenza dei comuni, ma quelle funzioni che implicano un’organizzazione complessa e di coordinamento. Dal punto di vista istituzionale gli organi che svolgono tali funzioni reticolari e complesse sono realizzate direttamente dall’articolazione della vecchia provincia (hard) e dall’attribuzione del compito a delle CDO, di cui la città metropolitana controlla la realizzazione dell’obiettivo in maniera più efficiente possibile (soft). La prima ipotesi è dunque privilegiata.
Viene anche formulata una seconda ipotesi, ma al solo scopo di esplorare fino a quanto è realizzabile una delimitazione che unisca ai comuni della provincia di Trieste quelli limitrofi della provincia di Gorizia, e in primo luogo Monfalcone. Al di là di una tradizione di originario legame fra Trieste e Monfalcone e di una connessione funzionale tra i due porti, non esistono molti elementi che confermino una fusione delle due parti geografiche. Il risultato è dunque che questa ipotesi, anche se possibile, è difficilmente probabile e desiderata, per un basso gradiente di consenso. Dunque la seconda ipotesi è poco realizzabile, ma soprattutto essa assume connotazioni che la fanno convergere (almeno per alcune macroinfrastrutture) alla città metropolitana transfrontaliera (terza ipotesi).

Ecco dunque che la terza ipotesi assume una conformazione realistica, al pari, o forse più della prima ipotesi, in quanto recupera un sistema di porti tra Italia e Slovenia, ma con porti esterni come Fiume e Venezia. La terza ipotesi configura di conseguenza una città metropolitana transfrontaliera come Euroregione che assume i connotati operativi del GECT.
In sintesi l’ipotesi di città metropolitana tutta interna all’area triestina si risolve tutta all’interno della provincia di Trieste (ipotesi prima), che può realizzarsi con la soluzione dei servizi per la vita quotidiana a livello comunale, e gli altri servizi a livello di città metropolitana.
L’ipotesi terza sostiene una città metropolitana transfrontaliera, e questa è particolarmente privilegiata da tutte le istituzioni, in quanto si evidenzia come la gestione dei servizi complessi e a rete possano realizzarsi in maniera razionale (si pensi agli ospedali, ai porti, ai rifiuti, alla pianificazione, ecc.) ed economica in questa cooperazione transfrontaliera. A considerare desiderata questa ipotesi vi è: 1) anzitutto una diffusa cultura della cooperazione transfrontaliera, 2) la consolidata coscienza che fare insieme porta vantaggi reali, e 3) che la stessa popolazione nel corso degli anni ha formato una cooperazione informale (si pensi ancora alla residenza in Slovenia di italiani e all’acquisto in Italia di alloggi da parte di sloveni), 4) già una cooperazione transfrontaliera che fin dal trattato di Osimo era designata con un’area industriale a cavallo del confine.
"



1 commento:

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