RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 17 dicembre 2018

L' ITALIA ALLA DERIVA: PESSIMA REPUTAZIONE (ANCHE DA NOI) - UNA INDAGINE STATISTICA RIVELA CHE LA MAGGIORANZA DEGLI ABITANTI DEL NORD-EST NE FAREBBE VOLENTIERI A MENO - DA DOVE DOVREBBERO ARRIVARE GLI INVESTIMENTI PER IL NOSTRO PORTO? DA QUESTO PAESE ALLA CANNA DEL GAS?


Il Piccolo oggi ha pubblicato uno studio su cosa pensano realmente dell' Italia gli abitanti del Nord Est: non ne pensano bene - E' un risultato pesante a 100 anni dalla Grande Guerra.
Per fortuna tra le domande non c' era questa: "Sei pronto alla morte per l' Unità d' Italia ?"... le risposte sarebbero state imbarazzanti.


Ecco qui l' articolo che presenta lo studio:

sondaggio sul nordest
L’Italia alla deriva fra i grandi Paesi Ue Così il Fvg boccia il Sistema Paese Indagine di Community Group a Nordest.
Cresce la visione di un costante declino: si salvano le Pmi e la sanità pubblica

di Daniele Marini

Tutta l’Europa è paese, ma il Bel Paese è meno simile agli altri: tendenzialmente peggio. Qui non si tratta dei tradizionali indicatori economici che, com’è noto, collocano l’Italia fanalino di coda in diverse classifiche continentali: dal PIL, al debito pubblico; dall’istruzione, alla quota di laureati e di adulti in formazione continua; dagli investimenti in Ricerca e Sviluppo, al deposito di brevetti. In queste, e altre, graduatorie non riusciamo a scalare e progressivamente scivoliamo verso le posizioni di fondo. Il motore dello sviluppo del paese è imbolsito: incapace di generare un’accelerazione. Nonostante ciò, paradossalmente, siamo (ancora) il secondo paese europeo a livello industriale, secondi solo alla Germania. Sempre che lo spettro della recessione prossimamente non si materializzi facendo sentire i suoi effetti.
LA VISIONE EUROPEA
La questione è che, oltre agli elementi oggettivi, si somma l’immaginario collettivo che nella sua immaterialità, invece, condiziona concretamente le azioni delle persone. Come dimostra l’ultima rilevazione del Centro Studi di Community Group i nordestini considerano l’Italia generalmente alla stregua delle altre nazioni europee, ma le valutazioni peggiori prevalgono su quelle migliori. E il bilancio complessivo è marcato in senso negativo. Sicuramente la social-narrazione politica che in questi mesi ha, a più riprese, avviato una contrapposizione e un braccio di ferro con le istituzioni europee su diversi fronti (immigrati, legge di bilancio,…) non aiuta a costruire un sentiment positivo. Anzi, marcando una distanza e un conflitto verso l’Europa, alimenta un senso di deprivazione ed esclusione che già è diffuso presso una parte consistente della popolazione a causa degli effetti ancora non assorbiti della lunga recessione. Accrescendo così una spirale perversa e pericolosa, i cui effetti sono imprevedibili. 

IL PESO DELL’ITALIA
 Il peso che gli abitanti del Nordest attribuiscono all’Italia in ambito europeo, sotto il profilo politico ed economico, testimonia quanto scarsa sia la reputazione attribuita a questi due ambiti del sistema-paese. Nonostante l’Italia appartenga ancora al novero delle maggiori potenze industriali nel mondo, tuttavia solo un quarto fra gli intervistati (25,1%) ritiene che l’economia nazionale abbia un ruolo molto e moltissimo importante in ambito europeo. E analogamente avviene solo per il 18,0% nella sua dimensione politica. Dunque, se pesiamo poco come sistema produttivo, ancora più impalpabili ci percepiamo in quello politico. Sommando queste due indicazioni possiamo ricavare una valutazione complessiva definita dall’indice di importanza dell’Italia nella UE. Il gruppo prevalente è determinato da un giudizio di “marginalità” (64,4%) del nostro paese: qui le opinioni degli intervistati sono totalmente negative sia per la dimensione economica che politica. È interessante osservare come tale valutazione sia particolarmente diffusa presso quanti non sono in condizione attiva (pensionati, casalinghe) e, in misura leggermente superiore, fra gli abitanti del Friuli Venezia Giulia. Segue il gruppo di chi pensa che l’Italia giochi un ruolo “parziale” (29,8%) in Europa, più di tipo economico che politico. Si tratta di un’opzione sostenuta maggiormente dal ceto professionale dei dirigenti e da chi risiede in Veneto. Solo il 5,8% dei nordestini, invece, ritiene che il paese eserciti un ruolo “importante” sia in campo economico che politico. Si tratta di una minoranza, ma che trova nelle generazioni più giovani e negli studenti gli alfieri maggiori. Se scendiamo maggiormente nel dettaglio, l’analisi consente di far emergere meglio quali sono i fattori più favorevoli e quelli più critici. Qual è, dunque, la reputazione che gli intervistati attribuiscono agli attori dell’economia, delle istituzioni pubbliche e dei servizi, rispetto alla media europea? Considerando gli attori dell’economia, su tutti promuovono i piccoli e medi imprenditori, unica categoria ad avere una quota di chi li considera migliori (32,2%) superiore ai peggiori (23,0%). Più distanti vengono i titolari delle grandi imprese e le associazioni degli imprenditori, valutate simili a quelle degli altri paesi europei. Mentre compagnie di assicurazione, banche e soprattutto sindacati vengono decisamente additati come peggiori. LE ISTITUZIONI Per quello che riguarda le istituzioni politiche e pubbliche, solo il Presidente della Repubblica Mattarella (35,0%) e le Forze dell’ordine (24,6%) godono di un giudizio largamente positivo rispetto ai detrattori (rispettivamente 22,2% e 17,6%). La magistratura, ma soprattutto il Governo (74,9%, nonostante il vento positivo dei consensi dei sondaggi attuali), i parlamentari (79,0%) e la pubblica amministrazione (81,9%) sono ritenuti di gran lunga peggiori rispetto alla media UE. Ma le valutazioni complessive crollano soprattutto guardando al sistema dei servizi. In questo insieme, l’unico che mantiene una reputazione più elevata rispetto alla media europea è quello sanitario (49,4%). A partire dal sistema scolastico, alle infrastrutture materiali e immateriali, ai trasporti fino al fisco, i giudizi sono drasticamente negativi. Se, in generale, la reputazione attribuita agli attori dell’economia è mediamente in linea con il resto d’Europa, essa tende a scemare spostandosi sul versante politico e pubblico, per franare decisamente sul piano del sistema-paese e delle sue infrastrutture. In generale, non siamo dissimili dagli altri paesi europei cui non mancano i problemi, come ben testimonia la protesta dei “gilet” in Francia in queste settimane. Ma in Italia è peggio. A ben vedere, tutto ciò è il riverbero del livello di fiducia che gli italiani attribuiscono al proprio paese. I punti di ancoraggio sono evidenti: i piccoli e medi imprenditori in ambito economico; il Presidente della Repubblica Mattarella e le Forze dell’ordine in campo pubblico; il sistema sanitario nei servizi. Per tutto il resto prevale una visione negativa, che una social-narrazione (politica) destruens e conflittuale non aiuta a mutare. —

NOTA METODOLOGICA
Centro Studi di Community Group realizza l’Indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio) che si è svolta a livello nazionale dall’12 al 25 settembre 2018 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.427 (su 15.033 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,6%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Documento completo su www.agcom.it e www.communitymediaresearch.it



1 commento:

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