RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 10 giugno 2018

SE QUESTA E' UNA SINISTRA : come la sinistra italiana ha chiuso con le classi popolari e medie, come verrà confermato dalle elezioni amministrative odierne.



C' è un dibattito in corso sul perchè la "sinistra" di governo sia stata platealmente abbandonata dall' elettorato.
La questione centrale è capire perchè la sinistra abbia, nelle scelte concrete se non teoricamente, fatto propria la teoria economica della "globalizzazione": il 
Neoliberismo.
In realtà ha fatto una colossale confusione ideologica tra “internazionalismo proletario”, “terzomondismo” e  globalizzazione neoliberista. 
Quando non è arrivata al punto di confondere libertà con liberismo.
Unendosi al coro di esaltazione di tutto ciò che è privato con ondate di "privatizzazioni" scriteriate e denigrazione della funzione del "pubblico" in economia.

Regalando con ciò ai "populisti" tutti i principali economisti keynesiani che vedono la politica economica come uno strumento per raggiungere la piena occupazione e non la stabilità della moneta (Euro) attraverso l' austerity di bilancio pubblico e la svalutazione interna (deflazione).
Ormai i nobel Krugmann e Stiglitz e gli italiani Sapelli, Savona e Bagnai sono più citati dalla Lega che dal PD.
Non a caso i neoliberisti hanno lavorato in Cile per Pinochet (Chicago Boys di Friedman) ed hanno grandi resistenze ad accettare i risultati elettorali democratici: perchè le loro teorie provocano una compressione economica selvaggia dei ceti popolari e medi, cosa che necessita anche di limitazioni della democrazia.

Attualmente la teoria economica prevalente nella UE è l' Ordoliberismo: la variante tedesca del neoliberismo che ha come totem il "pareggio di bilancio" messo in Costituzione con il contributo fondamentale della “sinistra”, al fine di ridurre il ruolo dello stato nell' economia e, in particolare, la spesa pubblica sociale e per investimenti produttivi.

La questione del debito pubblico risale alla separazione tra Tesoro e Banca d' Italia che nel 1981 cessò di fare la prestatrice di ultima istanza alle aste di titoli di stato calmierando i tassi. 
La scelta fu fatta da Andreatta e Ciampi in ossequio alle teorie liberiste e per forti condizionamenti esterni.
Da allora lo stato è stato obbligato a rivolgersi solo ai mercati privati, con forte aumento degli interessi, senza il paracadute di Bankitalia e il debito è schizzato in su (dal 58% al 132% del Pil) non per le spese ma a causa degli interessi (lo stato italiano è in avanzo primario dagli anni ’90: ovvero incassa più di quello che spende per tutte la sua attività).

Va chiarito che il debito di uno Stato non ha niente a che fare con quello di una famiglia o di un’ azienda, come si vuol far credere con demagogiche similitudini, per il motivo fondamentale che famiglie e aziende non fanno le leggi, non battono moneta, non hanno leve di politica economica e fiscale per agire a livello macroeconomico e non devono curare l’ interesse collettivo ma solo quello privato.

Sulla questione centrale del divorzio fra Bankitalia e il Tesoro dell’ ’81, che smentisce la “vulgata” che il debito pubblico sia conseguenza di eccesso di spesa sociale che andrebbe tagliata, come hanno invece fatto, invitiamo a leggere questo articolo di Scenari Economici (il sito dove scrive anche Paolo Savona): clicca QUI  .

Il problema si ripropone con la BCE Banca Centrale Europea che statutariamente, in ossequio all' ordoliberismo, non deve occuparsi di sviluppo economico ma solo della stabilità monetaria dell’ Euro e non può fare da “prestatore di ultima istanza” per il debito pubblico acquistando titoli di stato alle aste del mercato primario.
In ciò è fondamentalmente diversa e azzoppata rispetto alle altre banche centrali come la FED USA, e le Banche Centrali della Gran Bretagna e del Giappone che hanno pesantemente sostenuto i rispettivi titoli di stato tenendo calmierato il famoso “spread” coi Bund tedeschi e “monetizzato” in modo indolore il debito pubblico iniettando massicce quantità di liquidità nel sistema per combattere la recessione.
La BCE ha tentato di fare qualcosa di simile con il QE Quantitative Easing di Draghi, che si sta esaurendo, ma con l' acquisto di titoli solo sul mercato secondario di chi vuole rivendere, dopo che il tasso d' interesse primario si è già formato alle aste.

Inoltre la UE non è uno stato federale con istituzioni e trasferimenti fiscali interni che sorreggano un' unione monetaria.
E' solo una struttura che coordina governi nazionali ciascuno con il proprio debito pubblico.
Non si può federare una moneta senza federare gli stati (e i loro bilanci).

Risultato: gli USA sono fuori dalla crisi da anni mentre il Sud Europa è in crisi e nella stagnazione anche perchè ha una moneta troppo forte per la sua economia reale, fatto che premia la Germania e il Nord ma deprime l' Europa Mediterranea.

Il ruolo anticiciclico della spesa pubblica, anche a deficit, è indispensabile in una crisi economica: da qui la deflazione e il ristagno che dura ormai da 10 anni e che sta stravolgendo la società e distrutto il 25% dell' apparato produttivo italiano spingendo verso la povertà lavoratori e ceti medi.
E reso gli asset migliori facilmente acquistabili da attori esteri.

La politica economica ordoliberista della UE sta spaccando l' Europa stessa ed è la causa di inevitabili reazioni protezionistiche degli elettorati popolari nonchè della ripresa dei nazionalismi che a molti appaiono, falsamente, come l' unica protezione contro le politiche di macelleria sociale in nome dell' Euro.
Ed è paradossale, oltrechè autolesionista, far passare come una cosa "di sinistra" l' adesione passiva alla attuale moneta unica quando tutta la società si è resa conto che produce squilibri e redistribuzione del reddito a favore delle élite finanziarie e degli stati forti, essendo totalmente assenti e nemmeno all' orizzonte i meccanismi federali indispensabili ad un' unione monetaria equilibrata.

Una volta la sinistra riformista si dichiarava keynesiana in economia.
Oggi i principali esponenti keynesiani italiani come Paolo Savona, Alberto Bagnai (che si dichiara ancora di sinistra), Giulio Sapelli e gli altri hanno trovato spazio nel nuovo governo, criminalizzati dalla "sinistra" (tranne pochi esperti come Fassina) e dall' estabilishment perchè propongono una politica economica espansiva.
I "barbari" hanno dunque reclutato  autorevoli economisti, storici economici come Sapelli che ha, tra l' altro, scritto una "Storia di Trieste" per Laterza  insieme al compianto prof Apih e al prof. Guagnini, raffinati intellettuali  come Bagnai (ora senatore della Lega che è anche un ricercato concertista clavicenbalista).

Per il PD va bene l' ordoliberista Padoan, ex direttore del Fondo Monetario Internazionale per il Sud Europa, e va invece male Paolo Savona e ancor più Giulio Sapelli, candidato per alcuni giorni a premier, che parla di un "nuovo socialismo comunitario" come soluzione per l' attuale difficile situazione.

La "sinistra" di governo non parla più di economia ma ripete i mantra sul debito pubblico (che inesorabilmente aumenta con l' austerity da Monti in poi), si è arroccata sui soli "diritti civili" dimenticando, ormai da anni, la difesa dei diritti economici e sociali delle parti più deboli della popolazione che sono migrate verso la Lega soprattutto al Nord e verso i 5 stelle soprattutto al Sud.
Anche a una coppia omosessuale interessa più la possibilità di avere un lavoro in famiglia che non quella di sposarsi ufficialmente...a meno che non sia benestante.
La "sinistra" di governo sembra dunque progressista quanto a "usi e costumi" ma è profondamente reazionaria e antipopolare in economia che è quella che alla fine conta.

Adesso la "sinistra" si indigna, lancia anatemi dall' alto della sua supponenza e stupidità.
Il popolo li ha abbandonati: “tanto peggio per il popolo” verso cui ormai sempre più spesso manifesta il suo disprezzo elitario perché, secondo loro, traviato dal “populismo”.
Finiranno male.




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