RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 27 febbraio 2017

LA ZONA INDUSTRIALE ABBANDONATA IN 20 ANNI DI SOGNI E SPECULAZIONI SU "PORTO VECCHIO" E "PARCO DEL MARE" - L' UTILIZZO PRODUTTIVO E INDUSTRIALE DEI PUNTI FRANCHI RICHIEDE NUOVI SPAZI E DI CONCENTRARE GLI SFORZI SU LAVORO E INVESTIMENTI PER LO SVILUPPO -

 LAVORO E INVESTIMENTI PER LO SVILUPPO (oltre a servizi sanitari e pubblici che funzionino): è questo che vogliono i triestini secondo un indagine riportata dal Piccolo pochi giorni fa (clicca QUI).
Il ceto politico triestino invece di provvedere seriamente gira con gli aquiloni e lancia proposte strampalate: dalla Spiaggia di Sabbia a Barcola al Parco del Mare...

Sono più di 20 anni che Trieste è paralizzata sognando la  chimera dell' urbanizzazione di Porto Vecchio che nella mitologia dei politici locali dovrebbe assicurare un futuro radioso grazie ad un immaginario "turismo di massa".

Dagli anni' 90 si sono susseguiti  in Porto Vecchio i progetti Polis, Trieste Futura, Porto Città ed ora la magica "sdemanializzazione" spendendo milioni e non creando neanche un posto di lavoro ( 32 MILIONI solo per la ristrutturazione del magazzino 26 e centrale idrodinamica: il cosiddetto Polo Museale)

Dalla famosa e magica "sdemanializzazione" sono ormai passati DUE ANNI E DUE MESI E NON E' STATO SPOSTATO UN CHIODO.

In cambio si sono spesi milioni a vario titolo senza creare neanche un posto di lavoro: in un paese normale avrebbero già cominciato a chiedere conto dell' inefficienza e dello sperpero di energie e denaro pubblici...

Con questo specchietto per le allodole, ed una propaganda martellante dei media locali, si è imbambolata la città dimenticando invece quello che poteva dare sviluppo reale e posti di lavoro: l' utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi, compreso quello di Porto Vecchio, ed il rilancio della Zona Industriale che nel frattempo è stata trasformata in un deserto.

Perfino l' Ente Zona Industriale (EZIT -  istituito dal Governo Militare Alleato, QUI) è stato messo in liquidazione utilizzando un metodo allucinante: chiedere esorbitanti tasse ad un ente pubblico non economico. Lo Stato che fa fallire con le tasse un ente pubblico senza fine di lucro.... un capolavoro unico ed irripetibile anche per l' Italia, e non giustificato dal fatto che era diventato un carrozzone grazie all' occupazione da parte dei partiti nazionali.

Gli edifici della ex-Olcese in Zona Industriale dovevano essere utilizzati per attività tecnologiche d' avanguardia, alcune provenienti dall' Area di Ricerca come la ItalTBS, ma visto il "fallimento" dell' EZIT non ci sono più i soldi ed è stato annunciato che ci metteranno l' ennesimo centro commerciale (clicca QUI).

Visto che si sta finalmente capendo che bisogna utilizzare i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste non solo per il transito di merci ma anche per favorire l' insediamento di nuove imprese industriali e produttive E' NECESSARIO ALLARGARE L' AREA DI PUNTI FRANCHI COINVOLGENDO ANCHE LA ZONA INDUSTRIALE (e secondo noi riutilizzando in questo senso anche Porto Vecchio).

Un ostacolo deriva dal fatto che la Zona Industriale è Sito Inquinato di Interesse Nazionale (SIN) fin dai primi anni 2.000.
Era stato erogato un finanziamento di 10 miliardi di lire (che c' erano ancora) per le bonifiche ma da allora non è stato fatto niente e non è stata spesa neanche una lira visto che tutta la illuminata "classe politica e dirigente", e codazzo giornalistico, era impegnata a dare la caccia alle farfalle in Porto Vecchio.

Per inciso notiamo che Porto Vecchio non è SIN inquinato e potrebbe da subito ospitare svariate imprese solo che venisse tolto il vincolo architettonico giustamente definito "idiota".

Sull' argomento la Zona Industriale riportiamo di seguito alcune interessanti considerazioni riprese da Faq Trieste (QUI):

"4) per quanto riguarda il Porto nuovo, e la possibilità di insediamento di attività produttive all’interno del suo comprensorio,   vanno evidenziate le criticità esistenti poiché attualmente le aree su cui potrebbero insediarsi i nuovi stabilimenti ricadono nell’ex comprensorio Ezit e nel SIN. 
Quindi un problema di governance, posto che il soggetto istituzionale a sostituire il precedente consiglio di Amministrazione del comprensorio industriale non è stato ancora definito e sulle bonifiche non si capisce a che punto siano le procedure per consentire una soluzione definitiva al loro avvio.

5) E’ interessante notare che il Presidente della Confindustria locale, organizza un incontro pubblico con Sindaco e Presidente della Regione, sulla presentazione di un sondaggio in merito al riutilizzo del Porto Vecchio, ma non tratta il problema delle bonifiche, che non solo impedisce l’insediamento di nuove imprese ma limita anche l’operato di quelle esistenti che non possono ampliarsi..

6) sono passati 16 anni da quando il governo ha reso disponibile una prima trance di finanziamenti per le bonifiche ma gli amministratori locali a tutt’oggi non hanno ancora portato a termine gli adempimenti necessari a restituire il sito individuato all’operatività imprenditoriale. Tanta attenzione per il Porto Vecchio, trascuratezza e superficialità per la zona industriale.

7) Si può affermare una volta di più che la rendita fondiaria in questa città e tutto quello che ruota intorno è più forte di qualsiasi altra attività? 
Bisogna ricordare che la zona industriale di Trieste subisce continuamente degli impedimenti di varia natura ad un suo pieno utilizzo e valorizzazione. Si ricordi la vicenda del GPL nell’area ex Total, che per più di dieci anni ha bloccato quel sito, ma emblematico oramai è il SIN, sembra che a nessuno interessi. E' di oggi il confronto a distanza con dichiarazioni contrastanti sulla possibilità o meno che venga realizzato il rigassificatore nel golfo di Trieste nonostante l'opposizione annunciata dalle istituzioni.

8) non è più rinviabile la soluzione di questa tematica, visto che l’utilizzo delle aree ricadenti nel comprensorio industriale diventa strategico per dare concretezza alle potenzialità dei punti franchi ."

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