RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

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mercoledì 25 gennaio 2017

PARCO DEL MARE: DANNOSA UTOPIA, COME L' URBANIZZAZIONE DI "PORTO VECCHIO" - LETTERA APERTA A PAOLO RUMIZ


Paolo Rumiz ha inviato al Piccolo una lettera sul Parco del Mare di Paoletti che riportiamo integralmente sotto e cui rispondiamo con un' altra lettera.

"Caro Paolo,
quanto scrivi sul Parco del Mare è assolutamente vero: tutti gli acquari sono in forte deficit, necessitano per andare in pareggio di uno spropositato afflusso turistico, nemmeno ipotizzabile e, nella fattispece, ci sarebbero anche enormi problemi di viabilità e posteggi.


Aggiungo che a Genova accumula deficit su deficit  anche la società pubblica che si occupa non solo del famoso acquario ma anche dell' intero comprensorio del Porto Antico urbanizzato in chiave turistica per le Colombiadi  (vedi nota).

Tutto questo sarebbe vero sia nella location prevista intorno alla vecchia Lanterna, sia nella location di Porto Vecchio.

Il deficit dell' ipotizzato acquario continuerebbe ad esistere anche in Porto Vecchio per le solide ragioni strutturali che tu stesso indichi ed anche la congestione della viabilità: le centinaia di migliaia di automobili dei turisti ipotizzati (ma solo ipotizzati) dovrebbero raggiungere Porto Vecchio passando per Viale Miramare e Barcola, stabilmente congestionati soprattutto d' estate, via Milano congestionata sempre, e le Rive, deturpandole definitivamente con un traffico abnorme.

Perchè allora proponi di trasferire il Parco del Mare in Porto Vecchio? Deficit e problemi resterebbero inalterati...

Mi domando perchè l' "èlite" di questa disgraziata città non parla più di attività produttive ma solo di sogni di un turismo ipotetico: quando nemmeno Venezia, che è una meta turistica mondiale, ha solo 55.000 abitanti e stanziamenti statali secondi solo a Roma, non riesce a vivere di solo turismo ma si lancia in progetti come il Porto Off-Shore.


Qui assistiamo a comunicati entusiasti di Presidenti di Regione per l' apertura di un (bel) supermercato di alimentari (di un amico personale di Renzi) che non pareggia nemmeno la perdita di posti di lavoro di due negozi storici appena chiusi nel silenzio istituzionale: Godina e Marchi Gomma.
Sentiamo discorsi demenziali di chi sostiene l' inutilità di parcheggi per il progettato Parco del Mare perchè così si farebbero transitare a piedi turisti davanti al citato (bel) supermercato di alimentari.

Sentiamo parlare di mettere in Porto Vecchio musei ed una nave come la Vittorio Veneto che solo di bonifiche dall' amianto costerebbe oltre 20 milioni ed avrebbe costi stratosferici e insostenibili di manutenzione e gestione trattandosi di un mezzo galleggiante in mare: lo ha detto il contrammiraglio Roberto Semi, triestino che di navi militari se ne intende, proprio in un recentissimo intervento sul Piccolo.


Sentiamo parlare di spiagge di sabbia e mercati del pesce abortiti in Punto Franco.

Ma non sentiamo più parlare di attività produttive, di attrazione di investimenti utilizzando i vantaggi del regime di Punto Franco del Porto Internazionale completato da una No Tax Area. 

Eppure c' era un progetto di Off-Shore Finanziario in Porto Vecchio proposto da Generali e Fiat,  con tanto di legge del 1991, per sfruttarne le straordinarie peculiarità.


Eppure il vero problema di Trieste è la mancanza di lavoro vero ed il drammatico calo demografico conseguente.

L' unica rimasta ad occuparsi di attività produttive e Punti Franchi (dopo la chiusura forzata dell' EZIT) è l' Autorità Portuale: anche la Confindistria a Trieste si occupa di sondaggi sulla urbanizzazione di Porto Vecchio invece di pensare alla drammatica deindustrializzazione della città successiva allo smantellamento dei Cantieri e della navalmeccanica che ha portato alla sommossa popolare del 8 ottobre 1966.

Hai ragione: è ora di finirla con le utopie dannose all' inseguimento di un "fantaturismo" solo sognato e che ci fanno perdere il tempo ed i treni che ci passano davanti.
E l' urbanizzazione, sdemanializzazione di Porto Vecchio è tra queste: due anni sono passati dal famoso emendamento Russo, e molti altri ne passeranno inutilmente, e non c'è l' ombra di un investitore mentre i costi per il Comune sono certi e rilevanti.

Bisogna cominciare a riparlare di attività produttive pensando a livello globale sulle potenzialità dei nuovi assetti geopolitici per applicarle a livello locale sfruttando il Porto Franco Internazionale ricevuto in eredità, probabilmente immeritata, come la rete ferroviaria austriaca che collega il nostro Porto con il suo entroterra naturale mitteleuropeo.


Trieste è lambita dall' immensa opportunità di diventare il Terminal privilegiato del grande progetto cinese di "Nuova Via della Seta Marittima", ma parla d' altro...

Trieste ha i Punti Franchi che servono non solo alla logistica ma sono convenienti anche per la lavorazione industriale di merci, materie prime e semilavorati, ma parla d' altro... mentre c'è il rischio che la Nuova Via della Seta si sviluppi dal Pireo attraverso i Balcani.

Almeno Venezia, con il sindaco in testa, tenta di cogliere l' opportunità con il progetto costosissimo e sbagliato di Porto Off-Shore e perfino Gorizia si mobilita unitariamente per ottenere una Zona Franca per favorire insediamenti produttivi... ma qui da anni si parla solo di urbanizzazione e musei in Porto Vecchio...

Mi auguro di vederti al convegno di lunedì 30 alla stazione Marittima sul Porto di Trieste e le Nuove Vie della Seta progettate da Pechino, e di leggere un tuo commento.

Con viva cordialità,

Paolo Deganutti 

Nota: ecco i link dei bilanci disponibili di Porto Antico di Genova con deficit crescenti:2012 - [ http://www.portoantico.it/…/05/Bilancio_PortoAntico_2012.pdf ]
2013 - [ http://www.portoantico.it/…/09/Bilancio_PortoAntico_2013.pdf "


Clicca QUI per l' intervento di Rumiz

La lettera inviata dal giornalista e scrittore triestino al Piccolo del 25 gennaio 2017: da sempre è fortemente contrario al progetto dell'acquario che dovrebbe sorgere nell'area contigua al Pedocin e alla Lanterna
Ha ragione il signor sindaco di Trieste a voler fare il parco del mare entro la fine del mandato: così i debiti dell’operazione li pagherà il suo successore. Difatti egli sa benissimo - e se non lo sa è grave - che in Italia non esiste un solo acquario in attivo. Quello famoso di Genova, che arranca come visitatori, è una macchina infernale già superata: enormi masse d’acqua da ripulire, vasche da riscaldare, pesci che muoiono continuamente. Gli effetti collaterali sarebbero tali anche a Trieste che al prossimo candidato-sindaco basterà raccogliere firme contro il progetto per una decina di giorni davanti al “Pedocin” per vincere le elezioni. Suggerisco già il nome del nuovo partito: “La Lanterna”. Un simbolo imbattibile.
Io mi chiedo se giunta comunale, Camera di commercio e chi sponsorizza il progetto anche con pagine a pagamento su Il Piccolo abbiano idea della bicicletta che dovranno pedalare. Ammettiamo pure che siano bravissimi e ce la facciano, e che un milione di visitatori l’anno vengano a Trieste. Dove metteranno le centinaia di migliaia di automobili? In Riva Traiana? Accanto alla piscina di mare? Ma no. Servirebbero le Rive intere. Come dire il collasso, con devastanti effetti sul traffico dei camion al terminal ro-ro. Se invece il milione non arriverà, e ci limitassimo a 500 mila (che pure sarebbe un buon risultato), la struttura non reggerà ai costi proibitivi di gestione, e il mitico parco del mare diverrà un nuovo cimitero degli elefanti di cui vedo già le magnifiche rovine in bella vista all’ingresso della baia.
Primo: il diritto a comprare un’area non significa affatto diritto a edificare.
Secondo: un progetto non è una scatola che può essere spostata senza problemi da un posto all’altro.
Terzo: va cambiato il piano regolatore del Porto e anche quello della città.
Possibile che non se ne tenga conto? Non è possibile. Al che viene da pensare che questa macchina sia solo propagandistica, utile in due sensi. Uno: far intascare un gruzzolo a progettisti amici per un parco che tanto non si farà mai. Due: dar la colpa ad altri della mancata realizzazione e far fare a chi si oppone la figura del solito, miserabile esponente del “no se pol”. Tre: lanciare la prossima campagna elettorale con candidato sindaco l’attuale presidente della Cdc.
Intorno a tutto questo, a livello istituzionale, ristagna un silenzio impressionante. Ma chi sono gli inquilini della Camera di commercio? Possibile che all’interno di una stimata e fondamentale categoria non ci sia una voce critica? Come mai in ambito commerciale non si fa viva una persona che dica: attenti, qui la categoria sta morendo e voi vi trastullate con lussuose utopie? Che democrazia esiste in un sodalizio che elegge per quattro volte di fila lo stesso presidente e non trova niente di strano in tutto questo? Quale zuccherino ha convinto la Cdc di Gorizia di sposare un ente a gestione ereditaria, e ad accodarsi a un progetto del genere? E soprattutto, in questi vent’anni, quanti posti di lavoro ha creato la Cdc? Oppure ha solo gestito una decadenza trastullandosi tra convegni e ricevimenti?
Le alternative, più realizzabili. Ma torniamo al sindaco. Ho mille idee alternative più realistiche da regalargli. Ridare dignità alle Rive difronte al mercato ortofrutticolo, da lui rifatte come viabilità durante il precedente mandato e già ridotte in condizioni pietose per uso di materiali precari dalle ditte in appalto. E poi mettere finalmente un distributore di carburante sulle banchine per non costringere il turismo nautico a fare il pieno in Slovenia. Riaprire ai triestini i moli blindati dalle società veliche. Tirare giù l’osceno edificio incompiuto accanto alla stazione di Campo Marzio e discutere con le Ferrovie il rilancio di quest’ultima. Restaurare fontane. Rastrellerebbe molti più consensi.
Ho la sensazione di essere di fronte a un distillato di insensatezza. Perché ostinarsi a fare il parco - ammesso che serva - in un’area così intasata quando esiste tanto spazio altrove? Come mai non si pensa al Porto vecchio, che ha metrature principesche e soprattutto finanziamenti a disposizione?(Perchè? Il deficit trutturale e i problemi di viabilità sparirebbero? ndr) E poi basta costruire. Siamo intasati di cemento e stufi di fallimenti. La città non lascerà morire impunemente il suo antico faro, la Lanterna appunto, simbolo stupendo della sua gloriosa marineria, per troppo tempo ridotto a languire in mezzo a edifici inguardabili e ora destinato a subire il colpo di grazia di un inutile parco? Vivaddio, riprendiamoci il mare, invece di chiuderlo in gabbia.

Paolo Rumiz





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