RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 18 ottobre 2022

E' GIUNTO IL MOMENTO CHE TRIESTE GUARDI AL SUO ENTROTERRA NATURALE EUROPEO -


BASTERÀ UNA CRISI DELLO STATO E DELL’ ECONOMIA ITALIANA PERCHE TRIESTE RICOMINCI A GUARDARE AL SUO ENTROTERRA STORICO E NATURALE” cui è legata da un secolare destino geopolitico economico e storico.
Così lo storico Bogdan Novak conclude il suo libro “Trieste 1941-1954. La lotta politica, etnica e ideologica“ pubblicato per l’ Università di Chicago nel 1970, osservando che la “Questione di Trieste” non è chiusa.

 Che ci sia una crisi epocale in Italia è evidente a tutti anche perché  la sua funzione di portaerei della Nato nel Mediterraneo (con 120 basi note più venti segrete QUI) e di stato vassallo degli Stati Uniti la coinvolge pesantemente nella guerra in corso. 

A differenza della Germania che ha spazi di mediazione  autonoma, un’ economia solida che le permette di stanziare 200 miliardi per calmierare le bollette e l' intenzione di riarmarsi autonomamente diventando così nuovamente un soggetto geopolitico a pieno titolo (stanziati 100 miliardi oltre al 2% del cospicuo PIL).

Fin dagli anni ’90 in Germania si parlava di “Kerneuropa”(QUI) – Europa del Nocciolo – termine usato dal ministro Shäuble riferendosi all’ ampia area centroeuropea (che comprende il Nord Est italiano) che è entrata a far parte della “catena del valore” tedesca (supply chain) e dipende dalla sua forte economia industriale.


I tedeschi ne parlavano come del “nocciolo” europeo da salvare e sviluppare in caso di crisi della Ue  o della moneta unica.

 Mentre gran parte dell’ Europa del Sud sarebbe stata da lasciar andare al suo destino. Il tema è tornato di moda con la crisi della Grecia e adesso.


 

Il Porto Franco Internazionale di Trieste - benché non ancora pienamente attuato perché manca da decenni una semplice comunicazione del governo alla UE – tuttora lavora per il 90% con la Kerneuropa e solo per il 10% con l’ Italia. Penisola con cui Trieste è tuttora malamente collegata: basti pensare alla linea ferroviaria passeggeri .
Non è un caso se l’ impresa pubblica HHLA della tedesca città di Amburgo ha investito nel nostro porto e si appresta a costruirvi il più grande terminal: il Molo VIII.
Mentre l’ Ungheria investe anch’ essa in un terminal.

La Storia ci insegna che alle condizione economiche e materiali poi seguono inevitabilmente gli assetti politici e amministrativi.

La situazione di Trieste è di essere dilaniata fra una realtà economica e una prospettiva di futuro che la spinge verso le sue origini mitteleuropee e una sempre maggior integrazione con la Kerneuropa  e una realtà politico-amministrativa centralista romana che la frena (nemmeno una lettera alla UE sullo status di Porto Franco riescono a mandare…).
Come la inarrestabile decadenza economica e demografica in 100 anni di annessione all’ Italia dimostrano a chiunque.

Questa è un’ epoca di grandi rivolgimenti geopolitici: chi si sarebbe aspettato solo due anni fa l’ attuale grave situazione internazionale di scontro Occidente-Oriente, l’ acceso conflitto italiano con il suo principale fornitore energetico, la chiusura dei gasdotti, i discorsi sulle bombe atomiche e così via?

La crisi sta investendo il tessuto della UE che si dimostra inadeguata. Investe le economie e l’ assetto degli stati di cui il meno unitario, seccamente diviso tra Nord e Sud, e il più disastrato è attualmente l’ Italia.

E’ giunto il momento che Trieste, che è una città nata veramente come tale appena nell’ 800 con il Porto Franco e quindi giovane, cominci a pensare a cosa farà da grande e se il fidanzato italiano, più imposto che scelto, sia adatto per una vita futura.
E  se valga la pena di morire con lui in un futuro di miseria e guerra.


E’ ormai ora di introdurre nel nostro dibattito pubblico il concetto di Confederazione Mitteleuropea per prepararci alle scelte dei tempi futuri guardando al modello di Amburgo che tuttora è una Città-Stato portuale, col rango di Stato e con un parlamento autonomo, all’ interno dello Stato Federale di Germania.

Ogni epoca trova le forme politiche e amministrative più adatte.
Ciò che sembrava poter andar bene dopo la Prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale non va più bene adesso che stiamo vivendo una "Terza Guerra Mondiale a pezzi" come dice Papa Francesco.
Bisogna immaginare il futuro per non esserne travolti.

pd

 



1 commento:




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