RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 26 settembre 2024

TRIESTE, NATO, GOVERNO MELONI E LOBBISTI AMERICANI.

 


Si parla molto in questi giorni della società Utopia e dei proficui rapporti con la “fiamma magica” di Palazzo Chigi, svelati dal quotidiano "Domani" (clicca QUI). 

Anche se il potente sottosegretario Fazzolari ha smentito il rapporto di conoscenza con Zurlo, presidente e AD di Utopia, il quotidiano Domani ha “scoperto che l’altro socio della Spa è Di Giovanni, ex dirigente di Azione universitaria di FdI. Che invitava Meloni, Donzelli e gli altri big” (clicca QUI).

Giampiero Zurlo, fondatore del gruppo di “sharing policy e communication” (tradotto: lobby), da ormai un anno ha fatto il suo ingresso anche nell’editoria. 

Utopia, infatti, tramite lo spin off “Urania Media”, lo scorso anno è entrato con il 22,5% nel capitale sociale di “Base per altezza”, gruppo fondato da Paolo Messa, che edita la rivista di “influenza” americana Formiche che ha rilanciato gli articoli sul ruolo di Trieste per le strategie NATO delle americane The National Interest e Atlantic Council, espressione degli omonimi autorevoli e operativi think tank americani.

Il “comunicatore” / lobbista Paolo Messa, nel tempo, ha mollato la gestione della sua creatura e, fino al dicembre del 2023, è stato vicepresidente esecutivo di LEONARDO  nonché suo responsabile delle Relazioni geo-strategiche con gli USA. Ora è vicepresidente della NIAF, la National Italian American Foundation di Washington e ricopre la carica di Nonresident Senior Fellow presso l’Atlantic Council, lo stesso che la scorsa notte ha premiato Giorgia Meloni per mano di Elon Musk... Con cui la sinergia non è solo personale, ma anche politica e di affari (come scrive InsideOver QUI). 

Saranno lo spazio e le telecomunicazioni esterne a Tim le prossime aree di intervento in Italia dei capitali Usa? Il Ceo di Tesla e Starlink appare il candidato numero uno alle prossime mosse.

Il ministro della difesa Crosetto cofondatore del partito meloniano Fratelli d’ Italia ha svolto, prima di diventare ministro, l’ attività di “advisor” per LEONARDO, ricevendone compensi (leciti) per circa 1,8 milioni di euro  tra il 2018 e il 2021, senza contare altri compensi incassati da Orizzonti Sistemi Navali, partecipata sempre da Leonardo e da Fincantieri, come segnalato sempre dal quotidiano Domani nell’ ottobre del 2022 (clicca QUI).

 La LEONARDO spa, come noto, è una colossale industria di armamenti ed aereospazio (la prima in Europa) controllata dal governo italiano, di cui in questi giorni gli americani stanno  acquistando una quota superiore al limite del 3% tramite il fondo BlackRock, con l’ autorizzazione del Governo Meloni necessaria nei casi di industria strategica.

BlackRock aveva un portafoglio italiano del valore di 97,3 miliardi di dollari al 31 dicembre 2023, comprese quote del 7% del capitale di Unicredit, il 5% di Intesa San Paolo e partecipazioni in Eni, Enel e Generali.

La penetrazione della grande finanza americana in asset strategici italiani sta dunque aumentando con l’ approvazione del Governo Meloni.


La scalata di BlackRock a Leonardo fa il pari con la crescente sinergia del grande fondo americano con SACE, grande gruppo assicurativo controllato dal governo specializzato nel sostegno alle imprese, o con altri affari come la scalata di Kkr, fondo americano avente l’ex direttore della Cia David Petraeus tra i suoi partner, al controllo della rete di Telecom Italia.

David Patraeus è stato Comandante dell'United States Central Command, che prevedeva la responsabilità strategica di tutto il teatro medio-orientale, compresa la conduzione delle operazioni militari in Iraq e Afghanistan, prima di essere chiamato a diventare il 23° Direttore della CIA.

 

Ma cosa c’ entra tutto questo con Trieste?


Patreus è stato proposto, in interlocutori incontri a Trieste e a Washinghton, come possibile “patron” americano dell’ operazione studiata negli USA che vorrebbe fare del porto di Trieste contemporaneamente il vertice del triangolo Mumbay-Dubay-Trieste della “Via del Cotone” IMEC, sottoscritta dalla premier Meloni nel settembre 2023 durante il G20 a Delhi,  e del triangolo securitario Trieste – Danzica – Costanza  (il Trimarium della NATO), illustrata da Kaush Arha, Paolo Messa ed altri autorevoli autori (tra cui l’ ex Ministro degli Esteri del governo Monti Giulio Terzi di Sant’ Agata) nei numerosi articoli pubblicati recentemente dalle riviste dell’ Atlantic Council, The National Interest e Formiche.


Riguardo Trieste, Paolo Messa è stato protagonista il 13 settembre scorso di un’intervista “sdraiata” del quotidiano Il Piccolo di Trieste, come coautore degli articoli che sulle riviste degli autorevoli think tank americani illustravano il ruolo centrale che il porto di Trieste è destinato ad avere secondo le strategie securitarie americane per il  rafforzamento del fianco est della NATO in Europa e per il controllo dell’ Indo – Pacifico sotto lo schermo della “via del Cotone” IMEC che, in realtà, ha un valore economico e commerciale scarsissimo e, al momento, solo ipotetico.



L’ intervista, intitolata entusiasticamente “Un’ occasione unica: il FVG può diventare la porta per l’ Oriente”(sic!) in un doppio paginone intitolato pomposamente "La rotta da Trieste all' India", spiegava che il "presidente della Regione  FVG Fedriga partecipa agli eventi annuali a Washington della NIAF" di Paolo Messa. Nel contempo l' intervista tenta  di minimizzare i rischi che Trieste corre di essere coinvolta, suo malgrado, nel crescente bellicismo che sta caratterizzando il confronto tra gli Stati Uniti, Russia e Cina in una situazione internazionale esplosiva come non mai dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.


Si sa che i nodi logistici militari strategici, come pensano di far diventare Trieste, sono bersagli militari legittimi. E Trieste ha anche la disgrazia di essere a soli 80 km dalla base aerea militare americana di Aviano dotata di capacità nucleare e già utilizzata nel ’99 per i bombardamenti NATO su Belgrado e la Serbia. Il che non rassicura i cittadini.


I forti legami che il Governo italiano sembra avere con gli ambienti del potente Atlantic Council e del lobbismo americano fanno aumentare il timore che sia concretamente spianata la strada ai progetti militari USA di fare di Trieste il vertice di un triangolo di logistica militare che alimenti il fronte est della NATO: la nuova “Cortina di Ferro” che va da Danzica in Polonia a Costanza in Romania. 

Il che confligge con il suo status di Porto Franco Internazionale, neutrale e aperto a tutti, derivato dal Trattato di Pace di Parigi del 1947.

 

Paolo Deganutti


Nota: 

Su tutta la vicenda che coinvolge Trieste è uscito il libro “Trieste porto franco internazionale o bastione militare della Nato ?” che riporta anche gli articoli americani oltre ad analisi geopolitiche e militari e fornisce numerosi dati molti dei quali inediti (clicca QUI) 





venerdì 13 settembre 2024

TRIESTE, NATO, ARMI E PORTO FRANCO – Lettera aperta al Piccolo

Caro Piccolo,
    Oggi 13 settembre pubblichi un doppio paginone sulla dibattuta questione dell’interesse degli USA a fare del nostro Porto Franco un bastione strategico a sostegno del fianco est della NATO al fine di contrapporsi militarmente alla Russia e al resto dell’Eurasia.
    Dopo la pagina di domenica 1° settembre che prendeva spunto da un articolo, legittimamente criticabile, del prof. Pacini per accusare rozzamente di “propaganda russa” chi denuncia i rischi concreti di uso militare del Porto Franco Internazionale di Trieste in funzione antirussa e anticinese, oggi fai una parziale inversione di rotta tentando di apparire più equilibrato e in grado di fare giornalismo invece di denigrazione gratuita.

    Però non avresti sprecato ben tre pagine piene, in soli 10 giorni, se sotto quello che descrivi come fumo non ci fosse un grosso arrosto (oltre a parecchie sollecitazioni autorevoli).

    Oggi invece di un attacco denigratorio frontale, inefficace contro tesi ben documentate, hai dovuto scrivere di “granello di verità” e parli della, precedentemente ignorata, visita a Trieste avvenuta il giugno scorso del dott. Arha, esponente dell’ Atlantic Council, dimenticando però che era accompagnato da Carlos Roa ex direttore editoriale esecutivo del The National Interest nonchè Associate Washington Fellow all’ Institute for Peace and Diplomacy americano: entrambi ben inseriti negli ambienti che vanno, come tu scrivi, dai falchi liberal ai neo-con e securitari americani (quelli che hanno fomentato la fallimentare invasione USA di Afganistan e Iraq, per capirci).

    Dimentichi di dire che la mezza dozzina di articoli, in soli tre mesi, del dott. Arha su Trieste, Nato, Trimarium e Via del Cotone - in contrapposizione militare e commerciale a Russia e Cina - sulle autorevoli riviste dei think-tank americani Atlantic Council e National Interest erano firmati insieme a personaggi importanti.
Ad esempio: George Scutaru, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente della Romania; Adam Eberhardt vicedirettore del Centro per gli studi sull’Europa orientale dell’Università di Varsavia; Paolo Messa che hai intervistato oggi. Il dott. Messa non è solo un senior fellow dell’Atlantic Council ma il vicepresidente esecutivo, fino al dicembre 2023, di Leonardo - la più grande società italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza - nonché suo responsabile delle Relazioni geo-strategiche con gli Usa.
    Non si tratta, dunque, di giornalisti o intellettuali sognatori che parlano inutilmente.
    Del resto lo stesso tuo Giovanni Tomasin nell’articolo spiega che l’ Atlantic Councilfunge da collegamento informale fra leader europei e gli Usa”, ovvero si tratta concretamente di quella che si chiama “diplomazia parallela”.

    Purtroppo non scrivi, caro Piccolo, che l’ articolo di Arha il 10 settembre per Formiche sulla Via del Cotone era firmato insieme a, nientepopodimeno che, il Ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata ora senatore di FdI, e a Francesco Maria Talò ex consigliere diplomatico di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (ora da qualche mese in pensione). Clicca QUI

    Inoltre Arha era stato audito, come tu stesso scrivi, nell’aprile scorso dal Comitato Permanente sulla politica estera per l’indo-pacifico della Camera.

    Parlare dunque di “libero pensatore e intellettuale” e “curiosità intellettuale” a proposito di Trieste e NATO, come ci tocca leggere oggi, appare un po’ riduttivo (e fa sorridere come la fiaba di Biancaneve) anche alla luce del fatto che parliamo di un esperto pragmatico che “ha seguito fin dall’inizio la costruzione del gruppo I2U2, che include India, Israele, Emirati arabi e Stati Uniti, una intuizione nata dall’amministrazione Trump e confermata senza tentennamenti da quella Biden” come ci fai leggere oggi.

    E non citi nemmeno l’ articolo di Mirko Mussetti di Limes pubblicato sulla Rivista Marittima della Marina Militare italiana nel marzo del 2022 sulla “lettura militare della questione del Trimarium” che definisci “prematura” anche se è invece consolidata da anni.(clicca QUI)

    Tutto questo lo sapevi, e molto altro ancora, perché ti avevo mandato (anche a Tomasin personalmente) alcune copie del mio libretto “Trieste porto franco internazionale o bastione militare della Nato ?” che le illustra, citando esclusivamente fonti americane e occidentali e non certo moscovite o pechinesi. E di cui non hai, inusualmente, pubblicato nemmeno l’ annuncio della presentazione, avvenuta ugualmente con folto pubblico.
    
Bisogna trarre la conclusione che la parabola editoriale del Piccolo lo ha portato a coprire le operazioni dell' Atlantic Council e del National Interest, ovvero della destra neocon americana, eccezionalista e guerrafondaia, in collaborazione con la destra governativa italiana di Fratelli d' Italia? Accusando di essere "propagandisti russi" coloro che le portano allo scoporto? Ti stai riposizionando in previsione delle elezioni americane di novembre?

    Caro Piccolo, dal paginone odierno abbiamo appreso dal Commissario del Porto prof. Torbianelli che “Abbiamo oggi degli obblighi di far passare parte di logistica militare, ma questo non significa che il porto di Trieste sia un avamposto della Nato”.
        Sono proprio le pressioni americane perché lo diventi, bastione della Nato (veramente più “retrovia strategica e obiettivo militare legittimo” che avanposto), che preoccupano molto.
    Perché proprio a questo salto di qualità puntano chiaramente gli scritti, e le riunioni operative anche a Washington con partecipanti triestini, promossi dall’ Atlantic Council anche se usando il lubrificante della Via del Cotone attraverso Arabia Saudita e Israele: stati alleati degli USA nonostante non paiano attualmente campioni mondiali di diritti umani e democrazia.

    Caro Piccolo, dopo aver citato romanticamente il grande David Bowie il tuo Tomasin, per minimizzare e giustificare ogni situazione presente e futura, chiude così: “Trieste è un tassello di quel caotico e mutevole mosaico che chiamiamo Storia” che ci dovremmo tenere in saccoccia così come ci piomba sulla testa.
Il fatto che siano diventati Storia non assolve gli uomini dalle loro responsabilità e dai loro crimini.

    Al liceo un rimpianto professore mi insegnava che “La Storia è fatta da fatti che sono stati fatti dagli uomini” e non è un’entità mistica che governa i destini umani.
    Uno di questi fatti concreti è il Trattato di Pace del 1947 dove all’ art. 1 dell’ Allegato VIII si prescrive che “Il porto e le vie di transito di Trieste siano accessibili in termini uguali per tutto il commercio internazionale….. come consuetudine negli altri porti liberi nel mondo”, mentre l’allegato VI - articolo 3 - tuttora vigente - stabilisce con estrema chiarezza la neutralità e la smilitarizzazione del Territorio Libero di Trieste (o di ciò che ne è seguito) e del suo Porto Franco Internazionale.
    Tutto ciò è palesemente incompatibile con il traffico di armi e di “logistica militare” attuale, molto onestamente e lodevolmente ammesso dal Commissario Torbianelli nell’intervista odierna, e contro cui bisogna opporsi in linea con gli orientamenti dei sindacati dei lavoratori portuali, della società civile e, in particolare, delle organizzazioni cattoliche come Pax Christi e Fari di Pace e laiche come osservatorio Weapon Watch che annunciano su questo un’ iniziativa a Trieste per il 20 novembre prossimo. Iniziativa cui fin d’ora aderisco e invito ad aderire, così come aderisco alla manifestazione di domenica 15 settembre alle 17 da Largo Riborgo e aderirò a qualsiasi manifestazione per la pace e la neutralità chiunque la promuova.
    Perché è una questione terribilmente seria che si presenta in una situazione mondiale esplosiva e molto pericolosa che solo degli irresponsabili possono sottovalutare.

    Figurarsi se in un Porto Franco Internazionale possono essere permessi traffici d’armi esclusivamente a favore di un blocco, quello NATO, a danno di un altro!
Per giunta escludendo il resto del mondo perfino dal diritto ad approdare per compiacere sanzioni emesse, contro i propri avversari geopolitici, solo da 30 paesi sui 193 presenti all’ Onu!

    Può darsi che la Storia ci porti ad un epoca in cui le Potenze egemoni, e i loro satelliti, se ne fregano apertamente di trattati e diritto internazionale e in cui si usano smaccatamente due pesi e due misure a seconda delle convenienze: non ci si lamenti allora del caos crescente e del moltiplicarsi delle guerre.

    Un Porto Franco è un Porto Libero, libero veramente, in armonia coi Trattati di Pace e non con le Dichiarazioni di Guerra e le Sanzioni unilaterali emanate dall’ Egemone di turno.
    Per questo: per la pace, la neutralità e la prosperità vale la pena di battersi. Non per preservare uno “status quo” egemonico morente caratterizzato da crescenti disordini, guerre, diseguaglianze e impoverimento.
    Gli uomini la storia la fanno e non sono condannati dagli Dei a subirla: LA STORIA SIAMO NOI, ogni giorno.

Paolo Deganutti