E'
finita in una cagnara la manifestazione per lo striscione convocata dal Piccolo
e dal PD, che era presente in forze con illustri rappresentanti.
Cliccando QUI il resoconto e il video.
Fin dall' inizio era stato evidente l' uso strumentale del "caso Regeni" per un regolamento di conti interno ai partiti nazionali italiani.
Il Centro Destra, non avendo niente di meglio da fare ed essendo becero, aveva preparato una mozione "urgente" per far togliere lo striscione esposto da mesi.
Su questo era piombato Il Piccolo, bollettino locale del PD, con la famosa prima pagina gialla, convinto di fare una grande operazione politica montando un caso mediatico con tanto di telefonate a casa di "opinion leader" nazionali per sollecitare un parere, generalmente grondante retorica.
Il sindaco, con la abituale rozzezza, emotività ed ignoranza, si è tolto il "dente cariato".
La Serracchiani lo ha messo alla finestra del suo ufficio per far vedere che lei invece è brava e buona.
E così via...come nella "Guerra dei Bottoni".
Della "Verità per Giulio Regeni" a nessuno di questi politicanti (e giornali) poteva fregar di meno.
Interessava solo di regolare i conti fra partiti nazionali e innescare una "battaglia" sui simboli perchè sulle cose concrete non possono farla visto che sono ugualmente responsabili.
Lo stesso giorno sono uscite le notizie sulla pesante emigrazione, soprattutto di giovani, che a Trieste è più che doppia alla media Italiana: NEMMENO UNA PAROLA si è sentita da questi combattenti impegnati a duellare su uno striscione.
Con il Piccolo impegnatissimo a far montare la vicenda ed a convocare con pressanti e ripetuti annunci la manifestazione, formalmente indetta da Amnesty, tanta brava gente c'è cascata pensando di essere mobilitata per una nobile causa mentre era solo strumentalizzata in una baruffa da cortile tra Centro Sinistra e Centro Destra.
Ma trattandosi di una cosa non limpida è naturalmente degenerata in un finale incivile come i protagonisti di entrambi gli schieramenti.
Finale che, se avesse avuto protagonisti gli indipendentisti (che da queste intemperanze si sono sempre ben guardati) avrebbe scatenato il coro dei soliti "indignati".
Non è una novità quella di provocare contese sui simboli, questioni internazionali e vicende marginali per evitare di doversi confrontare su questioni e problemi di fondo, concreti e imbarazzanti.
Da tempo vediamo i partiti nazionali orientati in questo senso.
Meglio parlare di striscioni e prese di posizioni morali, che non costano niente, piuttosto che di emigrazione, ferriera e decadenza economica e civile di Trieste.
Casualmente oggi sul Corriere un "grande vecchio" del PD, Luciano Violante, ha scritto un interessante articolo in cui cerca di spiegare perchè i cosiddetti "populismi" stanno dappertutto soppiantando la sinistra nelle preferenze dei ceti più popolari mentre la sinistra continua ad essere preferita dalle "élite" e dai "radical chic".
Sembra scritto per questa storia dello striscione...
Cliccando QUI il resoconto e il video.
Fin dall' inizio era stato evidente l' uso strumentale del "caso Regeni" per un regolamento di conti interno ai partiti nazionali italiani.
Il Centro Destra, non avendo niente di meglio da fare ed essendo becero, aveva preparato una mozione "urgente" per far togliere lo striscione esposto da mesi.
Su questo era piombato Il Piccolo, bollettino locale del PD, con la famosa prima pagina gialla, convinto di fare una grande operazione politica montando un caso mediatico con tanto di telefonate a casa di "opinion leader" nazionali per sollecitare un parere, generalmente grondante retorica.
Il sindaco, con la abituale rozzezza, emotività ed ignoranza, si è tolto il "dente cariato".
La Serracchiani lo ha messo alla finestra del suo ufficio per far vedere che lei invece è brava e buona.
E così via...come nella "Guerra dei Bottoni".
Della "Verità per Giulio Regeni" a nessuno di questi politicanti (e giornali) poteva fregar di meno.
Interessava solo di regolare i conti fra partiti nazionali e innescare una "battaglia" sui simboli perchè sulle cose concrete non possono farla visto che sono ugualmente responsabili.
Lo stesso giorno sono uscite le notizie sulla pesante emigrazione, soprattutto di giovani, che a Trieste è più che doppia alla media Italiana: NEMMENO UNA PAROLA si è sentita da questi combattenti impegnati a duellare su uno striscione.
Con il Piccolo impegnatissimo a far montare la vicenda ed a convocare con pressanti e ripetuti annunci la manifestazione, formalmente indetta da Amnesty, tanta brava gente c'è cascata pensando di essere mobilitata per una nobile causa mentre era solo strumentalizzata in una baruffa da cortile tra Centro Sinistra e Centro Destra.
Ma trattandosi di una cosa non limpida è naturalmente degenerata in un finale incivile come i protagonisti di entrambi gli schieramenti.
Finale che, se avesse avuto protagonisti gli indipendentisti (che da queste intemperanze si sono sempre ben guardati) avrebbe scatenato il coro dei soliti "indignati".
Non è una novità quella di provocare contese sui simboli, questioni internazionali e vicende marginali per evitare di doversi confrontare su questioni e problemi di fondo, concreti e imbarazzanti.
Da tempo vediamo i partiti nazionali orientati in questo senso.
Meglio parlare di striscioni e prese di posizioni morali, che non costano niente, piuttosto che di emigrazione, ferriera e decadenza economica e civile di Trieste.
Casualmente oggi sul Corriere un "grande vecchio" del PD, Luciano Violante, ha scritto un interessante articolo in cui cerca di spiegare perchè i cosiddetti "populismi" stanno dappertutto soppiantando la sinistra nelle preferenze dei ceti più popolari mentre la sinistra continua ad essere preferita dalle "élite" e dai "radical chic".
Sembra scritto per questa storia dello striscione...
"(Gli appartenenti alla
sinistra)... appaiono
più preoccupati delle grandi questioni del
mondo che dei problemi quotidiani dei
concittadini.
più preoccupati delle grandi questioni del
mondo che dei problemi quotidiani dei
concittadini.
Questo mutamento è potuto accadere perché
le forze di sinistra, forse ritenendo di
rappresentare in ogni caso gli interessi del
popolo più e meglio di altri, come per
concessione divina, hanno smesso di
occuparsene in modo prioritario.
Hanno preferito dedicarsi alla scelta del
capitalismo da sostenere e alle riflessioni
sui cambiamenti indotti dalla globalizzazione.
Si sono perciò trovate al fianco delle élite
piuttosto che al fianco del popolo."
LUCIANO VIOLANTE Corriere della Sera
11/10/16 (clicca QUI)
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