Il dollaro sale e l’ euro scende ai livelli minimi da
20 anni: e così aumentano ulteriormente i costi dell’
importazione di idrocarburi che sono trattati in dollari e l’ inflazione
conseguente all’ importazione di materie prime.
La Germania e’ in deficit commerciale per la prima
volta da 30 anni.
L’ UNIPER, il più grande importatore tedesco
di gas russo, sta fallendo e Berlino tenta di salvarlo con 9
miliardi pubblici.
I capitali fuggono dall’ europa,
insicura ai bordi della guerra e investita dalla crisi, e vanno negli
USA che ne hanno aumentato la remunerazione alzando i tassi.
Tutti segnali della gravissima crisi in arrivo in Europa e della validità della
analisi economica chiamata “Ciclo del Dollaro”.
Ecco che cos’ è:
1) Gli USA hanno ancorato il dollaro al commercio del petrolio, imponendo all’
OPEC nel 1972 che tutte le transazioni mondiali avvengano
nella loro valuta, stampata a discrezione dalla loro Banca Centrale (FED) dopo
che nel ‘71 era stato svincolata dalla convertibilità in oro.
2) Ogni turbolenza e destabilizzazione che riguardi direttamente o
indirettamente paesi produttori di idrocarburi provoca un aumento dei prezzi in
dollari e quindi una domanda di dollari per le transazioni globali che viene
soddisfatta dalla FED stampando dollari distribuiti all’ estero tramite il
commercio internazionale in cambio di merci (un “pezzetto di carta verde”
appena stampato in cambio di beni materiali).
I capitali e gli investitori
richiedono sicurezza, stabilità e buoni tassi di rendita...
3) Per evitare di andare in deficit in “conto
capitale” gli USA, che vista la carenza di risparmio (5% circa) hanno
bisogno di almeno 700 miliardi all’ anno per sorreggere la liquidità interna,
devono periodicamente far rientrare i dollari con cui hanno irrorato il mondo
negli anni precedenti e che sono serviti per alimentare la crescita delle
economie locali e per acquisizioni di attività all’ estero (possibilmente a
prezzi stracciati in paesi mandati in crisi).
La FED allora alza i tassi, come in questo periodo, rendendo più
conveniente l’ investimento negli USA e il Governo collabora rendendo insicure, con destabilizzazioni e azioni militari, aree del mondo da cui i capitali fuggono dirigendosi verso gli insulari Stati
Uniti percepiti come più sicuri.
La ricchezza finanziaria prodotta all’ estero nella parte precedente del ciclo
rientra negli USA e i paesi drenati restano all’ asciutto di capitali e vanno
in crisi pronti per un secondo ciclo di “tosatura” della ricchezza prodotta e
di cessione di asset strategici a prezzi stracciati (mediamente il ciclo è di
6-8 anni).
4) Per controllare i flussi dei capitali finanziari si
usano le variabili rapide della destabilizzazione e della guerra: ogni
conflitto provoca fughe di capitali dalle aree percepite come insicure e ne
deteriora il “clima degli investimenti” ed è il più veloce ed efficace
sistema per deviare i flussi finanziari.
Ad esempio la crisi Ucraina del 2014, quella di “EuroMaidan” con il “regime
change” e l’ inizio della guerra civile contro il Donbass e la Crimea, ha
provocato solo nei primi due mesi una fuga di capitali pari a 1.000 miliardi di
dollari spostati dall’ Europa agli Stati Uniti.
La guerra del Kosovo con il bombardamento della Serbia, cui hanno partecipato
paesi europei tra cui l’ Italia, ha provocato lo spostamento di 400 miliardi di
dollari dall’ Europa verso gli USA.
Attualmente il flusso di dollari che dall’ Europa rientrano negli USA - bastano
pochi click sui computer dei finanzieri – è certamente imponente se provoca il
più grande rafforzamento della valuta americana sull’ Euro dal 2002.
E’ il risultato della tipica tattica americana di alterare il clima degli
investimenti con mezzi militari e destabilizzazioni.
Ciò spiegherebbe razionalmente l’ insistenza dell’ “abbaiare della Nato alla
porta di casa della Russia” citato da Papa Francesco.
Inoltre, anche se l’ aumento del prezzo degli idrocarburi danneggia
temporaneamente pure gli Stati Uniti, bisogna tener presente che il
rafforzamento del dollaro sull’ Euro determina anche l’ “Esportazione dell’
Inflazione” dagli USA verso l’ Europa e le altre aree del mondo verso le
cui valute il dollaro si apprezza. Un’ inflazione quella americana non dovuta
solo all’ aumento del costo di petrolio e materie prime ma anche endogena.
Nella contingenza attuale gli USA si avvantaggiano anche dal fatto di essere produttori
di petrolio ed esportatori di gas liquefatto GNL che hanno promesso all’ Europa
per diversificare, ma a carissimo prezzo. Anche perché tutta la catena degli
impianti GNL (produzione, navi, rigassificatori) è fatta di acciaio: metallo
che adesso ha prezzi stellari.
Il prezzo del gas si è moltiplicato per 7 in un anno mandando a gambe all’ aria
l’ apparato industriale europeo, tedesco e italiano specialmente, che si basava
sull’ importazione di gas russo a basso costo.
Appare infatti abbastanza folle e ideologico dover importare gas da lontano a
costi altissimi quando c’è vicino a costi bassi.
Insomma quanto va succedendo a nostro greve danno è
anche un modo per mitigare i gravi problemi che affliggono la società
americana, fortemente in crisi e spaccata, facendo rientrare capitali e
liquidità per alimentare l’ economia, esportando l’ inflazione e agitando lo
spauracchio del “Nemico” contro cui compattarsi (anche con la tenue speranza di
consentire a Biden di superare bene le elezioni di “midterm” di novembre).
Quando si hanno problemi interni è un classico spostare la politica all' esterno.
Il “Ciclo del Dollaro” è diventato necessario, e vitale, agli USA da
quando hanno deciso di non essere più una potenza industriale ma di diventare
prevalentemente una potenza finanziaria e militare, decentrando
all’ estero, dove i salari sono più bassi, tutta la produzione manifatturiera
di merci a basso valore aggiunto, tranne ovviamente quella militare.
Merci però necessarie alla vita dei cittadini che ora vengono importate
determinando il cronico stratosferico deficit della bilancia dei pagamenti
americana.
Intere città industriali come Detroit sono praticamente sparite a causa
della terziarizzazione dell’ economia USA.
Tuttavia pare che stavolta l’ oliato, potente e ciclicamente ripetuto
meccanismo geopolitico-militar-finanziario americano del “Ciclo del Dollaro”
abbia fatto saltare gli equilibri su cui si reggeva il traballante Ordine
Mondiale unipolare a egemonia USA dopo il crollo dell’ URSS e stia andando
fuori controllo: non conviene mai far uscire l’ orso dalla caverna se non si sa
come farlo rientrare… spiegava il cancelliere Otto von Bismarck.
La guerra in Ucraina rappresenta infatti una rottura dell' ordine mondiale precedente e uno scontro tra Russia e USA che travalica la guerra regionale.
Entrano qui in anche gioco i concetti di “Montagne Russe del Dollaro”,
di “Tosatura Finanziaria” e “Uso Finanziario
della Guerra” che sono ben spiegati nel saggio pubblicato da Limes nel
2015 che trovate cliccando QUI.
E approfonditi nel libro “L’ Arco dell’ Impero” pubblicato
dalle edizioni LEG con la prefazione del gen. Fabio Mini.
paolo deganutti