Sono stati presentati ieri i dati del Porto Franco Internazionale di
Trieste che registrano una significativa crescita malgrado il calo del transito
di petrolio.
Ma già nei giorni scorsi ne aveva parlato la rivista internazionale Splash di Singapore in un articolo che aveva destato sensazione (clicca QUI e che avevamo già commentato QUI) dove spiegava:
Ma già nei giorni scorsi ne aveva parlato la rivista internazionale Splash di Singapore in un articolo che aveva destato sensazione (clicca QUI e che avevamo già commentato QUI) dove spiegava:
"Trieste ha raddoppiato il suo
traffico di container dal 2016, visto che lavora per catturare parte del 70%
del commercio che passa tra l'Europa e la Cina attraverso rotte marittime.
Nel 2016 ci sono stati 486.000 teu
spostati, ma nel 2018 è stato registrato un balzo drastico a 730.000 teu. Il
numero di treni gestiti è anche raddoppiato da 5.000 a 10.000 nello stesso
periodo".
Trieste è all' avanguardia nella intermodalità nave-ferrovia grazie alla disponibilità della rete ferroviaria lasciata in eredità dall' Austria che l' Autorità Portuale ha voluto e saputo valorizzare.
Per inciso i viadotti e ponti ferroviari costruiti dal geniale Karl von Ghega nel 1857 sopportano tuttora intatti l' aumentato traffico ferroviario, mentre altrove costruzioni moderne hanno seri problemi quando non crollano direttamente.
Il Presidente Zeno D' Agostino ha inoltre sottolineato durante la presentazione dei dati (che sotto riportiamo):
"Siamo un porto franco. Più attriti ci sono nel mondo e meglio è per noi. Pure la Brexit è un vantaggio: se l’Inghilterra esce dall’Ue diventa un mercato per le merci in punto franco."
Ecco il valore aggiunto strategico del Porto Franco finora trascurato e vituperato da una politica miope e ottusa.
Condividiamo l' ottimismo del Presidente D' Agostino, di cui Trieste ha tanto bisogno, segnalando che l' ulteriore balzo da fare è quello di diventare terminal delle "Nuove Vie della Seta".
Sempre il citato articolo sulla rivista Splash sosteneva:
Trieste è all' avanguardia nella intermodalità nave-ferrovia grazie alla disponibilità della rete ferroviaria lasciata in eredità dall' Austria che l' Autorità Portuale ha voluto e saputo valorizzare.
Per inciso i viadotti e ponti ferroviari costruiti dal geniale Karl von Ghega nel 1857 sopportano tuttora intatti l' aumentato traffico ferroviario, mentre altrove costruzioni moderne hanno seri problemi quando non crollano direttamente.
Il Presidente Zeno D' Agostino ha inoltre sottolineato durante la presentazione dei dati (che sotto riportiamo):
"Siamo un porto franco. Più attriti ci sono nel mondo e meglio è per noi. Pure la Brexit è un vantaggio: se l’Inghilterra esce dall’Ue diventa un mercato per le merci in punto franco."
Ecco il valore aggiunto strategico del Porto Franco finora trascurato e vituperato da una politica miope e ottusa.
Condividiamo l' ottimismo del Presidente D' Agostino, di cui Trieste ha tanto bisogno, segnalando che l' ulteriore balzo da fare è quello di diventare terminal delle "Nuove Vie della Seta".
Sempre il citato articolo sulla rivista Splash sosteneva:
"Trieste si adatta ai piani
della Cina in quanto è già collegata per ferrovia ad Austria, Belgio,
Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Lussemburgo e Slovacchia.....
Oltre a quanto sopra, Trieste ha
vantaggi strategici di localizzazione per gli scambi commerciali tra Suez,
Mediterraneo, Europa centro-orientale e la nuova rotta artica. Questi vantaggi
includono i suoi 18-20 m di profondità d'acqua, lo status giuridico di “porto
franco internazionale” e il porto più settentrionale del Mare Adriatico.
Ora Trieste sta pubblicizzando
apertamente la propria posizione geografica e logistica in Cina, in
particolare il suo status di “porto franco internazionale” che consente di dare
concessioni pubbliche sulle principali aree portuali.
Ora sta cercando di recuperare terreno
perduto posizionandosi per sfruttare questa nuova modalità di trasporto
intermodale aggiungendo ulteriori funzionalità al suo servizio.Lo status di porto franco rende
possibile servizi a valore aggiunto come il carico, lo scarico, lo stoccaggio e
la produzione senza dover pagare le tasse nonchè la libertà di transito
delle merci verso altri Stati europei.
L'attenzione non è tanto al numero
di container movimentati, quanto il valore aggiunto in relazione a quei
container. Ad esempio, Trieste sta cercando 1,3 miliardi di dollari per rendere
l'accesso stradale / ferroviario ai container sia efficiente.
Ciò sarebbe possibile grazie a una
grande banchina, un terminal ferroviario, aree di deposito container e una
“zona franca” che può essere utilizzata per il deposito e l'assemblaggio delle
merci."
Auspichiamo che non si mettano di traverso le note tensioni geopolitiche tra gli USA e la Cina oltre alla proverbiale incapacità dei governi e delle burocrazie italiani.
Auspichiamo che non si mettano di traverso le note tensioni geopolitiche tra gli USA e la Cina oltre alla proverbiale incapacità dei governi e delle burocrazie italiani.
Da segnalare inoltre come molto positivo
l' arrivo nell' ambito portuale di dirigenti competenti come il
terminal manager della Piattaforma logistica Dragomir Matic già presidente
dell' Autorità Portuale di Capodistria e il direttore commerciale di Alpe
Adria Angelo Aulicino
Ecco
i dati del Porto Franco Internazionale come comunicati dall' Autorità
Portuale e riportati sul Piccolo odierno:
"Sono i numeri a parlare della crescita costante dei
traffici del porto di Trieste e
Monfalcone, capace di movimentare in totale più di 67 milioni di tonnellate. È il nuovo
record storico, che conferma
lo scalo al primo posto in Italia
per volumi totali con un aumento del +1, 2% rispetto al
2017, quando le tonnellate si
erano fermate a 62. E rispetto
a una realtà costantemente
“drogata” dalla quantità di petrolio immessa nell’oleodotto,
la notizia è che le rinfuse liquide calano dell’1% mentre i container sono il settore col più alto tasso di crescita. Anche qui
siamo al record con 725 mila
Teu movimentati e un incremento del +18% sul 2017 e addirittura del +49% sul 2016.
Sommando container con semirimorchi e casse mobili, si
tocca quota 1, 4 milioni di Teu
equivalenti, con un +7, 7% rispetto al 2018.
Buono pure il risultato delle
merci varie (+7,3%) e delle
rinfuse solide (+1,6%); cala
leggermente il traffico ro-ro,
con quasi 300 mila unità transitate per mezzo di traghetti:
flessione che l’Autorità spiega
con il crollo della lira turca e la
conseguente riduzione dell’export da Istanbul. Per D’Agostino «i dati restituiscono la fotografia di un porto che si conferma leader in Italia per tonnellaggio, ma sempre meno dipendente dal petrolio».
Il fiore all’occhiello del presidente non sono solo i quantitativi di merci ma i risultati del
traffico ferroviario. Quella “cura del ferro” che D’Agostino rivendica come prova della «capacità di cucire l’esistente e
metterlo a sistema, facendo di
Trieste il primo porto ferroviario del paese». A fine 2018 l’Autorità ha contato quasi 10 mila
convogli, con un +12% rispetto al 2017 e una prospettiva di
crescita del 10% per il 2019.
«Il treno è il leader indiscusso
della nostra crescita – spiega il
manager – e il porto di Trieste
conferma nei numeri la scelta
di investire 120 milioni nelle
infrastrutture ferroviarie. Ripensare il sistema portuale
mettendo al primo posto la ferrovia ha dato risultati importanti per i traffici e in termini
di salvaguardia ambientale. I
treni movimentati nel 2018
corrispondono a 210 mila camion tolti dalla strada».
D’Agostino parla a braccio e
sottolinea che il porto «ha aumentato del 50% la sua capacità ferroviaria senza costruire
un solo metro di binario. Non
si risponde al mercato solo promettendo grandi infrastrutture, come fatto ad esempio a Venezia o Capodistria, ma anche
dando risposte veloci al cambiamento e traendo il meglio
da quello che esiste».
Trieste è inserita in posizione strategica nella mappa
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