RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 26 gennaio 2019

TRIESTINI SVEGLIAMOCI !!!!! ZES - ZONA FRANCA DOGANALE E FISCALE: IL GOVERNO APRE A VENEZIA DOPO L’ ISTITUZIONE NEI PORTI DEL SUD - TRIESTE HA I PUNTI FRANCHI DOGANALI MA NON UNA “TAX FREE ZONE” FISCALE -



Il giorno dopo l’ assemblea degli industriali veneti che chiedeva la costituzione di una Zona Franca - ZES a Venezia, di cui abbiamo parlato ieri, il Governo già apre e fissa un incontro.

La si vuole collegata al porto.
La Confindustria veneta ha stimato che il costo delle riduzioni fiscali sarà di 250 milioni che, dal secondo anno, potranno sviluppare un gettito fiscale di quattro volte superiore e creare 26.000 posti di lavoro.
Come noto il Veneto sta anche trattando l’ Autonomia richiedendo 23 competenze esclusive, e relative dotazioni finanziarie, che comporterebbero che il 90% delle tasse resterebbe nella regione: come accade adesso alla Provincia Autonoma di Bolzano.

Alla fine di questo processo, iniziato con il referendum del 22 ottobre di due anni fa il Veneto si troverà ad avere non solo una maggiore autonomia e disponibilità finanziaria delle Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ma anche con una zona franca legata al Porto di Venezia.

I Punti Franchi del Porto di Trieste sono di rango superiore perché comportano la completa extraterritorialità doganale, tuttavia attualmente non prevedono  esenzioni fiscali per imprese e persone.

Nella Zona Economica Speciale richiesta da Venezia invece vi sarebbero anche rilevanti facilitazioni fiscali come 50 milioni di credito d’ imposta per investimenti e insediamenti di stabilimenti e sospensione dell’ IVA.

Più volte si è parlato di completare i vantaggi del Porto Franco Internazionale di Trieste con una Free Zone Fiscale (e non solo doganale) ma non si vede alcun passo concreto delle autorità.

C’è molto da imparare dai veneti che si stanno muovendo con determinazione e presto o tardi vorranno rubarci la merenda, come da secolare tradizione.
Meglio svegliarsi prima, magari pensando a una mobilitazione cittadina visto che le forze politiche, che a Trieste non brillano per acume e attenzione al bene comune, pensano ad altro.

Riportiamo di seguito il dettagliato articolo odierno del Corriere della Sera, edizione del Veneto:


Dopo l’assemblea di Confindustria Venezia
Venezia Zona Speciale,
il governo apre agli industriali
Convocato un vertice a Roma
VENEZIA 26/1/19
L’appello degli industriali è stato subi
to raccolto. Le segreterie sono alla ricerca di
una data utile per tuffi ma, assicura il sottose
gretario all’Economia Massimo Bitonci, «è già
deciso che la prossima settimana, a Roma, in
sieme al viceministro allo Sviluppo economi
co Dario Galli incontrerò il presidente di Con
findustria Venezia-Rovigo Vincenzo Marinese
per discutere con lui della Zes e del modo mi
gliore per rilanciare Porto Marghera. Marinese
sa che di me si può fidare: abbiamo già avuto
un dialogo proficuo in occasione della stesura
della manovra di bilancio. Sono sicuro che la
voreremo bene anche su questo dossier».
Già incassato l’appoggio del governatore Lu
ca Zala e quello del presidente deWEuroparla
mento Antonio Tajani, anche il presidente del
l’Autorità portuale di Venezia, Pino Musolino,
si dice disponibile a fare la sua parte: «E chiaro
che la creazione di una Zes, magari accoppiata
con l’allargamento del già esistente Punto
Franco, potrebbe rappresentare una leva per la
crescita dell’intera area metropolitana. La cre
azione di occupazione e di valore sul territorio
sono una priorità assoluta per tuffi i soggeffi,
istituzionali e non, coinvolti nel progettare il
inturo di Venezia, del suo Porto e delle affività
economiche ad esso collegate. Perciò pieno
Dietro l’oscuro acronimo che sta per «Zone
economiche speciali», d’altronde, si celano
vantaggi molto concreti: credito d’imposta per
maxi investimenti fino a 50 milioni (quello
normale è al massimo di 15 milioni), tempi di
mezzati per autorizzazioni e procedure (come
l’apertura di nuovi stabilimenti) con il Gover
no pronto a esercitare i poteri sostitutivi, oneri
amministrativi e istruttori più bassi. La proie
zione su Venezia e Rovigo messa a punto da EY
per Confindustria si regge su cifre sorpren
denti: 2,4 miliardi di investimenti, 26.600 nuo
vi posti di lavoro, il recupero di 385 ettari di ex
fabbriche oggi in stato di semi-abbandono,
con vantaggi cospicui anche per le casse di
Stato ed enti locali, visto che riprenderebbero
co conto; si deve modificare una legge. Le Zo
ne economiche speciali nascono infatti nel
2017 Con il Decreto Mezzogiorno e puntano ad
attrarre investimenti nei grandi porti del Sud,
agganciando i flussi di merci che attraversano
il Mediterraneo passando per il Nord Africa e il
canale di Suez, per approdare alla Cina se
guendo la Nuova Via della Seta. Due Zes sono
già state istituite, Napoli-Salerno e Gioia Tau
ro, altre sei sono in gestazione: Bari-Brindisi,
Augusta (con Catania e Siracusa), Palermo, Ca
gliari, Taranto (collegata alle zone industriali
della Basificata) con un ultimo porto da indM
duare per unire Molise e Abruzzo.
Venezia (come Genova) potrebbe godere
delle facifitazioni previste per le «ZIs», le Zone
Logistiche Semplificate istituite con la legge di
Bilancio 2018, che sono una sorta di versione
tight delle Zes, di gran lunga meno appetibili
per gli investitori (per dirne una: non è previ
sto il m.axi credito d’imposta) ma è chiaro che
Coifindustria punta al bersaglio grosso e cioè
ad equiparare Venezia agli altri porti affacciati
sul Mediterraneo. E non solo sul Mediterra
neo, a dire il vero: nel mondo già oggi si conta
no circa 2.700 Zes, dalla Cina (Shenzhen, ad
esempio) a Dubai, passando per la Polonia che
ne ha istituite addirittura 14, con un’esenzione
sull’imposta sul reddito delle società che oscil
la tra 1125 e 1155%, a seconda di alcune variabi
li, dall’ammontare degli investimenti al nume
rodi posti di lavoro creati. «Lì ne sono nati 300
mila - ha detto Marinese - innescando 25 mi
liardi di euro di investimenti. Un contributo
determinante al balzo in avanti del Pii polacco,
cresciuto in sette anni del 27%»,
Ivantaggi, insomma, sono indiscutibili. Re
sta da capire, dopo l’annunciato incontro tra
Marinese, Bitonci e Galli al Mef, che ne pensi il
ministro del Sud Barbara Lezzi, visto che il ca
pitolo Zes attiene alla Coesione territoriale, e
cioè al suo dicastero (nei comitati di indirizzo
delle Zes, invece, accanto alle Regioni e alle
Autorità portuali siedono Palazzo Chigi e il miS
nistero delle Infrastrutture e dei Trasporti). E
bene ricordare che dal Sud arrivarono critiche
e reazioni negative già in occasione della na
scita delle Zls, accusate di far perdere competi
tività alle Zes. tuterpellata dal Corriere del Ve
neto, ieri Lezzi ha preferito non rilasciare alcu
na dichiarazione, ma nei giorni scorsi, presen
tando un emendamento sul tema al Dl
Semplificazioni (che prevede, tra l’altro, l’esen
zione Iva per le Zes), aveva detto: «Finalmente
le Zone economiche speciali e quelle semplifi
cate potranno cambiare marcia, entrando in
fase operativa». Chissà se ne trarrà slancio an
che la proposta di Confindustria.
Ma. Bo.

  
 COS' E' LA ZES ?
Con l’acronimo Zes si intendono le «Zone
economiche speciali»: aree che godono di
incentivi e agevolazioni per le imprese che
investono, I vantaggi sono molto concreti:
credito d’imposta per maxi investimenti
fino a 50 milioni (quello normale è al
massimo di 15 milioni) e tempi dimezzati
per autorizzazioni e procedure, comprese
quelle relative all’apertura di nuovi stabilimenti





1 commento:

  1. Salve
    Siamo un gruppo finanziario privato. Siamo italiani, se siete un libero professionista, uno studente universitario,una casalinga o un disoccupato, potete ottenere un prestito veloce per risolvere le vostre difficoltà finanziarie.È affidabile e sicuro.
    Contattaci via e-mail per maggiori informazioni: ambrosinigisele@gmail.com

    RispondiElimina