Il giorno dopo l’ assemblea degli industriali veneti
che chiedeva la costituzione di una Zona Franca - ZES a Venezia, di cui abbiamo parlato ieri, il Governo già apre e fissa
un incontro.
La si vuole collegata al porto.
La Confindustria veneta ha stimato che il costo delle riduzioni fiscali sarà di 250 milioni che, dal secondo anno, potranno sviluppare un gettito fiscale di quattro volte superiore e creare 26.000 posti di lavoro.
Come noto il Veneto sta anche trattando l’ Autonomia richiedendo 23 competenze esclusive, e relative dotazioni finanziarie, che comporterebbero che il 90% delle tasse resterebbe nella regione: come accade adesso alla Provincia Autonoma di Bolzano.
La si vuole collegata al porto.
La Confindustria veneta ha stimato che il costo delle riduzioni fiscali sarà di 250 milioni che, dal secondo anno, potranno sviluppare un gettito fiscale di quattro volte superiore e creare 26.000 posti di lavoro.
Come noto il Veneto sta anche trattando l’ Autonomia richiedendo 23 competenze esclusive, e relative dotazioni finanziarie, che comporterebbero che il 90% delle tasse resterebbe nella regione: come accade adesso alla Provincia Autonoma di Bolzano.
Alla
fine di questo processo, iniziato con il referendum del 22 ottobre di due anni
fa il Veneto si troverà ad avere non solo una maggiore autonomia e disponibilità
finanziaria delle Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ma anche con una zona
franca legata al Porto di Venezia.
I
Punti Franchi del Porto di Trieste sono di rango superiore perché comportano la
completa extraterritorialità doganale, tuttavia attualmente non
prevedono esenzioni fiscali per imprese
e persone.
Nella Zona Economica Speciale richiesta da Venezia invece vi sarebbero anche rilevanti facilitazioni fiscali come 50 milioni di credito d’ imposta per investimenti e insediamenti di stabilimenti e sospensione dell’ IVA.
Più volte si è parlato di completare i vantaggi del Porto Franco Internazionale di Trieste con una Free Zone Fiscale (e non solo doganale) ma non si vede alcun passo concreto delle autorità.
C’è
molto da imparare dai veneti che si stanno muovendo con determinazione e presto
o tardi vorranno rubarci la merenda, come da secolare tradizione.
Meglio
svegliarsi prima, magari pensando a una mobilitazione cittadina visto che le forze politiche, che a Trieste non brillano per acume e attenzione al bene comune, pensano ad altro.
Riportiamo
di seguito il dettagliato articolo odierno del Corriere della Sera, edizione
del Veneto:
Dopo l’assemblea di Confindustria Venezia
Venezia Zona Speciale,
il governo apre agli industriali
Convocato un vertice a Roma
VENEZIA 26/1/19
L’appello degli industriali è stato subi
L’appello degli industriali è stato subi
to raccolto. Le segreterie sono alla
ricerca di
una data utile per tuffi ma,
assicura il sottose
gretario all’Economia Massimo
Bitonci, «è già
deciso che la prossima settimana, a
Roma, in
sieme al viceministro allo Sviluppo
economi
co Dario Galli incontrerò il
presidente di Con
findustria Venezia-Rovigo Vincenzo
Marinese
per discutere con lui della Zes e
del modo mi
gliore per rilanciare Porto
Marghera. Marinese
sa che di me si può fidare: abbiamo già
avuto
un dialogo proficuo in occasione
della stesura
della manovra di bilancio. Sono
sicuro che la
voreremo bene anche su questo
dossier».
Già incassato l’appoggio del
governatore Lu
ca Zala e quello del presidente
deWEuroparla
mento Antonio Tajani, anche il
presidente del
l’Autorità portuale di Venezia, Pino
Musolino,
si dice disponibile a fare la sua
parte: «E chiaro
che la creazione di una Zes, magari accoppiata
con l’allargamento del già esistente
Punto
Franco, potrebbe rappresentare una
leva per la
crescita dell’intera area
metropolitana. La cre
azione di occupazione e di valore
sul territorio
sono una priorità assoluta per tuffi
i soggeffi,
istituzionali e non, coinvolti nel
progettare il
inturo di Venezia, del suo Porto e
delle affività
economiche
ad esso collegate. Perciò pieno
Dietro l’oscuro acronimo che sta per
«Zone
economiche speciali», d’altronde, si
celano
vantaggi molto concreti: credito d’imposta
per
maxi investimenti fino a 50 milioni
(quello
normale è al massimo di 15 milioni),
tempi di
mezzati per autorizzazioni e
procedure (come
l’apertura di nuovi stabilimenti)
con il Gover
no pronto a esercitare i poteri
sostitutivi, oneri
amministrativi e istruttori più
bassi. La proie
zione su Venezia e Rovigo messa a
punto da EY
per Confindustria si regge su cifre
sorpren
denti: 2,4 miliardi di investimenti,
26.600 nuo
vi posti di lavoro, il recupero di 385 ettari di ex
fabbriche oggi in stato di
semi-abbandono,
con vantaggi cospicui anche per le
casse di
Stato ed
enti locali, visto che riprenderebbero
co conto; si deve modificare una
legge. Le Zo
ne economiche speciali nascono infatti
nel
2017 Con il Decreto Mezzogiorno e
puntano ad
attrarre investimenti nei grandi porti
del Sud,
agganciando i flussi di merci che
attraversano
il Mediterraneo passando per il Nord
Africa e il
canale di Suez, per approdare alla
Cina se
guendo la Nuova Via della Seta. Due
Zes sono
già state istituite, Napoli-Salerno
e Gioia Tau
ro, altre sei sono in gestazione:
Bari-Brindisi,
Augusta (con Catania e Siracusa),
Palermo, Ca
gliari, Taranto (collegata alle zone
industriali
della Basificata) con un ultimo porto
da indM
duare per unire Molise e Abruzzo.
Venezia (come Genova) potrebbe
godere
delle facifitazioni previste per le
«ZIs», le Zone
Logistiche Semplificate istituite
con la legge di
Bilancio 2018, che sono una sorta di
versione
tight delle Zes, di gran lunga meno
appetibili
per gli investitori (per dirne una:
non è previ
sto il m.axi credito d’imposta) ma è
chiaro che
Coifindustria punta al bersaglio
grosso e cioè
ad equiparare Venezia agli altri
porti affacciati
sul Mediterraneo. E non solo sul
Mediterra
neo, a dire il vero: nel mondo già
oggi si conta
no circa 2.700 Zes, dalla Cina
(Shenzhen, ad
esempio) a Dubai, passando per la
Polonia che
ne ha istituite addirittura 14, con
un’esenzione
sull’imposta sul reddito delle
società che oscil
la tra 1125
e 1155%, a seconda di alcune variabi
li, dall’ammontare degli
investimenti al nume
rodi posti di lavoro creati. «Lì ne
sono nati 300
mila - ha detto Marinese - innescando
25 mi
liardi di euro di investimenti. Un
contributo
determinante al balzo in avanti del
Pii polacco,
cresciuto in sette anni del 27%»,
Ivantaggi, insomma, sono indiscutibili.
Re
sta da capire, dopo l’annunciato
incontro tra
Marinese, Bitonci e Galli al Mef,
che ne pensi il
ministro del Sud Barbara Lezzi,
visto che il ca
pitolo Zes attiene alla Coesione
territoriale, e
cioè al suo dicastero (nei comitati
di indirizzo
delle Zes, invece, accanto alle
Regioni e alle
Autorità portuali siedono Palazzo
Chigi e il miS
nistero delle Infrastrutture e dei
Trasporti). E
bene ricordare che dal Sud
arrivarono critiche
e reazioni negative già in occasione
della na
scita delle Zls, accusate di far
perdere competi
tività alle Zes. tuterpellata dal
Corriere del Ve
neto, ieri Lezzi ha preferito non
rilasciare alcu
na dichiarazione, ma nei giorni scorsi,
presen
tando un emendamento sul tema al Dl
Semplificazioni (che prevede, tra l’altro,
l’esen
zione Iva per le Zes), aveva detto:
«Finalmente
le Zone economiche speciali e quelle
semplifi
cate potranno cambiare marcia,
entrando in
fase operativa». Chissà se ne trarrà
slancio an
che la proposta di Confindustria.
Ma. Bo.
Con l’acronimo Zes si intendono le «Zone
economiche speciali»: aree che godono di
incentivi e agevolazioni per le imprese che
investono, I vantaggi sono molto concreti:
credito d’imposta per maxi investimenti
fino a 50 milioni (quello normale è al
massimo di 15 milioni) e tempi dimezzati
per autorizzazioni e procedure, comprese
quelle relative all’apertura di nuovi stabilimenti
Salve
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