Seguendo l' informazione locale si viene presi da un senso di irrealtà.
Da una parte la tragica sostanza di una città che perde mille abitanti all' anno malgrado l' aumento dell' immigrazione: ed è per mancanza di lavoro e prospettive per i giovani e non per l' alto costo del Viagra.
Dall' altra interventi dei politici che balbettano luoghi comuni e cretinate: dall' urbanizzazione - sdemanializzazione - privatizzazione di Porto Vecchio in una città con 20.000 abitazioni vuote, ai Casino', al mercato delle sardelle in Punto Franco, ai Fertility Day...
La nota positiva viene dalla "cura del ferro" (ovvero ferrovia) per il Porto Franco Internazionale di Trieste con il nuovo collegamento con la Slovacchia, una porzione della Mitteleuropa e dell' Impero da cui siamo stati staccati forzatamente da oltre 100 anni.
Una giusta valorizzazione di una delle eredità lasciate a Trieste dall' Austria: una efficiente rete ferroviaria di cui giustamente l' Impero andava fiero.
E a cui purtroppo manca il tratto di Transalpina tra Opicina e Campo Marzio-Porto Nuovo messo recentemente fuori servizio malgrado le proteste degli operatori.
Non possiamo esimerci dal dire bravi al Commissario D'Agostino (che lavora seriamente malgrado l' italica buffonata di incarichi rinnovati a sei mesi alla volta) e agli operatori portuali coinvolti.
Avevamo già enunciato un criterio per valutare gli avvenimenti: bene è tutto quello che ricollega Trieste al suo entroterra naturale e ai traffici internazionali, male è tutto ciò che la isola.
Ormai operatori e forze sociali devono perdere ogni residuo atteggiamento di deferenza verso i politici che non hanno più niente da dire se non tentare di andare al traino.
Il merito storico del movimento indipendentista è stato quello di aver rimesso al centro la questione del Porto Franco Internazionale e del regime di vantaggio di Punto Franco.
C'è stata una sconfitta elettorale ma i contenuti si stanno diffondendo ed affermando e lo si rileva dallo stesso linguaggio che comincia a recepire i temi legati alla visione di Trieste come Porto Franco Internazionale della Mitteleuropa.
RIPORTIAMO SOTTO L' ARTICOLO SUL CALO DEMOGRAFICO, INTERESSANTE PER LA QUANTITA' DI DATI, E QUELLO SUL COLLEGAMENTO FERROVIARIO CON LA SLOVACCHIA. Le posizioni dei politici non vale nemmeno la pena di riportarle tanto sono vuote e inutili.
Persi 27mila residenti negli ultimi 25 anni Crollo verticale degli abitanti: dai 230mila del 1991 ai 203mila del 2015 Gli stranieri rappresentano il 10% del totale. Un triestino su tre è over 65
Nell’arco di un quarto di secolo, dal 1991 al 2015, il Comune di Trieste ha perso circa 27mila residenti, a un ritmo di oltre mille abitanti all’anno. In termini percentuali la flessione misura l’11,7%. Dal punto di vista delle dimensioni demografiche, è come se la popolazione di Monfalcone si fosse volatilizzata. I dati sono contenuti in un documento elaborato dall’ufficio statistica comunale. Il trend Riepiloghiamo: nel 1991, quando ancora vigeva la cosiddetta Prima repubblica e il sindaco era lo scudocrociato Franco Richetti, il Comune aveva 230.644 residenti contro i 203.953 risalenti al 31 dicembre 2015. In linea teorica, qualora si confermasse questa tendenza, nel 2041 Trieste avrebbe 175 mila abitanti: comunque già ora la soglia dei 200 mila è pericolosamente vicina. Se osserviamo la serie storica, notiamo che il calo è pressochè costante, a eccezione del 2009 e del 2010, quando s’interruppe la discesa, sia pure per poche centinaia di unità, a causa di una temporanea impennata dei flussi migratori. Gli immigrati La presenza straniera nel Comune ammonta a 19.814 unità, ed è risultata in aumento fino al 2012 e 2013, quando il contributo demografico estero ha superato quota 20mila. La proporzione dice che gli italiani rappresentano il 90,29% e gli stranieri il 9,71%: quindici anni orsono, nel 2001, le provenienze estere erano 8885, pari all’8,03%. Ma sulle caratteristiche di questa presenza torneremo tra un po’. Le fasce d’età Vediamo invece come si compone la popolazione triestina per fasce anagrafiche. Senza pretesa di scientificità ma per fornire alcuni criteri interpretativi, abbiamo raggruppato i residenti in tre macro-ambiti. Da 0 a 24 anni si collocano circa 40 mila persone, pari al 20% del totale. Nel grande contenitore della stagione lavorativa, dai 25 ai 64 anni, ci sono circa 105 mila residenti. Infine, gli ultra-sessantacinquenni sono circa 60 mila e rappresentano il 30%: d’altronde non è una novità che Trieste sia una città decisamente agée, recenti dati Inps accreditano 75mila pensionati nel territorio provinciale. La provenienza degli stranieri Torniamo ora alla popolazione straniera. Le principali cittadinanze sono la serba (4868), la romena (2803), la croata (1196), la kosovara (1142), la cinese (1027). Se ricomponiamo le cifre degli stranieri seguendo criteri geografici, avremo 8270 arrivi dall’ex Jugoslavia (compresi quindi bosniaci e macedoni). Se sommiamo gli ex territori jugoslavi alle altre presenze legate all’Est europeo (romeni, ucraini, moldavi, albanesi), arriveremo a circa 13 mila presenze, dunque si tratta dei due terzi degli stranieri residenti nel capoluogo regionale. Dal punto di vista anagrafico la maggiore incidenza percentuale degli stranieri sul totale dei residenti si situa nella fascia tra i 25 e i 39 anni, cioè quella maggiormente mobilitata sul fronte occupazionale. La distribuzione sul territorio Interessante la suddivisione per circoscrizione: la Quinta Barriera Vecchia-San Giacomo è di gran lunga la più frequentata con 8.702 presenze straniere, seguita dalla Quarta Città nuova-Barriera nuova-San Vito-Cittavecchia con 3892 unità, al terzo posto la Terza Roiano-Gretta-Barcola-Cologna-Scorcola con 2974 presenze. Le famiglie Vediamo altri indicatori significativi della struttura demografica triestina. Per esempio il numero delle famiglie: sono 105.542 con una media di componenti pari all’1,91. Ovvero non si arriva alla coppia. Il numero delle “monocellulari” è molto elevato e tocca le 50.290 unità. Sono poco meno di 30mila le famiglie formate da due componenti, quasi 14.500 quelle con tre persone, mentre in 8777 casi si giunge ai quattro familiari. Nascite e decessi Un’ultima “mano” di cifre sui saldi. Quello naturale (nati/ morti), nella serie 2000-2015, è sempre negativo, con oscillazioni tra -1326 (come nel 2014) e - 1890 (come nel 2002). Una curiosità di genere: le femmine battono nettamente i maschi col punteggio di 107.013 a 96.940.
Treno dal Molo Settimo alla Slovacchia Oggi parte il primo convoglio per il terminal a Sud di Bratislava. D’Agostino: «Trieste rinasce grazie alla cura del ferro»
Il porto di Trieste è collegato ora anche con la Slovacchia. Parte oggi infatti dal terminal container del Molo Settimo gestito da Tmt il primo convoglio diretto al terminal di Dunajska Streda a Sud di Bratislava. Si tratta del primo e finora unico collegamento fra Trieste e questo Paese, ma nel darne notizia l’Autorità portuale sottolinea come faccia immediato seguito alla recente intensificazione della linea con la non lontana Budapest, capitale dell’Ungheria, sulla quale viaggiano adesso ben cinque convogli alla settimana. Il servizio nasce da un progetto di Msc le cui portacontainer oceaniche collegano il Far East con l’Alto Adriatico. Attraverso Marinvest la stessa Msc ha una forte partecipazione, con il 45% delle quote, in Tmt che è controllata da Pierluigi Maneschi. Il collegamento si è sviluppato con l’operatore logistico globale Metrans che connette non solo i porti di Trieste e di Capodistria, ma anche quelli di Amburgo, Rotterdam e Bremerhaven con alcuni dei principali interporti dell’Europa centrale e orientale. Da Trieste il treno raggiunge in meno di 24 ore l’hub di Dunajska Streda dal quale si sviluppa il network ferroviario di Metrans che dà la possibilità di raggiungere anche, in particolare, la Repubblica Ceca. «Questo nuovo servizio - ha commentato il commissario dell’Authority Zeno D’Agostino - dimostra come Trieste stia rinascendo proprio grazie agli investimenti nel settore ferroviario. Nessun altro scalo italiano ha tale vocazione internazionale e può proporsi con eguale forza verso l’estero». Il nuovo collegamento è particolarmente importante perché va a rafforzare i servizi ferroviari con il mercato di riferimento per il traffico container di Tmt e rappresentato appunto dall’Europa centrale e dell’Est. Per ora ha cadenza settimanale, ma rientra nell’obiettivo generale di aumentare la frequenza dei treni nell’ottica di uno sviluppo costante dei mercato internazionale. Come si evince dal sito Internet, Tmt conta ogni settimana cinque coppie di treni (import più export) con Villaco, Graz, Vienna, Linz, Salisburgo e Wolfurt in Austria e Budapest, 4 con Monaco di Baviera, una o due con Ulm, una con Burghausen, quattro con Ludwigshafen, Colonia, Duisburg e Leipzig in Germania, da 5 a 7 con Padova e una con Fernetti. Nel corso del 2015 il porto di Trieste ha movimentato complessivamente 5.604 treni con una crescita del 12,7% rispetto all’anno precedente. Il 2016 però è partito ancora meglio e gli ultimi dati diffusi dall’Authority, che si riferiscono al primo semestre, registrano 3.334 convogli con un balzo all’insù adddirittura del 17,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Trieste ha ora messo nel mirino La Spezia che vanta il primato nazionale con settemila treni all’anno e conta di strapparle il record. Al terminal Emt sul Molo Sesto l’anno scorso delle 80.761 unità di carica sbarcate ben 71.004 cioé l’88% ha viaggiato via treno. Alla cosiddetta “cura del ferro” contribuiscono tra gli altri anche il terminal Samer e quello di Arvedi.
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