Venti giorni fa, su questo blog, abbiamo
lanciato l’ idea di un grande evento culturale internazionale che proiettasse
Trieste sulla ribalta internazionale: UN GRANDE FESTIVAL INTERNAZIONALE “LA CULTURA MITTELEUROPEAINCONTRA IL MARE (link)
E la abbiamo ribadita il 4
aprile, QUI (link).
Domenica 17 sul Piccolo troviamo un paginone del direttore Possamai che ne
storpia i contenuti proponendo una “Festa del Mare” in cui non viene nemmeno nominata
la Mitteleuropa.
Un paginone fatto apposta per tirare la volata a Cosolini che lunedì 18 riprende la “Festa del Mare” in un suo
articolo sul Piccolo, quasi ne fosse un giornalista.
Questi duetti e cinguettii coi politici del PD sono una specialità di Possamai
che fortunatamente domani ritorna al suo Nord Est lasciando il posto a un nuovo
direttore che ci auguriamo voglia sollevare il Piccolo dal suo deplorevole stato
di bollettino parrocchiale del PD.
Ma torniamo alla storpiatura
di una buona idea.
E’ un’ assurdità parlare di
una generica “Festa del Mare” per
Trieste senza accennare una sola volta, in un paio di pagine di giornale, che Trieste
era SOPRATTUTTO il porto dell’ Impero e lo sbocco sul Mediterraneo della Mitteleuropa.
Di città di mare e di porti ce ne sono migliaia ma solo una, Trieste, è stata e continua ad
essere il PUNTO D’ INCONTRO E DI SCAMBIO tra l’ Europa Centrale, il
Mediterraneo e l’ Oriente.
E non con un’ Europa Centrale qualsiasi, ma con quella di Vienna che ha
prodotto il meglio della cultura mondiale di fine ottocento e inizi novecento e
che, con la diaspora dopo i tragici eventi bellici del secolo scorso, si è
disseminata in tutto il mondo in ogni campo dello scibile: dalla letteratura,
alla scienza, dalla psicanalisi all’ economia.
In tutto il mondo e per tutto il ‘900 nelle figure di spicco delle eccellenze culturali e scientifiche si scoprono le radici
nell’ Austria dell’ Impero.
La bellezza di Trieste sta nei palazzi progettati dagli stessi architetti di
Vienna, Praga e Budapest affacciati sul
mar Mediterraneo.
Un caso unico al mondo di “fusion” culturale, estetica e architettonica.
Ne parla il bel libro “Trieste e l’ Impero – la formazione di una città europea”
degli architetti Fulvio Caputo e Roberto Masiero edito da Marsilio nel 1987 per
la collana della Cassa di Risparmio di Trieste (foto sotto).
Dicevamo : “ La maggiore attrazione di Trieste è proprio la
sua identità MITTELEUROPEA, il complesso e unico clima culturale che ha
prodotto e alimentato giganti della letteratura mondiale come Joyce, Saba,
Svevo.
Che ne ha fatto, con Weiss, il centro da cui la Psicanalisi da Vienna ha
raggiunto il mondo latino.
I turisti vengono in massa a visitare Miramar, eredità degli Asburgo, non
certo i ruderi romani che si trovano, più belli, ovunque.
Però questa identità mitteleuropea, molto rinomata fuori Trieste, qui è stata
soffocata in nome di un nazionalismo provinciale e ottuso.
E’ ora di riscoprire e valorizzare questo nostro
autentico tesoro nascosto, nascosto come lo è stato il Porto Franco
Internazionale che appena adesso l' Autorità Portuale comincia a far conoscere
anche a zone vicine come il Friuli e il Veneto.”
E’ il particolarissimo e unico incontro
/ confronto fra culture, nazionalità, religioni ed etnie che costituisce la
nostra speciale identità e rappresenta l’ elemento di attrazione mondiale: non
certo ridurre tutto a un rapporto col mare e la marineria come avviene in mille
altre città.
Ridurre
l’ evento internazionale che Trieste si merita ad una “Festa del Mare” seppure
con l’ aggiunta della marineria (e dell’ immancabile enogastronomia di
Cosolini) può essere solo l’ idea di un
giornalista di Vicenza che non ha
capito niente di Trieste e di un candidato
sindaco in cerca di voti tricolori per
il ballottaggio.
Tanto
vale fare una “Sagra della Sardella” in Porto Vecchio che poi è quello che al massimo realizzeranno.
Dicevamo 20 giorni fa e ribadiamo:
“Bisogna che la nuova Amministrazione Comunale promuova a Trieste, un grande
Festival Internazionale sul tema
“LA CULTURA MITTELEUROPEA INCONTRA IL
MARE“,
con frequenza annuale, invitando a
partecipare esponenti della letteratura, della musica, delle arti dei paesi con
cui Trieste ha intrattenuto rapporti tramite il suo Porto Franco
Internazionale, sia nell' entroterra mitteleuropeo sia con le destinazioni
delle rotte tradizionali.
Per esaltare la funzione di cerniera che la nostra città ha avuto - e potrà
tornare ad avere - negli scambi non solo commerciali ma anche culturali, fra la
Mitteleuropa ed il mondo intero, fra Oriente ed Occidente europeo. “
Un ultimo appunto: Menis del M5S ha
recepito nel programma l’ idea di una grande iniziativa culturale di questo
genere ma il resoconto del Piccolo di domenica la riduce a una specie di rivitalizzazione
del “Festival dell’ Operetta”: l'idea dell’ Operetta ci sta in questo contesto
mitteleuropeo ma bisogna tener presente che si tratta di un genere ormai privo
di sviluppi contemporanei.
Tutt’ altra cosa per altri settori culturali come, ad esempio, la letteratura
che continua a produrre figure contemporanee di spicco mondiale.
Ne citiamo solo tre: Claudio Magris
scrittore e germanista tipicamente mitteleuropeo, Boris Pahor scrittore e
memorialista di nazionalità slovena, Susanna Tamaro scrittrice di grande
successo e, non tutti ricordano, nipote di Italo Svevo (Italo= italiano, Svevo=
tedesco: pseudonimo di Aron Hector Schmitz, ebreo).
Consigliamo a tutti la lettura di "Trieste un' identità di
frontiera" di Angelo ARA e Claudio MAGRIS (Einaudi 1987- il cui
manoscritto chi scrive ha inviato all' editore di Torino e di cui ha
organizzato la presentazione all' Auditorium, allora aperto, con oltre 1.500
partecipanti, per dare un' idea dell' interesse suscitato) e che così recita nell' introduzione: "Trieste, forse piú
di altre città, è letteratura, è la sua cultura»: profondamente triestine, e
insieme internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio,
sono le figure che campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i
fratelli Stuparich, Michelstaedter, Weiss, Benco, Marin, Quarantotti Gambini,
Bazlen e altri ancora."
Foto:
1) L' articolo pubblicato ieri nella Cronaca della Città, pag. 19 del Piccolo, e firmato Cosolini come se fosse membro della redazione (di fatto lo è: si tratta del bollettino della Ditta) in cui sfrontatamente parla di Rinascita e di Festival, citando l' articolo preparatorio di Possamai il giorno prima.
2 e 3) i libri citati.
Domenica 17 sul Piccolo troviamo un paginone del direttore Possamai che ne storpia i contenuti proponendo una “Festa del Mare” in cui non viene nemmeno nominata la Mitteleuropa.
Un paginone fatto apposta per tirare la volata a Cosolini che lunedì 18 riprende la “Festa del Mare” in un suo articolo sul Piccolo, quasi ne fosse un giornalista.
Questi duetti e cinguettii coi politici del PD sono una specialità di Possamai che fortunatamente domani ritorna al suo Nord Est lasciando il posto a un nuovo direttore che ci auguriamo voglia sollevare il Piccolo dal suo deplorevole stato di bollettino parrocchiale del PD.
Di città di mare e di porti ce ne sono migliaia ma solo una, Trieste, è stata e continua ad essere il PUNTO D’ INCONTRO E DI SCAMBIO tra l’ Europa Centrale, il Mediterraneo e l’ Oriente.
E non con un’ Europa Centrale qualsiasi, ma con quella di Vienna che ha prodotto il meglio della cultura mondiale di fine ottocento e inizi novecento e che, con la diaspora dopo i tragici eventi bellici del secolo scorso, si è disseminata in tutto il mondo in ogni campo dello scibile: dalla letteratura, alla scienza, dalla psicanalisi all’ economia.
In tutto il mondo e per tutto il ‘900 nelle figure di spicco delle eccellenze culturali e scientifiche si scoprono le radici nell’ Austria dell’ Impero.
La bellezza di Trieste sta nei palazzi progettati dagli stessi architetti di Vienna, Praga e Budapest affacciati sul mar Mediterraneo.
Un caso unico al mondo di “fusion” culturale, estetica e architettonica.
Ne parla il bel libro “Trieste e l’ Impero – la formazione di una città europea” degli architetti Fulvio Caputo e Roberto Masiero edito da Marsilio nel 1987 per la collana della Cassa di Risparmio di Trieste (foto sotto).
Che ne ha fatto, con Weiss, il centro da cui la Psicanalisi da Vienna ha raggiunto il mondo latino.
I turisti vengono in massa a visitare Miramar, eredità degli Asburgo, non certo i ruderi romani che si trovano, più belli, ovunque.
Però questa identità mitteleuropea, molto rinomata fuori Trieste, qui è stata soffocata in nome di un nazionalismo provinciale e ottuso.
E’ il particolarissimo e unico incontro / confronto fra culture, nazionalità, religioni ed etnie che costituisce la nostra speciale identità e rappresenta l’ elemento di attrazione mondiale: non certo ridurre tutto a un rapporto col mare e la marineria come avviene in mille altre città.
“Bisogna che la nuova Amministrazione Comunale promuova a Trieste, un grande Festival Internazionale sul tema
“LA CULTURA MITTELEUROPEA INCONTRA IL MARE“,
con frequenza annuale, invitando a partecipare esponenti della letteratura, della musica, delle arti dei paesi con cui Trieste ha intrattenuto rapporti tramite il suo Porto Franco Internazionale, sia nell' entroterra mitteleuropeo sia con le destinazioni delle rotte tradizionali.
Tutt’ altra cosa per altri settori culturali come, ad esempio, la letteratura che continua a produrre figure contemporanee di spicco mondiale.
Consigliamo a tutti la lettura di "Trieste un' identità di frontiera" di Angelo ARA e Claudio MAGRIS (Einaudi 1987- il cui manoscritto chi scrive ha inviato all' editore di Torino e di cui ha organizzato la presentazione all' Auditorium, allora aperto, con oltre 1.500 partecipanti, per dare un' idea dell' interesse suscitato) e che così recita nell' introduzione: "Trieste, forse piú di altre città, è letteratura, è la sua cultura»: profondamente triestine, e insieme internazionali, di una modernità che oggi possiamo intendere meglio, sono le figure che campeggiano in queste pagine: Svevo, Saba, Slataper, e poi i fratelli Stuparich, Michelstaedter, Weiss, Benco, Marin, Quarantotti Gambini, Bazlen e altri ancora."
Foto:
1) L' articolo pubblicato ieri nella Cronaca della Città, pag. 19 del Piccolo, e firmato Cosolini come se fosse membro della redazione (di fatto lo è: si tratta del bollettino della Ditta) in cui sfrontatamente parla di Rinascita e di Festival, citando l' articolo preparatorio di Possamai il giorno prima.
2 e 3) i libri citati.
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