Il cambio del direttore al Piccolo, in
periodo elettorale, non è un avvenimento insignificante visto il monopolio
dell’ informazione esercitato insieme alla RAI, nonostante diffonda ormai
solo 24.000 copie e si parli di fusione col Messaggero Veneto di Udine.
E’ veramente assurdo che per leggere
certe notizie che ci riguardano da vicino sia necessario leggere il Messaggero
della capitale friulana.
Facciamo l’ esempio della richiesta
di ZONA FRANCA a Gorizia e nell’ Isontino che viene richiesta da tutti i
partiti (PD compreso) e tutte le istituzioni (vedi qui), e di cui a Trieste non si deve sapere nulla perché la ZONA
FRANCA E’ UN ARGOMENTO TABU’ per i gruppi di interesse locali di cui il
direttore Possamai si è fatto megafono.
In questi sette lunghi anni Possamai si è
fatto propagandista del pensiero unico secondo cui il regime di Porto Franco
era “inutile e superato per la portualità moderna” (copyright Pacorini
candidato del Centro Sinistra): c’è voluto un movimento di massa come quello
indipendentista con l’
arrivo di un tecnico onesto da Verona, il commissario D’Agostino, per
cominciare a valorizzare il Porto Franco.
Porto Franco tanto sconosciuto in Italia
che nemmeno il Commissario sapeva che ci fosse a Trieste e che appena gli
scorsi giorni sono state fatte le prime iniziative per farne conoscere l’ esistenza
in luoghi lontani come Udine e Vicenza.
Questa è responsabilità non solo dello
Stato Italiano ma anche di una classe dirigente locale da sempre abituata a
succhiare le mammelle della lupa romana e a promuovere i propri
provincialissimi tornaconti invece di pensare al bene di Trieste.
Di questa classe dirigente e politica al
potere, da sempre fautrice del Partito della Nazione che attualmente è il PD,
Possamai si è fatto portavoce con campagne martellanti sia per propagandare
come “futuro della città” quelle autentica fesseria economica e progetto
speculativo che è la sdemanializzazione, privatizzazione e urbanizzazione di
Porto Vecchio, sia per denigrare continuamente e tacciare di immobilismo il
movimento popolare indipendentista che invece sosteneva la centralità economica
del Porto Franco Internazionale.
Il fatto che un post non dovrebbe
superare le 600 parole ci impedisce di scrivere un romanzo sulle imprese
giornalistiche di Possamai e di come abbia ridotto Il Piccolo ad un penoso
bollettino della parte renziana, e soprattutto serracchianiana, del PD
inondando i lettori di quotidiane immaginette sorridenti della Serracchiani.
Celebri i suoi scambi epistolari pubblici
con Debby e gli articoli, come quello di domenica scorsa sulla Festa del Mare
che “dimentica” l’ identità mitteleuropea di Trieste per tirare la volata a
Cosolini.
Giornalisticamente il Piccolo è diventato
una autentica schifezza faziosa e supponente.
Se ai tempi di Alessi era un giornale
nazionalista, fascistoide e bugiardo adesso è veramente solo un “bugiardello
del quartierino”.
Enzo D’ Antona, il nuovo direttore che
arriva per un avvicendamento interno, ha
un curriculum giornalistico degno di rispetto e noi speriamo porti una ventata
di giornalismo vero al Piccolo, slegato da gruppi di interesse locali.
Non siamo così ingenui da non sapere che
ogni giornale ha una sua linea politica, ma speriamo che almeno vi sia una
maggior circolazione delle idee: staremo a vedere.
A proposito di circolazione di idee: da
due anni ci sgoliamo on-line e altrove, per far conoscere le opportunità della
“Nuova Via della Seta” di Pechino per
il rilancio del nostro Porto Franco Internazionale e della città intera, e per
segnalare come il progetto di Off-Shore di Venezia miri proprio a questo
(oltre che ai due miliardi per la costruzione): il Piccolo NON ne ha mai
parlato.
Solo oggi Possamai, nel suo “testamento
politico”, lo cita ma solo per un iniziativa che attribuisce a
“ l’ex sottosegretario Antonione, il presidente Paniccia “....
Finora silenzio per non disturbare il
manovratore di Venezia…
Stiamo notando che, piano piano, i
contenuti del movimento popolare indipendentista che noi, umilmente, cerchiamo
di raccogliere e strutturare in programma stanno cominciando a diffondersi: la
valorizzazione e la centralità del Porto Franco, il ruolo di cerniera fra
Oriente e Occidente e l’ attenzione alla Nuova Via della Seta, la riconversione
delle lavorazioni inquinanti della Ferriera in attività portuali e logistiche,
l’ utilizzo dei Punti Franchi per stimolare insediamenti produttivi.
Questo diffondersi di contenuti è un bene
che contribuisce a dare un futuro a Trieste.
Ma parlare di “Primavera di Trieste” come
fa Possamai oggi riferendosi alle imprese della sedicente classe dirigente
locale è un falso, oltre a portare sfiga vista la fine di altre Primavere
tra cui quelle Arabe.
Basta girare per la città con oltre 400
negozi chiusi, fra cui diversi storici, disoccupazione in aumento, giovani che
se ne vanno e calo demografico: non è una “primavera” ma una crisi senza
precedenti.
Basti pensare che dalle elezioni comunali
del 2011 ci sono 25.000 elettori in meno su 185.000 (il 13,6% in meno in 5
anni !) , in una città di meno di 205.000 abitanti che ha immobili e
strutture per 350.000 abitanti, e in cui degli scellerati vogliono immettere
un’ area enorme come Porto Vecchio, pari a un quarto della attuale, con un
milione di metri cubi di costruito con negozi e abitazioni che farebbe crollare
il valore e condannerebbe al degrado l’ esistente.
Questa sarebbe la “Primavera” di
Possamai.
foto: Cosolini Ringrazia, ovviamente
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