IL PRESIDENTE D’ AGOSTINO CERCA DI SALVARE IL PORTO
FRANCO INTERNAZIONALE E ANNI DI LAVORO OFFRENDO LA PROPRIA TESTA PER EVITARE UN
BLOCCO A OLTRANZA
– INNESCATO UNO SCONTRO FRONTALE FRA GOVERNO ITALIANO E
PORTUALI TRIESTINI IL CUI ESITO E’ PURTROPPO GIA’ NOTO PER LA DISPARITA’ DI FORZE
– SI
RITORNI ALLA TRATTATIVA: DOV’ E’ SCAPPATO FEDRIGA CHE DOVREBBE CONVOCARE URGENTEMENTE
UN TAVOLO ?
E SE LUI SCAPPA PERCHE’ NON
LO CONVOCA IL SINDACO?
Un blocco a oltranza delle attività portuali devasterebbe irreparabilmente il sistema portuale triestino, con perdita di reputazione, clienti, rotte ed armatori che sceglierebbero altre destinazioni. Un danno enorme per il vero motore economico di Trieste. Genererebbe gravi ricadute economiche sui lavoratori muniti di Green pass e sull’indotto.
Sono azioni estreme che si possono fare
per motivi gravissimi quali morti e sicurezza sul lavoro, licenziamenti di
massa ecc. Non per il rifiuto di vaccinarsi o fare il tampone gratis, durante
un’ epidemia, da parte di alcune decine di lavoratori, cui va tuttavia
riconosciuto di aver mantenuto alti standard di sicurezza nei momenti peggiori
del contagio.
E’ evidente la sproporzione: ci sono
altre forme di lotta che non lo scontro frontale su un tema nazionale italiano
con danni devastanti
Il blocco a oltranza “finchè non viene tolto il GreenPass per tutte le
categorie di lavoratori” non sarebbe più un azione sindacale ma diventerebbe ideologica
e politica: per quanto possa apparire generoso, i portuali triestini non sono
onnipotenti e non possono portare il peso di tutto il mondo del lavoro.
Per di più non su un tema triestino come
l’ Allegato VIII ma nazionale italiano come il Green Pass sui luoghi di lavoro.
L’ esito di uno scontro frontale col governo italiano viste le forze in campo è
scontato: la sconfitta dei lavoratori portuali triestini e la dispersione del
sindacato CLPT che invece deve continuare a svolgere la sua funzione preziosa.
Anche perché la maggioranza assoluta dei
cittadini non appoggerebbe il blocco che viene sostenuto solo da una stretta
minoranza attiva di no-greenpass che durante un corteo sembrano tanti ma in
realtà sono una piccola percentuale visto che i vaccinati sono adesso l’ 80%.
A Capodistria/Koper, dove non c’è l’ obbligo di Greenpass al lavoro, hanno già
messo lo spumante in frigo.
Scrive l’ avvocato giuslavorista triestino Gianni Ventura, di storica fede
democratica e di sinistra, riguardo al Governo : “-…per stimolare la
vaccinazione nel paese più vaccinato d'Europa toglie il diritto fondamentale,
la retribuzione, a persone che esercitano un diritto, posto che non vi è
obbligo vaccinale, fomentando lo scontento e la rabbia …"-
Ribadiamo che a Capodistria, a 6 km di
distanza, questo obbligo non c’è.
Il governo sta sbagliando a innescare
queste dinamiche sociali che non portano al risultato vaccinale sperato:
infatti sono rimasti circa 2 milioni 400mila i lavoratori non vaccinati che
dovrebbero fare il tampone ogni due giorni, con una capacità dei servizi
sanitari di farne al massimo 400.000 al giorno. Un disastro anche per le
imprese.
Per non parlare dei lavoratori stranieri
già vaccinati con vaccini non riconosciuti come lo Sputnik e il Chinovax e non
rivaccinabili.
I lavoratori portuali dovrebbero avere il coraggio di recedere dal sacro furore
di rappresentare i lavoratori tutti e di buttarsi a capofitto come un
rinoceronte alla carica contro un solido muro.
E’ evidente che dopo le violenze durante
il corteo no-greenpass di Roma il governo non potrà dimostrare debolezza nell’
attuazione della legge.
Zeno D’Agostino sta cercando, anche
nell’interesse di lavoratori portuali, di evitare una catastrofe mettendo tutto
il peso della sua persona e offrendo la sua testa sperando di far capire la
gravità della situazione.
E’ un atto di generosità: potrebbe
fregarsene lasciando che avvenga la collisione come uno Schettino qualunque e
come avrebbe fatto la Monassi (che è sempre in lista d’ attesa).
Queste le sue motivazioni sul Piccolo di
oggi: «Tengo troppo al sostegno dei lavoratori per non capire che non c’è più
una comunione d’intenti e di visione tra quello che penso io e quello che
pensano loro». E dunque, «siccome per me la gestione del Porto è fatta a
partire da un sostegno dal basso, ci mancherebbe altro che io assecondassi
un’iniziativa di blocco delle attività. Mi dispiace, ma non ci sto più».
Chi latita sono le istituzioni che dovrebbero far di tutto per far riprendere
la trattativa.
Dov’ è Fedriga che dovrebbe convocare un
tavolo di trattativa con le categorie regionali sia dei lavoratori che
datoriali (anche loro stanno subendo mugugnando il decreto Green Pass) ?
Se questo latita perché non interviene
il Sindaco: si tratta di salvare il motore economico principale per Trieste: la
vera speranza per il futuro.
Politica se ci sei batti un colpo! Non
bastano le dichiarazioni in campagna elettorale bisogna darsi da fare e
decidere.
Paolo Deganutti
L' obiettivo vincente e
unificante delle battaglie dei nostri Portuali è
l' Allegato Ottavo
Nessun commento:
Posta un commento