Anche oggi, ed è la quarta volta in circa tre settimane, c’è stato un corteo di massa contro l’ obbligo di Green Pass per andare al lavoro.
Stavolta il corteo è stato imponente: 15.000 persone secondo la Questura, nel primo pomeriggio di un giorno di lavoro.
A Roma, che ha quasi 3 milioni di
abitanti sabato scorso erano in 10.000 con incidenti provocati da numerosi
infiltrati fascisti; a Milano, che ha un milione e trecentomila abitanti, erano
5.000; a Trieste che ne ha meno di 200.000 oggi erano 15.000 ed è il quarto
corteo di massa pacifico in pochi giorni.
Al mattino c’è stato un corteo di 1.500
lavoratori dei sindacati di base.
Viene detto che Trieste è la capitale del movimento italiano contro il Green
Pass.
Non è così: la mobilitazione a Trieste
ha caratteristiche molto diverse.
1) C’è una importante presenza di
lavoratori organizzati: dai Portuali che sono la spina dorsale del corteo, ai
Ferrovieri, ai metalmeccanici della Wartsila e della Flex, ai lavoratori della
scuola.
Mentre nelle altre città si è vista una
massa indistinta molto permeabile alle infiltrazioni neofasciste.
2) Non si vede un solo Tricolore che
invece ormai è usato come simbolo identitario della destra ed era molto
presente nelle manifestazioni di Roma e Milano. Anzi le aste di quelle bandiere
tricolori erano usate come manganelli dai fascisti di Forza Nuova e affini.
3) Non c’ è stato spazio per le
provocazioni neofasciste mentre ovunque in Italia tentano di prendere l’
egemonia delle manifestazioni.
4) C’ erano striscioni e discorsi in
sloveno: cosa intollerabile per i nazionalisti e l’ estrema destra locale. Si
sentiva scandire "LIBERTA'-SVOBODO".
L’ impressione è che intorno al tema del Green Pass obbligatorio per andare al
lavoro, mentre il vaccino viene (ipocritamente) indicato come “libera scelta”,
si stiano coagulando le enormi tensioni sociali accumulate in questo lungo
periodo dove il peso della crisi economica e pandemica è stato scaricato
pesantemente sulle spalle dei lavoratori e delle fasce più deboli della
popolazione.
Perché stia avvenendo questo intorno al tema del Green Pass e non sui
licenziamenti, l’ aumento delle bollette ed altri temi economici è da
analizzare seriamente.
Certamente ha giocato molto la volontà
di settori organizzati dei lavoratori, in particolare portuali, di non
lasciarsi dividere fra chi ha il green pass e chi no. Soprattutto se la
vaccinazione è presentata come facoltativa e i tamponi sono un grosso problema
sia per i costi che, ormai, per l’ impossibilità di farli tutti per eccesso di
richiesta.
In altre parole il Decreto Green Pass è
percepito come uno strumento per dividere i lavoratori e non come un' esigenza
sanitaria per uscire dalla pandemia.
C’è poi da considerare che nella nostra città e nel Porto Franco Internazionale è molto facile fare confronti con realtà estere e vedere che quella italiana è particolarmente ambigua e penalizzante.
Inoltre a Trieste è particolarmente presente uno spirito libertario che è
disposto ad accettare asburgicamente disposizioni solo se coerenti, serie e ben
motivate.
Il guazzabuglio del vaccino per “libera
scelta” ma necessario per lavorare appare come un inghippo “all’ italiana” per
introdurre ipocritamente un obbligo senza assumersene la responsabilità.
Tipicamente italiano e molto fastidioso per la mentalità triestina.
La Sfiducia nelle istituzioni è molto alta e diffusa, come dimostra anche l'
altissimo tasso di astensione a Trieste al primo turno delle elezioni Comunali,
e in queste condizioni la diffidenza verso le politiche sanitarie può
estendersi.
Un artigiano della delegazione di lavoratori ricevuta in prefettura ha
precisato che la legislazione italiana per avere valore a Trieste deve essere
convertita e adattata dal Commissario del Governo in virtù del fatto che
Trieste è zona A del TLT in amministrazione civile del Governo Italiano dal
1954.
Se il decreto Green Pass non viene ritirato o adattato alle esigenze del Porto
Franco Internazionale i portuali sono fermamente intenzionati a bloccare l’
attività.
E’ una decisione gravissima che può
portare a conseguenze molto serie, che sarebbe meglio evitare, compreso le
dimissioni del Presidente dell’ Autorità portuale Zeno D’ Agostino stimato da
tutti (come ci ha detto lui stesso consultato sulle conseguenze di un eventuale
blocco del porto) e il dirottamento di traffici altrove.
Nessuno avrebbe pensato che sulla questione del Green Pass si finisse per
giocare una partita così importante.
La situazione è seria e merita l’
attenzione di tutta la città mentre pare che le “forze politiche” la stiano
sottovalutando.
Chiudiamo con le parole di Stefano Puzzer leader del CLPT (Coordinamento
Lavoratori Portuali Trieste):
“Ciao
a tutti, oggi in prefettura erano presenti 15 guerrieri di altrettante realtà
produttive di Trieste.
Guerrieri nel senso che con una dignità indescrivibile
con un senso di rispetto per se stessi ed il prossimo, con la massima serietà e
sincerità ha esposto al governo di non accettare assolutamente questo decreto
criminale.
Di voler guardare i propri figli e le loro famiglie
con la consapevolezza di lottare per il loro presente e soprattutto per il loro
futuro. Grazie Trieste, grazie triestini e grazie a tutti quelli che sono
sopraggiunti da fuori. Oggi le donne e gli uomini hanno tirato su la testa e in
modo determinato sono pronti a lottare per il loro futuro.
Bene i portuali sono consapevoli di avere questa
responsabilità e non molleranno mai fino a quando non sarà tolto il decreto.
Tutti uniti, tutti uniti, tutti uniti.
W la libertà.
W noi.
Se si potessero descrivere i sentimenti di rispetto
dignità e orgoglio dimostrato oggi lo farei ma non è possibile ma ho la fortuna
di averlo vissuto e rimarrà indelebile dentro di me.
Stefano Puzzer un portuale “
Paolo Deganutti
Rinascita Triestina
Nella foto il comunicato del CLPT sulla
manifestazione:
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