"Gianfranco Sinagra è il Direttore
del Dipartimento Cardiovascolare dell’ ASUGI e dell' Università di Trieste, e dirige personalmente quel
centro di assoluta eccellenza mondiale che è il Polo Cardiologico di Trieste.
E’ un medico molto noto e stimato a Trieste
sia per le sue capacità professionali che per la sua umanità e impegno
sociale.
Chi gli ha affidato la propria vita, perché di questo si tratta in cardiologia,
ne ha sperimentato la competenza e serietà ed ha maturato grande stima e tanta
fiducia.
Vi invitiamo a leggere e dopo questa lettura nessun comportamento antisociale
è più giustificato.
Il discorso medico è chiuso e basta polemiche da bar di gente incompetente.
Se qualcuno vuole fare
politica sulla pelle delle persone se ne assumerà le conseguenze.
La redazione di Rinascita Triestina"
LA LETTERA del prof. Sinagra:
- Lo stupore e l’amarezza di fronte a una situazione di caos in cui non vengono rispettate le regole di una comunità -
Paure da giustificare e governare
ma nel rispetto della vita altrui
C’è’ qualcosa di molto grave, profondo, distruttivo e deludente che sta accadendo e che mina le libertà fondamentali, la vita, la verità e il rispetto che si deve alla società e a tutti i deboli e bisognosi di cure.
Non mi stupisco dei morti che ci sono stati e che continuano
a esserci, ma dell’indifferenza con cui alcuni accettano che il virus possa
uccidere.
Non mi stupisco della gente comune che alcune cose non le ha studiate, ma di
coloro che operando in sanità narrano una dispercezione della verità che non
rende giustizia dell'atmosfera caotica, dei pressing esasperati sulle
organizzazioni e sugli operatori.
Mi stupisco del silenzio sugli operatori sanitari contagiati, ammalati e morti.
E’ vero che il Covid si aggiunge spesso a situazioni di fragilità favorendo la
morte ma non è vero che non esistano i morti per Covid come non è vero che la
morte non ha coinvolto i giovani come non è vero che chi è morto aveva sempre
gravi malattie associate.
Non mi stupisco che i Pronto Soccorso si riempiano o i posti letto scarseggino
in certi periodi dell’anno.
Ma riempirsi in epoca pandemica è tutt’altra cosa perché devi difendere i
percorsi e devi impedire che recarsi in ospedale si trasformi nell’infettarsi
dentro l’ospedale.
Ma cosa c’entra la riaffermazione della mia libertà, delle mie convinzioni, con
lo spazio che si deve dare ai diritti della comunità, alla difesa di tutte le
libertà fondamentali, al diritto di essere curato, al diritto di studiare, di
lavorare, di avere giustizia, di crescere e di ripartire?
Ma che coerenza c’è fra reclamare la libertà personale e i giusti diritti dei
lavoratori e lasciare scoperti turni di lavoro dentro gli ospedali?
Un io contrapposto al noi che però coarta lo spazio etico dei doveri verso gli
altri.
Non mi stupisco di saperi piatti, massificati e superficiali proposti come
verità a persone semplici, spesso frustrate da ingiustizie.
Mi stupisco dei comportamenti che mentre reclamano libertà e rifiuto di
supposte dittature, bloccano la vita, il traffico, gli ospedali, le scuole.
E mi stupisco che ciò possa accadere in nome di un equivoco di libertà, nel
silenzio di chi è già stato malato, di chi ha vissuto il dramma della morte o
il rimorso di aver infettato altri.
Mi stupisco di chi ha scelto di studiare con metodo scientifico per promuovere
la vita e la salute e poi esercita rifiuti e assume comportamenti che rischiano
di sottrarre cure, allungare i tempi d’attesa per gli interventi chirurgici.
E gli esposti a complicanze per effetto di tempi all’intervento che si
allungano?
E i pazienti oncologici che combattono la loro guerra con i tempi di
progressione della malattia?
Questo è il frutto della libertà?
Questo è pensare a un futuro di
crescita, produttività, serenità e gioia?
Sono incredulo e deluso.
Ci vorrebbe uno scatto d’intelligenza, di coraggio e di verità.
Non questa bolla illusoria di protesta paralizzante destinata a generare
ulteriore sofferenza e depressione degli animi e delle attività.
Ho rispetto, sincero, per tutti e per il disagio e la libertà di pensiero di
tutti.
Ma quello che sta accadendo è incomprensibile e assurdo.
Sono triste e deluso per tanto allontanamento dalla verità, dalla cultura e dal
rispetto per la vita e i bisogni di tutti.
Il 20 per cento degli accolti per infarto miocardico non è vaccinato. Avete
idea di cosa voglia dire, in termini organizzativi e di risorse, curare un
infartuato di cui non si conosce il tampone, procedendo per salvargli la vita,
proteggendosi per curare anche gli altri degenti e quelli che dopo arriveranno?
Stiamo curando tutti allo stesso modo senza alcuna distinzione o esitazione, ma
ripercussioni ci sono perché a un ammalato Covid o sospetto tale, isolato,
bisogna destinare risorse da sottrarre agli altri pazienti.
Nel mese di giugno-settembre 2019 nel territorio di Trieste e Gorizia sono
state osservate 12 fra pericarditi e miocarditi. Si tratta di una possibile
sottostima. I numeri nello stesso intervallo temporale nel 2021 sono stati 18,
solo sei dei quali riconducibili temporalmente alla vaccinazione. Tre casi
erano di miocardite. Sei casi totali di cui tre miocarditi in un territorio di
circa 350 mila abitanti in quattro mesi, meno di cinque miocarditi
temporalmente riconducibili a vaccini Covid-19 per 100 mila abitanti in un anno
(stima in eccesso), tutte clinicamente lievi e sostanzialmente senza esiti,
contro gli stimati 10-40 casi/100.000/anno descritti in letteratura extra pratiche
vaccinali estensive.
Questi sono i numeri. Non opinioni o ideologie.
Riconosco il valore del rispetto delle regole per governare la convivenza
civile.
Dobbiamo proteggere e informare le persone guidandole sulla base di fonti
attendibili ed evidenze, non di congetture.
Le paure sono umane, vanno comprese e governate, considerando anche le ragioni
della comunità, della vita, del lavoro e del futuro.
Perché la vita degli altri è la nostra vita e deve avere un posto importante
nelle nostre scelte.
Come medico mi è intollerabile l’idea che la scelta di un singolo possa porre
in pericolo la sua vita e quella degli altri o che si debba curare una malattia
prevenibile con i vaccini nelle sue manifestazioni più gravi e rischiose.
Ho sentito spesso parlare degli esiti a distanza dei vaccini a mRNA: nessuna
evidenza solida.
So però quanta vita hanno generato vaccini ben più impegnativi in altri ambiti.
Vita, non morte o disabilità.
Non sento invece parlare adeguatamente degli esiti a distanza della malattia
Covid, che abbiamo imparato a conoscere, talvolta altamente invalidanti.
Ciò che sta accadendo sembra a me una incomprensibile follia che coinvolge
tragicamente persone, famiglie, relazioni, professionisti, organizzazioni e
credito per la Scienza.
Vacciniamoci e rispettiamo le regole di protezione, igiene e distanziamento.
GIANFRANCO SINAGRA
Direttore Dipartimento Cardiovascolare Asugi e Università di Trieste
Trieste 25/11/2021 lettera pubblicata originariamente sul Piccolo
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--- Clicca QUI per un Video del prof. Mauro Giacca ordinario di Biologia molecolare all'Università di Trieste, nonché direttore della componente italiana del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie (Icgeb) di Trieste.
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