Diciamolo chiaramente: Trieste è nata come porto della
Mitteleuropa e solo come porto e sbocco al mare della Mitteleuropa può
prosperare.
Non si è mai integrata nel sistema economico e politico italiano, che ha interessi nazionali divergenti dai nostri, e tuttora il 90% delle merci, solide o liquide, che transitano per il Porto Franco Internazionale di Trieste sono destinate all’ Europa centrale.
Non si è mai integrata nel sistema economico e politico italiano, che ha interessi nazionali divergenti dai nostri, e tuttora il 90% delle merci, solide o liquide, che transitano per il Porto Franco Internazionale di Trieste sono destinate all’ Europa centrale.
L’ Italia è in una situazione di crisi gravissima e Trieste
è l’ ultimissimo dei suoi immensi problemi.
La situazione ideale per Trieste sarebbe quella di “Citta Stato”
portuale ma nelle condizioni attuali degli equilibri internazionali risolvere residui
problemi di sovranità nazionale in questa area strategica del mondo non è
possibile in tempi ragionevoli.
La sovranità nazionale in questa epoca sta perdendo significato soppiantata dalla crescente importanza dalle connessioni funzionali tra città e territori che si autogovernano con la massima autonomia possibile (clicca QUI).
La sovranità nazionale in questa epoca sta perdendo significato soppiantata dalla crescente importanza dalle connessioni funzionali tra città e territori che si autogovernano con la massima autonomia possibile (clicca QUI).
Intanto che la crisi italiana si sviluppa non possiamo assistere
inerti alla decadenza e alla distruzione economica e civile della nostra città
trascinata in un naufragio che non ci appartiene.
Una forte autonomia,
sul modello della Provincia Autonoma di Bolzano, ovvero l’ Autogoverno su
competenze amministrative, fiscali ed economiche più estese possibile, è la
scialuppa di salvataggio indispensabile nel breve periodo e la necessaria piattaforma di partenza per ulteriori sviluppi.
Questo è l'obiettivo
principale in questo momento e al suo ottenimento sono finalizzate alleanze e
iniziative politiche.
La Mitteleuropa si sta riaggregando, in un
processo simile
a quello previsto per la formazione della “Kerneuropa” in Germania fin dagli
anni ‘90. Trieste non può restare estranea a questo processo che coinvolge Baviera, Austria, Ungheria e gran parte del suo entroterra naturale.
La sua ambizione dev’ essere di farvi parte, diventandone lo sbocco al mare, conservando la più ampia autonomia possibile.
Il nuovo governo italiano e la nuova presidenza della Regione,
sovranisti o meno, stanno aprendo grandi spazi alle autonomie, a partire da
quella conseguente al referendum del Veneto dello scorso 22 ottobre: questo è
utile alla nostra città.
Noi siamo favorevoli
a questo processo di crescita delle autonomie e sosteniamo chi lo porta
avanti.
Anche se in modo
vigile e non acritico: non dobbiamo sposarci ma aprire un rapporto dialettico
per perseguire obiettivi comuni.
1)
Istituzione
dei 5 Cantoni regionali, organi amministrativi elettivi territoriali annunciati
fin dalla campagna elettorale
2)
Aumento
di competenze amministrative e fiscali alla Regione fino alle 23 previste dal
titolo V della costituzione italiana, ovviamente con i relativi fondi e
trattenuta delle tasse fino al 90% come richiesto dallo stesso Veneto.
3)
Delega "a cascata" delle competenze regionali acquisite al Cantone Autonomo di Trieste che inizi
ad Autogovernare il nostro Territorio.
Il tutto adesso è praticabile e relativamente veloce, viste anche le maggioranze parlamentari e l' allineamento politico di Regione, Governo e, in parte, Comune.
Il processo geopolitico di riaggregazione della Mitteleuropa, così come
l’ attività del nuovo governo italiano e della nuova giunta regionale, vengono
demonizzati sulla stampa "politically correct" (Piccolo del gruppo Repubblica in testa) e definiti come “onda sovranista”, “onda nera” ecc.
Se il processo di riaggregazione della Mitteleuropa, e dello sviluppo delle autonomie in Italia, non avviene sotto l’ egida della “sinistra” è solo perché si è autoesclusa per seguire le sirene del neoliberismo imperante tra i tecnocrati della UE e praticare il neocentralismo che il PD aveva condensato nella “riforma costituzionale” bocciata con il referendum.
Se il processo di riaggregazione della Mitteleuropa, e dello sviluppo delle autonomie in Italia, non avviene sotto l’ egida della “sinistra” è solo perché si è autoesclusa per seguire le sirene del neoliberismo imperante tra i tecnocrati della UE e praticare il neocentralismo che il PD aveva condensato nella “riforma costituzionale” bocciata con il referendum.
Tutto ciò che non è allineato con gli interessi e l’
ideologia delle èlite viene diffamato come “populismo”
e “onda nera”.
Per inciso, l' "Italia rossa" - di cui si lamenta la perdita nei ballottaggi del 24 giugno - non c' era più da un pezzo: almeno da quando
le “sinistre” di governo avevano cessato di difendere gli interessi di
lavoratori e ceti medi impoveriti per diventare baluardi di difesa del
neoliberismo e delle folli politiche di austerity dettate da Bruxelles.
E che i
cittadini lo abbiano capito lo si è visto in tutte le recenti tornate
elettorali.
Per cui niente complessi: “non importa se il gatto è rosso o nero, l’ importante è che acchiappi i topi” e ci porti quanto prima il Cantone Autonomo di Trieste e la trattenuta delle tasse sul territorio, trampolino per ulteriori sviluppi.
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