Ci adeguiamo al linguaggio da trivio in voga nella Direzione
del PD, e finito in tutte le televisioni, solo cambiando soggetto:
POLETTI HA LA FACCIA COME IL CULO.
Il Ministro dell' italico Lavoro ha dichiarato: "Se
100 mila giovani se ne sono andati, non è che qui sono rimasti 60 milioni di
pistola. Questo Paese non
soffrirà a non averli più tra i piedi."
Era lo stesso giorno dell' attentato di Berlino in cui la
sventurata Fabrizia Di Lorenzo, emigrata a Berlino per studiare e lavorare, è stata
assassinata dall' ISIS.
Poletti, dopo la sconfitta del referendum si è bevuto il
cervello al punto di dichiarare che bisogna andare presto al voto al solo scopo
di impedire il referendum sul Job Act: un
totale dispregio della democrazia.
Non si tratta solo di gaffe di un mentecatto arrogante cui
il potere ha dato alla testa, e nemmeno di semplici parole sbagliate come cerca di far credere l' on. Rosato, ma sono invece l' indice della mentalità dei
vertici del PD che affiorano.
E purtroppo si concretizzano in leggi che mortificano il lavoro, come il Job Act .
E purtroppo si concretizzano in leggi che mortificano il lavoro, come il Job Act .
Ricordiamo una brutta foto. Roba di due anni fa, erano i
giorni dell'inchiesta denominata Mafia Capitale. Poletti è seduto a una
tavolata in compagnia di ceffi tremendi: c'è Salvatore Buzzi, responsabile
della Cooperativa 29 giugno e compare di Massimo Carminati, er cecato, Banda
della Magliana, entrambi considerati i capi del malaffare romano e attualmente,
per questo, processati. Ci sono l' ex boss dell' Ama Franco Panzironi (poi
arrestato) e un esponente del clan dei Casamonica (la pancia debordante sotto
la felpa con la scritta Italia). Della simpatica brigata, anche l'ex sindaco Gianni
Alemanno e un gruppetto di facce del peggior sottobosco politico capitolino.
Lo scatto fu realizzato nel 2010, quando Giuliano Poletti
non era ancora ministro ma solo - diciamo così - il potente presidente della
Lega delle Cooperative (quella stessa che ha rilevato con indubbio vantaggio le
Cooperative Operai di Trieste).
La domanda, quindi, resta identica e ancora attuale: che ci
faceva lì, accanto a certi personaggi, in una cena che Buzzi aveva organizzato
per ringraziare tutti i politici che gli erano a fianco?
Questi sono i Ministri del Governo Italiano, persone di
fiducia del "premier ombra" Renzi: un governo asservito alle banche e
al capitale finanziario che ha come programma quello di svalutare il lavoro.
E con il Job Act e i vaucher ci è riuscito benissimo.
Trieste ha avuto la grande disgrazia di finire amministrata
dal Governo Italiano anzichè, ad esempio, da quello Svizzero o Austriaco: da
allora ha subito politiche cui non possiamo restare indifferenti.
Il Job Act e le politiche governative, in seguito al
Memorandum di Londra del '54 che han affidato l' amministrazione di Trieste al Governo Italiano, vengono purtroppo applicate anche ai Triestini
che speriamo se ne ricordino quando ci sarà il referendum sul medesimo.
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