- Il referendum non e' solo un fatto interno italiano e non riguarda solo la Costituzione ma l' intero assetto politico europeo: per questo le èlite si mobilitano --
Più i media, apertamente schierati per il SI come il Piccolo, insistono a sottolineare che le èlite di tutti i tipi voteranno SI, più gli elettori si convincono ad andare a votare NO.
Non tira aria buona per le èlite politiche europee, nè per quelle bancarie, finanziarie, industriali, dello spettacolo: i cittadini provati da 8 anni di crisi scaricata sulle loro spalle si stanno ribellando, e i primi sono i lavoratori: altro che "populismo"...
Quello del 4 dicembre è un referendum confermativo che non prevede quorum: non andare a votare non danneggia il potere, semmai gli fa un favore.
E' vero che Trieste non ha mai votato nè per l' Assemblea Costituente nè per la Costituzione Italiana e che da allora nulla di sostanziale è successo, ma è anche vero che se Trieste è un "territorio amministrato" dal Governo Italiano non siamo per niente indifferenti alle politiche del Governo medesimo.
Questo referendum in realtà non riguarda solo la Costituzione Italiana ma è da subito stato legato, dai promotori stessi, al Governo Renzi ed alla persona del premier e al suo enturage.
Dire che la politica del Governo Italiano non ci riguarda mentre in realtà è il governo amministratore di Trieste, su cui ne ricadono in pieno le conseguenze ogni giorno, è solo un discorso astratto.
Dire che questo referendum è solo un fatto interno italiano contraddice la realtà che vede i leader politici stranieri schierati per il SI: da Obama alla Merkel a Juncker.
Al punto che la UE rimanda la bocciatura ufficiale della legge di bilancio del Governo Renzi a dopo il referendum, per aiutarlo a superare questo passo.
Il governo spera che chi è all' opposizione non vada a votare.
Non usare l' arma del voto messa incautamente a disposizione è sciocco, soprattutto visto che non è previsto un quorum.
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