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RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -
AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -
lunedì 26 marzo 2018
L' ITALIA SE NE FREGA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI (STRASBURGO) - PRIMO PAESE EUROPEO PER SENTENZE NON ESEGUITE: 2219 (Russia 1540 e Turchia 1342) - Un articolo di Linkiesta sulla "Patria del Diritto"
Se qualcuno si illudeva ingenuamente di ottenere per via giuridica la rinascita economica e civile di Trieste tramite il rispetto integrale delle leggi internazionali su Trieste e il suo Porto Franco Internazionale (TdP '47) grazie a qualche decreto di tribunale o equivalente è meglio che si ricreda, smetta di perdere tempo in "cause internazionali" e tenti altre strade più efficaci. Come lo sviluppo delle relazioni economico-politiche e la connessione di Trieste con i gangli internazionali, la crescita del consenso e la presenza nelle istituzioni dove vengono prese le decisioni che influiscono concretamente sulla vita della città e del suo porto franco internazionale. In altre parole conta di più l' incontro di ieri in Regione con gli operatori e rappresentanti cinesi su Trieste terminal della Nuova Via della Seta grazie al Porto Franco che decine di denunce e appelli che finiscono nei cestini. Se arrivano gli operatori internazionali avranno tutto l' interesse e la forza economica di far rispettare i vantaggi previsti dall' Allegato VIII. Le sentenze e gli arbitrati internazionali non vengono rispettati se non quando fa comodo, e sono migliaia le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell' ONU senza alcun risultato: si pensi solo al Medio Oriente o alla sentenza arbitrale sui confini marittimi tra Slovenia e Croazia. Per non parlare delle sentenze della Corte Internazionale di Strasburgo sui Diritti dell' Uomo di cui parliamo oggi. Le questioni internazionali si risolvono da sempre con i rapporti di forza (politica, economica, diplomatica, militare come nel '47 ecc.) e leggi e sentenze arrivano dopo a ratificare la situazione di fatto che si è creata sul campo: il pragmatismo è d' obbligo in queste questioni dove vale più la pratica che la "grammatica" ovvero l' astratta teoria giuridica che può servire solo d' ausilio. Un articolo di Linkiesta illustra la situazione da Terzo Mondo dell' Italia riguardo le sentenze della Corte di Strasburgo (clicca QUI). Fa sdegnare certamente ma la situazione è questa e le imprecazioni non servono a niente: anche con una sentenza in mano la situazione resta inalterata se non hai la forza di farla rispettare. Riportiamo l' articolo per intero, abbiamo verificato i numeri riportati e sono esatti:
L’Italia se ne frega della Corte europea dei diritti umani
Siamo il primo paese europeo con sentenze CEDU non eseguite. Dal sovraffollamento delle carceri alla detenzione illegale nei Cie, il nostro Pase non si adegua abbastanza per tutelare i diritti umani. Almeno diminuiscono i processi e i risarcimenti
Subiamo condanne per non aver rispettato i diritti
umani, accumuliamo milioni di risarcimento ogni anno, non li paghiamo in tempo,
né aggiorniamo velocemente le nostre leggi. E il “gioco” ricomincia.
L’Italia è il primo paese con più sentenze della Corte europea dei
diritti umani non eseguite.
Secondo una tabella elaborata da Politico, su
9944 sentenze Cedu non implementate, 2219 riguardano l’Italia: il 22,3%. Per capirci, una su cinque. Distanza
siderale rispetto a Francia con 56 sentenze non eseguite e Germania con solo
17. Stati non proprio famosi per il rispetto dei diritti umani come Russia
(1540) e Turchia (1342) sono più virtuosi di noi. Insomma, facciamo peggio di
tutti e 47 i Paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa.
Dal
1949 l’Italia fa parte di questa organizzazione internazionale, che
non c'entra nulla con l’Unione europea, creata per tutelare i diritti umani in
Europa. E la Cedu, dal 1959, è la sua corte di giustizia alla quale tutti i
cittadini dei 47 Paesi membri possono adire quando credono di aver subito una
violazione dei propri diritti. Come ha fatto Silvio Berlusconi ricorrendo
contro la Legge Severino che lo ha interdetto dai pubblici uffici dopo la sua
condanna per frode fiscale.
La
corte con sede a Strasburgo pronuncia le sentenze basandosi sulla convenzione europea dei diritti
dell'uomofirmata a Roma il 4 novembre del 1950.L’articolo
46 vincola gli Stati ad adeguarsi alle sentenze della Cedu: risarcendo con una
“equa compensazione” chi vince la causa e, nel caso, imponendo ai governi di
modificare o aggiornare una legge per tutelare in futuro chi subirà una
violazione del diritto umano in questione.
Non
importa come nel dettaglio, purché lo faccia. Lo
Stato deve conformarsi quindi e anche velocemente e ha al massimo sei mesi per
comunicare quali misure ha adottato o intende adottare. Se non lo fa,
interviene il comitato dei Ministri, l'organo decisionale del Consiglio
d’Europa, con dei richiami.
Il
94% dellle sentenze non eseguite (2105) sono o classificate come “enhanced” cioè
hanno bisogno di azioni
urgenti o riguardano cambi fondamentali nel sistema. Lo stesso
comitato dei Ministri ci ha inserito nel gruppo di Paesi con problemi strutturali,
alcuni non risolti da oltre dieci anni. Con noi ci sono anche
Russia, Ungheria e Moldavia.
Non si tratta solo di leggi non approvate. Spesso il
governo italiano è intervenuto modificando delle o adottando dei provvedimenti
per rispondere alle sentenze della Cedu, ma non ha fatto abbastanza. Come nel
caso del sovraffollamento delle carceri. Per il Consiglio d'Europa nonostante
la legge Sono ancora tanti gli istituti di pena che “operano al di sopra delle
loro capacità”.
A
partire dal caso Richmond Yaw e altri c. Italia del
6 ottobre 2016 sull'ingiusta
detenzione presso i CIE (centri di identificazione ed espulsione). Secondo
la Corte manca
una legge adeguata perché i risarcimenti si possono solo
chiedere in un processo penale e sono troppo lenti i tempi di attesa per
decidere se un rifugiato debba restare o meno nel Cie.
Non
si tratta solo di leggi non approvate. Spesso il governo italiano è intervenuto
modificando o adottando dei provvedimenti per rispondere alle sentenze della Cedu,
ma non ha fatto abbastanza. Come nel caso del sovraffollamento delle carceri. Il comitato dei
Ministri del Consiglio d’Europa aveva applaudito alla riforma voluta dal
ministro Orlando per rimediare alle dure condizioni dei detenuti dopo la
sentenza Torreggiani v Italia del 2013, definendola
addirittura un “modello da seguire”. Ma secondo un report del Comitato europeo
per la prevenzione della tortura (Cpt), pubblicato l’8 settembre il problema del
sovraffollamento nelle carceri non sembra risolto. Sono
ancora tanti secondo il report, gli istituti di pena che “operano al di sopra
delle loro capacità”.
Non
solo carceri. Dal 5 luglio l’Italia ha finalmente una legge sul reato di
tortura e il Governo ha risarcito quasi tutti i 163 ricorrenti che hanno subito
delle violenze nella caserma Diaz durante il vertice G8 di Genova del 2001. Ma
non basta. La stessa presidenza del Consiglio dei ministri ammette nella
relazionepresentata al Parlamento il 1° settembre, che
bisogna ancora adeguarsi perfettamente alla sentenza Cestaro del
2015, per evitare un’altra condananna legata alla
violazione del reato di tortura (Art.3).
Negli
ultimi tre anni il governo italiano sta cercando di smaltire l’enorme mole di
sentenze non attuate. Secondo la relazionesiamo finalmente usciti dalla classifica dei
dieci Stati del Consiglio d’Europa con più condanne. Con “sole” 15 sentenze nel
2016, siamo passati da decimi a quindicesimi. Se diminuiscono i processi contro
l’Italia, lo fanno anche i risarcimenti: dai 77 milioni di euro versati nel
2015, l’Italia è scesa a quasi 16 milioni nel 2016.
Ci
sono ambiti dove il Governo si è finalmente adeguato alle sentenze della corte
di Strasburgo. Per esempio sulle espulsioni di massa dei
migranti verso la Libia, giudicate dalla Cedu una violazione dell’articolo 3
della Convenzione di Roma. Il faldone Italia è ancora corposo (i casi contro il
nostro Paese sono il 7,8% del totale) ma secondo il Governo italiano la maggior
parte riguarda l’eccessiva durata dei processi o l’insufficienza degli
indennizzi Pinto, la legge che regola il risarcimento nei casi di violazione
dei diritti umani. I provvedimenti in questo caso sono stati aggiornati e i
casi simili saranno progressivamente chiusi.
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