Lucio Caracciolo, direttore di Limes, nel suo intervento all' affollatissimo convegno del Limes Club Trieste, il 10 gennaio scorso, fin dall' inizio ha espresso significativi dubbi sulla capacità del Governo Italiano di fare scelte adeguate a cogliere le grandi opportunità offerte dalla Nuova Via della Seta.
Invitiamo i lettori a vedere il video dell' intervento dove fin dal 4° minuto vengono espressi dubbi sulla capacità italiana di azioni adeguate all' importanza strategica del progetto cinese e preoccupazione per il rischio che si ripeta quanto successo con i porti di Taranto e Gioia Tauro dove per "ignoranza ed insipienza" i cinesi sono stati respinti per poi approdare al porto del Pireo che adesso è diventato il principale hub marittimo del Mediterraneo:
Quattro giorni dopo sul Sole 24 Ore del 14 gennaio troviamo un articolo che esprime preoccupazioni analoghe e ancora più dettagliate.
Il responsabile della RINA (registro navale, infrastrutture, trasporti) Ugo Salerno evidenzia "il notevole rischio che l’eccessiva burocrazia e la forte frammentazione dei poteri presenti in ltalia gelino l’interesse dei cinesi per le potenzialità degli scali tricolori quali gate d’ingresso mediterranei verso la mitteleuropa."
Dice infatti che rispetto ai porti del Nord Europa "noi abbiamo un sistema burocratico e decisionale che è estremamente più farraginoso e che tende a bloccare tutto"..."abbiamo due grossi problemi: da un lato la burocrazia, dall’altro la frammentazione dei poteri, per cui, quando si decide una cosa a livello centrale, il potere locale la blocca o viceversa".
Dice anche che se non si rimedia all' "incapacità di decidere in tempi rapidi, ci troveremo a piangere sul latte versato".
Queste tesi coincidono con le nostre espresse più volte quando di fronte
- ai 23 anni necessari ad avere dei decreti attuativi per i Punti Franchi,
- ai quasi venti di niente di fatto per il SIN sito inquinato nazionale che comprende l' intera Zona Industriale,
- ai tre anni di nulla di concreto dalla famosa "sdemanializzazione" di Porto Vecchio,
- alle tremende lungaggini e complicazioni burocratiche per qualsiasi cosa attenga il sopracitato SIN che dipende dal Ministero di Roma,
- ai paralizzanti vincoli architettonici e paesaggistici sul porto della Soprintendenza dipendente dal ministero di Roma,
- al perdurante atteggiamento ostruzionistico delle Dogane Italiane riguardo il ruolo strategico dei Punti Franchi,
- all' influenza sui Ministeri romani di lobby contrarie al Porto Franco Internazionale di Trieste visto come indebita concorrenza (ed anche in Regione ci sono quelli che come il "Fratello d' Italia" Ciriani parlano dei nostri Punti Franchi come "dumping territoriale", vedi sulla Seleco),
- ecc. ecc. ecc.
sosteniamo la necessità di avere una forte autonomia come le Città Stato Portuali di Amburgo e Brema e come la Provincia Autonoma di Bolzano dove in virtù dell' autogoverno i centri amministrativi e decisionali sono sul territorio e vicini ai problemi, ai cittadini e agli operatori.
E' necessario per assicurare efficienza e tempestività alla gestione integrata di territorio e Porto Franco Internazionale, bloccare azioni ostruzionistiche e per mettere Trieste in grado di affrontare le sollecitazioni dei mercati internazionali.
E per avere la necessaria disponibilità finanziaria trattenendo le tasse qui dove servono per investimenti necessari e non per sprechi e ruberie.
Il Veneto con il suo vittorioso referendum ha chiesto proprio questo: avere competenze primarie strategiche (dai Porti, alla tutela dell' ambiente e del patrimonio culturale, all' istruzione...) ed i necessari fondi trattenendo le tasse invece di mandarle a Roma.
Si è così aperto un processo di progressiva autonomizzazione che sta coinvolgendo diverse regioni e aree.
E' evidentemente auspicabile che Trieste non resti alla finestra a guardare i successi autonomistici e di autogoverno degli altri (e di Venezia tra i primi...).
Ecco l' articolo del Sole che, oltre a un evidente forte tifo per Genova in quello che viene presentato come un derby fra il solo porto ligure e i porti del Nord Europa e al molto significativo silenzio sul nostro Porto Franco, contiene sacrosante preoccupazioni:
Il Sole 24 Ore Domenica 14 gennaio 2017
GENOVA - ROTTERDAM: DERBY CINESE
di Raoul de Forcade
L’Italia è uno dei Paesi mediterranei candidati a trarre grandi vantaggi
dalla Bri (Belt & road initiative), ossia il progetto commerciale della
Cina per lanciare una nuova Via della seta tra Far East ed Europa.
Il piano lanciato dal presidente della Repubblica cinese Xi Jinping, in
effetti, valorizza decisamente le rotte per i porti mediterranei, compresi
quelli italiani, guardando, in particolare, a Trieste e Genova. Vi è il
notevole rischio, però,che l’eccessiva burocrazia e la forte frammentazione dei
poteri presenti in ltalia gelino l’interesse dei cinesi per le potenzialità
degli scali tricolori quali gate d’ingresso mediterranei verso la mitteleuropa.
A lanciare l’allarme è Ugo Salerno, alla guida del Rina, società che
fornisce servizi di certificazione (anche in qualità di registro italiano di
classificazione navale), infrastture e trasporti, industry.
Proprio il Rina, il 24 gennaio, organizza a Genova un convegno, con diversi panelist cinesi, sulle opportunità della Belt &road initiative.
Proprio il Rina, il 24 gennaio, organizza a Genova un convegno, con diversi panelist cinesi, sulle opportunità della Belt &road initiative.
“La Bri—sottolinea Salerno -è il più grande progetto infrastrutturale della
storia. Per parteciparvi, però, bisogna essere pronti a collaborare in tempi
abbastanza rapidi, perché il piano va avanti; gli investimenti sono già in atto
e ce ne saranno altri.
Si stima che, alla fine del 2018,saranno stati investiti qualcosa come mille miliardi di dollari. Cifre stratosferiche.
Si stima che, alla fine del 2018,saranno stati investiti qualcosa come mille miliardi di dollari. Cifre stratosferiche.
Per questo serve la disponibilità a collaborare».
Parlando di porti, secondo Salerno, «Genova è oggi probabilmente il più
attrezzato in Italia; non necessariamente sarà l’unico ma può essere il
terminale della Via della Seta perché può contare su un sistema di
infrastrutture ferroviarie, la Torino-Lione, ilTerzo valico, e la Torino-Genova,
tutte in fase di completamento (QUANDO?? E i Tunnel
con sagoma inferiore alla P/80 che, al contrario di Trieste, NON consentono il passaggio dei
semirimorchi? Ndr ) che, una volta portato a termine,
potrà offrire un collegamento veramente straordinario con il resto dell’Europa»
(Quando? Ndr).
Il porto di Genova però ha anche «tante cose ancora da fare. Una su tutte: la nuova diga foranea per rendere i suoi terminaI in grado di reggere in maniera efficace il potenziale nuovo traffico».
Trieste, invece, ha, da parte sua, “un vantaggio in termini di pescaggio (E il Porto Franco ? Ndr). Ma non bisogna pensare a una gara tra i due scali, perché i volumi di traffici possibili sono tali che occorre attrezzarsi in una logica per cui un porto non esclude l’altro. Possono benissimo esserci due terminali in Italia».
Il porto di Genova però ha anche «tante cose ancora da fare. Una su tutte: la nuova diga foranea per rendere i suoi terminaI in grado di reggere in maniera efficace il potenziale nuovo traffico».
Trieste, invece, ha, da parte sua, “un vantaggio in termini di pescaggio (E il Porto Franco ? Ndr). Ma non bisogna pensare a una gara tra i due scali, perché i volumi di traffici possibili sono tali che occorre attrezzarsi in una logica per cui un porto non esclude l’altro. Possono benissimo esserci due terminali in Italia».
Nel nostro Paese, però, prosegue Salerno, «abbiamo due grossi problemi:
da un lato la burocrazia, dall’altro la frammentazione dei poteri, per cui,
quando si decide una cosa a livello centrale, il potere locale la blocca o
viceversa. Insomma, dobbiamo trovare un modo per rispondere in tempo ed
essere efficienti. Se riusciamo a farlo, la Bri è un’opportunità grandissima».
Attualmente,aggiunge, «l’Italia è in una posizione, con la Cina, favorevole
rispetto al Nord Europa, perché per arrivare da noi c’è molto meno mare da
attraversare. Non vedo perché non possiamo essere efficienti come i porti di
Rotterdam o Amburgo.
Il motivo potrebbe essere soltanto che noi abbiamo un sistema
burocratico e decisionale che è estremamente più farraginoso e che tende a
bloccare tutto.
Ma se ci diamo una mossa, possiamo competere con gli scali del Nord e
abbiamo perfino un vantaggio.
Se invece ci lasciamo mangiare questo vantaggio dall’incapacità di decidere in tempi rapidi, ci troveremo a piangere sul latte versato (Cosa probabile secondo molti, Caracciolo compreso, e da cui sarebbe bene Trieste riuscisse a sfilarsi grazie ad un' accentuata autonomia. Ndr.)».
Se invece ci lasciamo mangiare questo vantaggio dall’incapacità di decidere in tempi rapidi, ci troveremo a piangere sul latte versato (Cosa probabile secondo molti, Caracciolo compreso, e da cui sarebbe bene Trieste riuscisse a sfilarsi grazie ad un' accentuata autonomia. Ndr.)».
E necessario, dunque, conclude Salerno, «far capire a tutti quanto sia
importante la Via
della Seta, quanto forti saranno gli investimenti ma soprattutto quanto è
urgente cambiare il processo decisionale ( Ovvero con la massima
AUTONOMIA per quanto riguarda Trieste - Ndr.) .
Per il Rina questo è strategico.
Se non si cambia il processo decisionale ci faremo superare dai porti del
Nord che, per una volta, sulla Bri partono da una situazione di
svantaggio».
LA PIU' RECENTE CARTOGRAFIA CINESE DELLE "NUOVE VIE DELLA SETA" NON TOCCA L' ITALIA
Slide dall' Intervento di Lucio Caracciolo a Trieste
(per i video del convegno clicca QUI)
(per i video del convegno clicca QUI)
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