Dopo il trasferimento di Sappada in Friuli-Venezia Giulia - con probabile marcia indietro se il Veneto otterrà tutte le autonomie e i benefici fiscali richiesti dopo il referendum - anche Cortina chiede l' annessione alla Provincia Autonoma di Bolzano che ha livelli di autonomia e benefici fiscali tali da farne un territorio "quasi indipendente" (clicca QUI).
A Trieste invece i politici nostrani, abituati a succhiare le mammelle della lupa romana e a vendere specchietti e collanine agli indigeni (attività detta "marketing politico"), sono contenti così: vogliono farne un enclave "italianissima" circondata da territori con elevate autonomie e autogoverno.
A Trieste lasciano venire a fare la loro adunata nazionale i missini riciclati e neofascisti di "Fratelli d' Italia" che a Bolzano non osano mettere piede, perchè sarebbero cacciati dagli Schützen a schioppettate a sale grosso nel deretano, e parlano di "Via Almirante" in Consiglio e Giunta Comunale: un manicomio che Trieste si è cercata eleggendo questa gente.
Mentre quelli di Cortina, che non sono fessi come i nostri, pensano ai vantaggi economici dell' autonomia bolzanina.
Cosa vorrebbe dire trattenere sul nostro territorio le tasse, compreso quelle generate dal Porto Franco Internazionale, lo abbiamo già spiegato QUI e QUI.
Ma si sa che i politici triestini pensano ad altro: dagli addobbi natalizi alle spiagge di sabbia a Barcola, passando per l' incapacità di organizzate anche solo una banale festa per il varo di una nave: un festival di incapacità e mancanza di visione strategica.
Perfino a Gorizia lavorano alla costituzione di una Zona Franca (clicca QUI) e vogliono fare di Cervignano il retroporto di Trieste (vedi nota*) mentre qui, malgrado la mancanza di aree, gongolano per i vincoli archittettonici totali che hanno provocato 20 anni di immobilismo su un area di 70 ettari servita da ferrovia, banchine e Punto Franco costiero (Porto Vecchio).
Eppure siamo convinti che che Trieste dovrebbe mettersi sulla scia delle modifiche autonomistiche avviate dal Veneto: ne avrebbe tutto da guadagnare.
E che tutti i territori già dell' Impero dovrebbero godere di speciali autonomie, analoghe e maggiori di quelle della Provincia Autonoma di Bolzano.
Tanto più che per governare un territorio circostante un Porto Franco Internazionale è necessaria un' efficienza e velocità che la burocrazia borbonica italiana, e quella regional-udinese, non consentono.
Vedi l' esempio degli ostacoli che il SIN, sito inquinato nazionale, di Zona Industriale e i demenziali vincoli architettonici ministeriali in Porto Vecchio pongono all' utilizzo produttivo dei Punti Franchi che finalmente è avviato.
Se Trieste non ottiene rapidamente una ampia autonomia lo sviluppo economico legato al rilancio del Porto Franco Internazionale e dall' utilizzo produttivo dei Punti Franchi rischia di essere soffocato nella culla dalle mefitiche burocrazia, tasse e politica italiane.
Nota *: "Debora Serracchiani ha affermato: «In questi anni abbiamo lavorato per rafforzare le potenzialità dell’interporto e soprattutto per creare un collegamento con Trieste: l'obiettivo è di fare di Cervignano il retroporto dello scalo triestino" Il Piccolo 26/11 pag. 17 .
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