L' attenzione dei media italiani è concentrata sul referendum di domenica dove non è in gioco solo una riforma ma la tenuta stessa del Governo che amministra (male) Trieste e dell' assetto politico internazionale, europeo in particolare, già fortemente scosso dalla vittoria della Brexit e di Trump.
Sta passando in secondo piano che in Austria vi sarà contemporaneamente l' elezione del Presidente della Repubblica che con tutta probabilità sarà Hofer, dipinto dai media a tinte fosche come Trump e Farage: tutti definiti enfaticamente "ultradestra" e portatori di catastrofi sui cossidetti "mercati" (che sarebbe più realistico definire "Casinò" gestiti da colossi finanziari e bancari).
Catastrofi economiche che, in verità, non si sono viste nè con la Brexit, nè con la vittoria di Trump: anzi è avvenuto l' esatto contrario.
I media e i leader europei definiscono sprezzantemente "populismo" il fenomeno in crescita della ribellione popolare tramite lo strumento del voto dato ai partiti percepiti come "antisistema".
Noi riteniamo che sia invece il prodotto inevitabile del micidiale mix di globalizzazione di stampo neoliberista e rinuncia della Sinistra a difendere gli interessi basilari dei lavoratori, a partire dal salario e dal lavoro, resi sempre più precari proprio da una globalizzazione senza regole gestita dai grandi capitali finanziari.
C'è un bel libro che descrive come si sia arrivati a questa situazione: è di un docente di finanza dell' Università Zurigo, Marc Chesney, che affronta il tema dal punto di vista liberale e che si intitola "Dalla Grande Guerra alla crisi permanente - L' ascesa al potere dell' aristocrazia finanziaria e lo scacco della democrazia".
Dice tra l' altro: "il settore finanziario (Finanza Casinò) è diventato estraneo allo spirito d' impresa e al liberalismo su cui afferma di basarsi", per non parlare dell' attacco frontale ai diritti dei lavoratori che la Sinistra si scorda di difendere preferendo impegnarsi solo in questioni di diritti civili (ad es. il matrimonio gay), significative ma che non incidono sulla politica economica e che sono percepite come secondarie in confronto al generale aumento delle disuguaglianze economiche e all' impoverimento che sta travolgendo anche i ceti medi.
E poi ci sono grandi meraviglie e alti pianti se i lavoratori, specialmente "nativi" che stanno subendo una violenta concorrenza diretta con le delocalizzazioni e l' importazione forzosa di mano d' opera a basso costo immigrata, e indiretta coi tagli al welfare, votano per Trump e la Brexit.
Troviamo interessante l' articolo che riportiamo sotto perchè, da un altro punto di vista, sfiora questi temi riguardo le elezioni austriache di domenica prossima come indicano le seguenti frasi: " (la FPO) ha cercato di proteggere i lavoratori austriaci dall'invasione di lavoratori stranieri, specie dell'Europa dell'Est e turchi, i quali in pochissimi anni, hanno scalzato i cittadini nativi, favorendo trattamenti peggiori, perdita di identità culturale e redditi meno controllati" -"...almeno la metà degli elettori ha votato per Hofer, presentato dalla stampa come Trump o come Putin, alla stregua di un dittatore, xenofobo e omofobo. La realtà è esattamente al contrario.I partiti di sinistra sono ormai partiti succubi dell' alta finanza e pro immigrazione a priori, ignorando le esigenze popolari e dei ceti deboli (anziani, famiglie mono-reddito, disoccupati, etc.)"
Fabrizio Cannone per “la Verità” quotidiano
Pochi giorni fa, esattamente il 21 novembre
2016, si ricordavano i 100 anni dalla scomparsa dell' Imperatore Francesco
Giuseppe d'Austria. Francesco Giuseppe fu tra l'altro il padre dell'ultimo
imperatore asburgico, Carlo (Karl 1887-1922, beatificato da Giovanni Paolo II
nel 2004), il cui esilio in Portogallo, coincise con il tramonto definitivo
dell'Impero Austro -Ungarico. Francesco Giuseppe, più che per i meriti e i
demeriti che ebbe da sovrano, è significativo per la forte carica simbolica che
ricopre e come tale è stato ricordato anche a Roma.
La temperie culturale mitteleuropea e
asburgica è stata rievocata da molti romanzi, si pensi a quelli di Joseph Roth
o ai magnifici bozzetti di Adalbert Stifter, ma su tutti va segnalato il saggio
Il mondo di ieri (1942) dell' austriaco di ceppo ebraico Stefan Zweig.
Quel mondo, ovvero la secolare cultura
austriaca, di tradizione profondamente cattolica, alpina, conservatrice, fatta
di piccoli borghi medioevali semi-autonomi, è stato in un certo senso
definitivamente sepolto dalla seconda guerra mondiale, e soprattutto dalla
crisi della famiglia (oggi sono più i divorzi che i matrimoni in varie
regioni!) e dalla forte secolarizzazione, particolarmente aggressiva in Austria
dopo la svolta conciliare (1965) e il '68.
Contro questa tendenza lunga, la destra già
con Jörg Haider (1950-2008) riprese il testimone della lunga, ricca e fiera
tradizione austriaca, non già per rimettere gli Asburgo sul trono o tornare
alla Belle Epoque, ma per recuperare un' identità culturale e popolare,
considerando che senza identità e coesione le nazioni muoiono.
In tal senso, il partito del Fpö, guidato ora
da Heinz-Christian Strache (1969), e di cui l'espressione più visibile è il
candidato presidente austriaco Norbert Hofer (1971) ha cercato di proteggere i
lavoratori austriaci dall'invasione di lavoratori stranieri, specie dell'Europa
dell'Est e turchi, i quali in pochissimi anni, hanno scalzato i cittadini
nativi, favorendo trattamenti peggiori, perdita di identità culturale e redditi
meno controllati.
Norbert Hofer prima di essere un politico
giovane e intraprendente, è un perito aeronautico, nato in Stiria, sposato e
padre di quattro figli, cattolico, malgrado il forte contrasto con la locale
gerarchia ecclesiastica, in gran parte infeudata al politicamente corretto e alle
tesi immigrazioniste.
Se c'era una nazione omogenea in Europa,
quella era l' Austria, anche a causa della lingua di non facile assimilazione e
del territorio, custodito dalle montagne e senza aperture sul mare. I partiti
tradizionali austriaci, sia il partito cattolico democristiano sia il partito
socialista, condivisero per lunghi decenni, una comune politica sociale a base
di aiuti ai ceti meno abbienti, forte presenza dello Stato in economia e
solidarietà sociale.
Ma come accaduto più o meno ovunque, le
sinistre, sotto la spinta dei Verdi, del pensiero progressista mainstream e dei
poteri forti, si sono piegate alla logica globalista, sostituendo la difesa dei
lavoratori austriaci con la tutela degli stranieri, degli omosessuali, dell'
islam, dei giovinastri ribelli viennesi.
Così si spiega il fatto che, nelle precedenti
elezioni austriache (22 maggio), annullate per varie irregolarità, almeno la
metà degli elettori abbia votato per Hofer, presentato dalla stampa come Trump
o come Putin, alla strega di un dittatore, xenofobo e omofobo. La realtà è esattamente al
contrario.
I partiti
di sinistra sono ormai partiti succubi dell' alta finanza e pro immigrazione a
priori, ignorando le esigenze popolari e dei ceti deboli (anziani, famiglie
mono-reddito, disoccupati, etc.). Il partito di Hofer, che vuole far recuperare
una certa grandeur all'Austria, ha l'obiettivo di aiutare i cittadini a
sbarcare il lunario, mettendo da parte le tolleranze assurde verso delinquenti,
trafficanti (di uomini e droghe) e criminali in genere.
Se Norbert Hofer vincerà le elezioni
presidenziali di domenica prossima, come è accaduto recentemente negli Stati
Uniti, darà una immane lezione storica ai mass media, sempre più lontani dal
pensiero della gente.
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