Il Piccolo ha perso l'occasione del cambio di direttore per dimostrare di poter diventare un giornale più serio e imparziale: continua ad essere il bollettino del PD.
Oggi, oltre al paginone per la propaganda elettorale della Serracchiani che segue ai paginoni per Renzi, abbiamo un velenoso articolo su Porto Vecchio che vuole seminare il dubbio di un 'adesione del Movimento 5 Stelle alla linea di Cosolini.
Lo scopo è sempre quello: gettare scompiglio e confusione nelle file nemiche, mettere gli uni contro gli altri, impedire la convergenza di cittadini stufi e decisi a mandare a casa i Partiti della Nazione vecchi e nuovi.
In realtà la convergenza sul tema del riutilizzo produttivo di Porto Vecchio fra "triestini di buona volontà" che siano indipendentisti, autonomisti o del M5S continua ad esserci.
E la posizione indipendentista e autonomista non è per niente isolata.
Dice Debora: "Cosolini dà certezze", si, di mandare a remengo ancora di più Trieste ....
Paolo Menis ha appena emesso il seguente comunicato sul mistificatorio articolo del Piccolo (clicca QUI) di cui riportiamo sotto il testo.
E la posizione indipendentista e autonomista non è per niente isolata.
Dice Debora: "Cosolini dà certezze", si, di mandare a remengo ancora di più Trieste ....
Paolo Menis ha appena emesso il seguente comunicato sul mistificatorio articolo del Piccolo (clicca QUI) di cui riportiamo sotto il testo.
COMUNICATO DEL M5S
"A seguito del titolo e dell'articolo odierno contenuto nel quotidiano il
Piccolo sul tema del porto vecchio (M5S dice si a Porto vecchio alla città)
sono costretto a precisare quando riportato dal giornalista.
Capisco la
necessità di ricercare lo scoop ma non c'è nessun cambio di posizione del M5S
sul tema.
Continuiamo a sostenere che bisogna creare le condizioni affinché
anche nelle aree di Porto vecchio si sviluppino attività economiche.
In questo
senso l'interesse di Fincantieri per il bacino del Molo 0 dimostra che le
nostre idee non sono fantasie. Sul piano urbanistico la situazione è chiara, ed
è definita dalla “variante Barduzzi”. Che non parla di porto, ma di portualità
allargata. Allora: bene la crocieristica, bene la nautica da diporto con tutti i
servizi connessi, bene la cantieristica di alto livello, luoghi di cultura e di
ricerca legati al mare, senza però demonizzare, laddove serve, uno strumento
straordinario come il punto franco internazionale (che potrebbe laddove serva
essere riattivato), così come più volte ha sottolineato il commissario
straordinario Zeno D’Agostino.
E' dal 2011 che il M5S di Trieste parla di punto
franco non come una scusa per non fare nulla ma come potenzialità per il
rilancio economico della città tutta, a cominciare proprio dall’area di Porto
vecchio.
Fino alla sentenza 400 del 2013 del Tar regionale venivamo derisi non
appena citavamo la validità dell’allegato VIII: per fortuna è intervenuto un
atto di un tribunale ad avvalorare la nostra tesi, nonché successivi atti del
commissario di governo.
A parlare per l’attenzione del M5S Trieste per il punto franco sono poi gli atti depositati in Consiglio comunale negli ultimi 5 anni, a partire dalla richiesta fatta più volte in aula affinché il sindaco chiedesse con forza l’adozione del regolamento attuativo della legge 84/94, un passaggio dimenticato dai partiti da più di 20 anni.
Per far funzionare davvero il porto franco di Trieste sarebbe poi necessario un regolamento ad hoc dell’Agenzia delle dogane.
Sulla discussa questione della destinazione d’uso residenziale il nostro giudizio rimane assolutamente negativo.
Rispetto ad altre città in cui sono stati eseguiti recuperi di zone dismesse, Trieste ha un rapporto incredibilmente sbilanciato rispetto a Porto Vecchio. La decrescita della popolazione residente è evidente nei dati e parlare di una città a misura di 300.000 abitanti quando ad oggi ne totalizza 205.000 è non solo una follia ma anche una previsione che non ha gambe: ci sono già 10.000 appartamenti sfitti e l’area del Porto Vecchio destinata ad uso residenziale ingrandirebbe la città di un settimo dell’esistente.
Si rischierebbe quindi di modificare totalmente i pesi urbanistici della città, creando di fatto un nuovo centro urbano e nuove periferie e ingigantendo le problematiche di edifici abbandonati, sfitti, degradati, di cui Trieste non ha certo ulteriore bisogno.
A parlare per l’attenzione del M5S Trieste per il punto franco sono poi gli atti depositati in Consiglio comunale negli ultimi 5 anni, a partire dalla richiesta fatta più volte in aula affinché il sindaco chiedesse con forza l’adozione del regolamento attuativo della legge 84/94, un passaggio dimenticato dai partiti da più di 20 anni.
Per far funzionare davvero il porto franco di Trieste sarebbe poi necessario un regolamento ad hoc dell’Agenzia delle dogane.
Sulla discussa questione della destinazione d’uso residenziale il nostro giudizio rimane assolutamente negativo.
Rispetto ad altre città in cui sono stati eseguiti recuperi di zone dismesse, Trieste ha un rapporto incredibilmente sbilanciato rispetto a Porto Vecchio. La decrescita della popolazione residente è evidente nei dati e parlare di una città a misura di 300.000 abitanti quando ad oggi ne totalizza 205.000 è non solo una follia ma anche una previsione che non ha gambe: ci sono già 10.000 appartamenti sfitti e l’area del Porto Vecchio destinata ad uso residenziale ingrandirebbe la città di un settimo dell’esistente.
Si rischierebbe quindi di modificare totalmente i pesi urbanistici della città, creando di fatto un nuovo centro urbano e nuove periferie e ingigantendo le problematiche di edifici abbandonati, sfitti, degradati, di cui Trieste non ha certo ulteriore bisogno.
Paolo Menis"
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