#TriesteAmministrative
#Trieste
Un comunicato del 18 scorso sul Blog di Beppe Grillo annuncia, oltre alla certificazione di 16 liste tra cui quella di Paolo Menis a Trieste, anche il fatto che ha rinunciato a presentarsi in 5 capoluoghi (Caserta, Latina, Ravenna, Rimini e Salerno).
E’ noto come vi siano difficoltà anche a Milano.
Un comunicato del 18 scorso sul Blog di Beppe Grillo annuncia, oltre alla certificazione di 16 liste tra cui quella di Paolo Menis a Trieste, anche il fatto che ha rinunciato a presentarsi in 5 capoluoghi (Caserta, Latina, Ravenna, Rimini e Salerno).
E’ noto come vi siano difficoltà anche a Milano.
L’ impressione che se ne può trarre è che vi è una concentrazione delle forze
su Roma, dove l’ attenzione e gli sforzi sono maggiori, confidando su un forte
effetto di traino a livello nazionale, anche per le politiche, e qualche
maggior disattenzione per la periferia dove non vengono fatti tutti gli sforzi
per vincere, passando prima per il ballottaggio.
Quasi vi fosse la preoccupazione che una vittoria generalizzata potesse portare
l’ intero Movimento quasi ovunque a responsabilità di governo locale che non
sarebbe in grado di sostenere, per il DNA di opposizione, e controllare con le
sue sole forze, visto che sarebbero necessarie alleanze locali (ovviamente il M5S
non può pretendere di rappresentare ovunque la totalità dei “cittadini onesti”:
si chiamerebbe Totalitarismo).
Del resto è noto che il M5S è un movimento che è nato e si è diffuso su forte
impulso centrale grazie alla capacità mediatica di Beppe Grillo, quella
strategica di Casaleggio e gestionale dello “staff”.
Spesso e volentieri la periferia vive di luce riflessa e difficilmente le
strutture locali avrebbero la possibilità di avere una forte presenza politica
per forza e capacità proprie: le alte percentuali dei sondaggi sono quasi
ovunque un portato nazionale.
Questo,
insieme al dover operare in un paese particolarmente corrotto come l’ Italia,
giustifica delle modalità gestionali fortemente centralizzate e modelli
organizzativi e decisionali decisamente sorprendenti
per chi non ne fa parte, e probabilmente bisognosi di correzioni e adeguamenti
ad una realtà complessa come, ad esempio, anche la situazione di Milano
dimostra.
Anche a Trieste, dopo il definitivo voto on-line che
ha designato Menis, assistiamo quasi quotidianamente, su Facebook e altrove, ad attacchi piuttosto
pesanti con consigli interessati dall’ esterno volti a modificare, o mitigare,
le scelte elettorali effettuate con la votazione che ha lasciato sorpresi e
delusi alcuni, dentro e fuori.
Stante che le regole e la linea del M5S se le da il M5S - e che chi è all’
interno le conosce e subisce di conseguenza (non lo ordina il dottore di
iscriversi) – si può rilevare che se, forse, sono ancora adeguate ad una
situazione media italiana, lo sono probabilmente molto meno nei rapporti con l’
esterno in una situazione diversa e molto particolare come è quella di Trieste, e rischiano di ostacolare seriamente una piena interpretazione delle
specificità della città con conseguenze sul risultato, sperato da tutti, di allontanamento
di una vecchia classe politica “inadeguata”.
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