RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 13 aprile 2025

ODESSA E TRIESTE PORTI FRANCHI SOTTO TUTELA ONU? UNO SCENARIO PER LA PACE E LA SICUREZZA EUROPEA

 


Articolo di Paolo Deganutti originariamente pubblicato su Pluralia in italiano, inglese, cinese e russo
(clicca QUI)

Dalla proposta del presidente Putin di un’amministrazione temporanea ONU in Ucraina alla storia dimenticata del Porto Franco di Trieste: perché il controllo internazionale dei porti strategici potrebbe tornare d'attualità nelle trattative sulla pace in Ucraina e sull’architettura di sicurezza in Europa.


Esaminiamo un’ipotesi di scenario nel contesto di rapidissima evoluzione (secondo alcuni di rivoluzione) geopolitica in atto mentre si realizzano situazioni impensabili solo pochi mesi prima: dalle rivendicazioni territoriali americane su Groenlandia e Panama alla guerra commerciale dei dazi interna all’ “Occidente Collettivo”, fino alla Germania che improvvisamente toglie dalla Costituzione il dogma totemico del “pareggio di bilancio” per potersi riarmare a debito... 

 Il ripotenziamento del ruolo dell’ONU.

 Un'amministrazione temporanea sotto il mandato delle Nazioni Unite che prepari l’Ucraina alle elezioni. Questa è stata la proposta avanzata dal presidente russo, Vladimir Putin, durante la visita nella base di sottomarini nucleari di Murmansk, lo scorso 28 marzo (Clicca QUI). Solo fantasie infondate e propaganda come si legge sulla nostra stampa?

In realtà si tratta di una posizione coerente con l’intenzione di rilanciare e valorizzare le istituzioni di regolazione internazionale multilaterale espressa anche dalla Cina e dai Paesi del Sud Globale, mentre gli Stati Uniti e Israele hanno notoriamente assunto posizioni delegittimanti nei confronti dell’ONU e di altri organismi internazionali.

La proposta del leader russo ha dei precedenti storici non remoti: la Nuova Guinea nel 1962, la Cambogia nel 1992, Timor Est nel 1999.

Nei Balcani Occidentali a noi molto vicini, dopo gli accordi di Dayton e l'accordo di Erdut tra il governo croato e la minoranza serba, le regioni di Slavonia, Baranja e Sirmia vennero poste nel 1996 sotto la sovranità dell'ONU per poi essere reintegrate nella Croazia il 15 gennaio 1998.

 Far riferimento a un ripotenziamento del ruolo dell’ONU per arrivare non solo alla pace in Ucraina ma anche a una nuova architettura della sicurezza del continente che la possa mantenere, è vista positivamente in una città portuale strategica come Trieste. Qui spesso si vedono iniziative e manifestazioni popolari dove viene sventolato il vessillo blu dell’ ONU. E’ un esito del fatto che la città è stata dal 1945 al 1954 Territorio Libero di Trieste sotto l’egida dell’ONU, mentre fin dal Trattato di Pace di Parigi del 1947 il suo porto ha lo status di “Porto Franco Internazionale essendo snodo logistico tra l'Europa centrale e orientale e il Mediterraneo e le coste orientali dell’Eurasia.

In questa situazione particolare è nato l’auspicio che la trattativa in corso tra Stati Uniti e Russia consideri l’opportunità offerta dall’ internazionalizzazione dei porti strategici, anche per superare le difficoltà negoziali che possono presentarsi discutendo di queste infrastrutture.

L'internazionalizzazione dei porti strategici è un'opzione che può essere considerata in contesti di conflitto e di forte riassestamento geopolitico globale come quello attuale.

L'ONU potrebbe svolgere un ruolo chiave nel garantire la stabilità e la libertà di navigazione e di commercio. E nel garantire che infrastrutture indispensabili per il commercio globale continuino a svolgere la loro funzione a favore dell’intera comunità internazionale senza discriminazioni.

Internazionalizzazione di Odessa, porto gemello di Trieste

Il pensiero va a Odessa, essenziale per l’approvvigionamento alimentare di vaste aree del globo. La sua posizione nel Mar Nero la rende un porto strategico dal punto di vista geopolitico e militare. E’ difficile pensare che la flotta russa nel Mar Nero possa dirsi sicura nella sua storica base di Sebastopoli fintanto che Odessa resta sotto l’esclusivo controllo ucraino e occidentale.

La storia di Odessa la lega al Porto Franco di Trieste: fondata nel 1794, per volere della zarina Caterina la Grande, in un territorio sottratto dall’Impero Russo agli Ottomani due anni prima, Odessa divenne un porto franco nel 1819.

 Ebbe subito intensi scambi con Trieste che era già Porto Franco da un secolo per decreto dell’Imperatore Carlo VI d’Asburgo.

Ne scriveva Karl Marx in un articolo del 1848 sul New York Tribune: “Trieste allacciava il suo destino con la stella sorgente di Odessa, e al principio del secolo XIX, escludeva la rivale Venezia dal commercio mediterraneo dei cereali.”
“ La prosperità di Trieste deriva dalle energie produttive e dei trasporti in quel gran complesso di paesi che sta nel dominio dell’Austria”.

        Infatti il Porto Franco di Trieste si sviluppò per merito di Maria Teresa d’Austria sino a divenire il Porto dell’Impero Austroungarico che rappresentava il più grande mercato unificato europeo dell’ epoca e cui, fin dal 1855, era collegato con un’ avanguardistica ed efficiente rete ferroviaria.

        Tanto stretti erano i rapporti tra Trieste e Odessa che la splendida scalinata monumentale della città sul Mar Nero era stata realizzata con i “masegni” di pietra arenaria provenienti dalle cave triestine.

            Su queste pietre furono girate nel 1925 le scene più famose del


film 
"La corazzata Potëmkin" di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn: quelle dell'attacco alla folla inerme da parte dei cosacchi dello zar. 
Celebre è la sequenza della carrozzina, spinta da una madre appena fucilata, che rotola giù per la scalinata.


         

 Dall’attuale negoziato per la pace tra Russia e Stati Uniti potrebbe scaturire, come eventuale mediazione, il “Porto Franco Internazionale di Odessa” sotto la tutela dell’ ONU.

 Preservare il ruolo commerciale internazionale di Trieste

 Per quanto riguarda il porto di Trieste, nel quadro di un negoziato complessivo sulla sicurezza, andrebbe sottratto al rischio di militarizzazione Nato,  che ne vanificherebbe la natura di Porto Franco aperto a tutti. Un rischio concreto di cui abbiamo parlato su Pluralia in precedenti articoli  (Clicca Qui1Qui2Qui3 e Qui4) e di cui parla ripetutamente anche la rivista di geopolitica Limes. Temibile eventualità ribadita dalle stupefacenti parole del Presidente della Camera di Commercio di Trieste e Gorizia, Antonio Paoletti, pronunciate in un convegno pubblico sul porto il 24 febbraio scorso e ribadito nel comunicato di Confcommercio di cui è presidente: “Sarebbe auspicabile" che il Porto di Trieste "diventasse una base Nato essendo posto in una regione cruciale per il contenimento cinese"(Clicca QUI)Dunque anche nelle istituzioni c’è chi lavora perchè Trieste da Porto Franco votato allo sviluppo del commercio internazionale si trasformi in uno strumento di guerra almeno commerciale contro una parte rilevante del mondo.

Infatti il porto di Trieste lavora al 90% con l’estero, essendo un gateway dei traffici da e per l’Europa centrale e orientale che utilizza largamente le ferrovie, grazie ai vecchi collegamenti ereditati dalle ferrovie austriache.

L’Ungheria vi sta costruendo un importante terminal che dal 2028 diventerà il suo sbocco al mare. Il terminal utilizza lo speciale status di extraterritorialità doganale che lo pone fuori dalla “giurisdizione” doganale dell’UE e dell’ Italia. La Guardia di Finanza non può entrare: caratteristica unica del Porto Franco triestino. Di questo gli ungheresi sono entusiasti e parlano di “evento storico perché riporta l’Ungheria sul mare dopo 100 anni” (Clicca QUI).

 Dal porto giuliano parte anche l’oleodotto transalpino Tal/Siot che da cinquant’anni pompa petrolio greggio dalle petroliere fino a Ingolstadt in Baviera, fornendo il 40% del fabbisogno petrolifero della Germania (il 100% della Baviera e del Baden-Württemberg), il 90% dell’Austria e il 100% della Repubblica Ceca.

La strategicità anche militare di Trieste è fuori discussione ed è confermata dalla grande attenzione che una rivista di geopolitica come Limes le dedica ripetutamente (Clicca QUI1 e QUI2) insieme alle riviste americane Atlantic Council (QUI) e The National Interest (QUI)





Vedi  la recente mappa di Limes dove si evidenzia Trieste al vertice di un triangolo militare NATO con base sull’ Istmo d’ Europa, finalizzato al contrasto della Russia.
Clicca QUI per il Video

 


 





Il suo stato giuridico attuale è molto particolare e poco noto in Italia e deriva dal Memorandum di Londra del 1954 (clicca QUI) che non aveva rango di Trattato Internazionale. Firmato da UK, USA, Jugoslavia e Italia, vi si conveniva che l’Amministrazione Civile del Territorio Libero di Trieste (TLT) venisse trasferita dal Governo Militare Alleato (GMA) al Governo Italiano. Il successivo Trattato di Osimo del 1975 (clicca QUI) era solo bilaterale, tra Italia e la defunta Jugoslavia, e serviva solo alla reciproca definizione dei confini.

 Tuttavia il governo Italiano non ha mai dimostrato interesse allo sviluppo del Porto Franco giuliano di cui anzi in 70 anni non ha implementato tutte le potenzialità, in particolare quelle riguardanti la produzione industriale in regime di extradoganalità.

Il TLT, demilitarizzato e neutrale sotto controllo dell’ONU, fu istituito dall’art.21 del Trattato di Pace con l'Italia, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 (clicca QUI) sottoscritto da 21 potenze tra cui Russia e Cina, che stabiliva:  
        -riconoscimento del TLT da parte delle Potenze Alleate e Associate e dell'Italia;
        -garanzia dell'integrità e dell'indipendenza del TLT da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
        - cessazione della sovranità italiana sul territorio designato, in quanto paese sconfitto;
        - istituzione di un regime provvisorio di governo (GMA), in attesa della nomina di un Governatore da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove la questione restò nell’ Ordine del Giorno ufficiale fino all'8 gennaio 1978(NOTA 1)

  Di conseguenza, la situazione giuridica di Trieste può evolvere, nel pieno rispetto del diritto internazionale, in una nuova internazionalizzazione sotto l’egida ONU. Teoricamente basterebbe che la nomina del Governatore del Territorio Libero venisse posta nuovamente all’Ordine del Giorno del Consiglio di Sicurezza per iniziativa di uno stato membro del medesimo. Facendo così valere il fatto incontrovertibile che un Trattato di Pace firmato da numerose potenze è fonte primaria di diritto internazionale, prevalente su eventuali accordi successivi tra solo due parti.

 Sono cose che possono succedere nell’ambito di ribaltoni geopolitici come quello in atto e di ridefinizione degli assetti mondiali. Certamente preferibili all’instabilità dovuta allo sviluppo di infrastrutture militari, gestite dalla Nato o da coalizioni di “volenterosi” velleitari, come quella che vorrebbe Trieste in funzione di sostegno logistico e operativo al fianco Est ella Nato, o Scudo Europeo per la Democrazia che dir si voglia.

Diversi paesi, per non parlare della popolazione locale, avrebbero interesse a che la situazione del Porto Franco Internazionale di Trieste fosse sottratta a rischi militari e che le prerogative anche industriali del Porto Franco venissero finalmente sviluppate: dai paesi mitteleuropei a quelli eurasiatici, alla Cina (che progettava di dotarlo di un terminal della Via della Seta poi bloccato per intervento americano), alla Turchia che utilizza i vantaggi del Porto Franco per indirizzarvi il 70% delle sue esportazioni.

In particolare ne sarebbero tutelate la funzione di Porto Franco aperto all’intera comunità internazionale, senza ingerenze militari, e la funzione storica di collegamento marittimo / ferroviario fra la parte orientale e occidentale del grande continente eurasiatico, come previsto dai Trattati internazionali. 

Internazionalizzazione dei porti strategici come strumento di stabilità e pace. 

In un’architettura di sicurezza europea volta alla pace e alla stabilità sarebbe un vantaggio porre sotto controllo internazionale queste infrastrutture strategiche, o quantomeno discuterne apertamente ad alto livello e senza pregiudizi.

Del resto è proprio in epoche di dazi, guerre guerreggiate o commerciali che si manifesta la necessità di Porti e Zone Franche, utili a tutti e dove poter continuare gli scambi per tutelare il commercio globale.

Anche se questo scenario oggi può sembrare remoto, in un contesto di radicale riassetto geopolitico ricco di imprevisti come quello attuale è necessario elaborare scenari e nulla può essere escluso a priori.

Lo stesso caso di internazionalizzazione del territorio e del porto di Trieste dopo la 2° Guerra Mondiale dimostra che durante transizioni sistemiche simili soluzioni possono riemergere con il consenso delle grandi potenze e diventare un utile strumento di risoluzione dei conflitti.


Paolo Deganutti

 

NOTA 1)
Mentre la stampa italiana nell’ottobre 1954 aveva generalmente toni trionfalisti sul “Ritorno di Trieste all’Italia” la stampa estera era invece esplicita sul fatto che non si trattava di piena sovranità italiana su Trieste:

A) Le Monde (Parigi, 9 ottobre 1954)

Titolo"Trieste: un règlement provisoire sous l'égide de l'ONU"
-“Trieste: una soluzione provvisoria sotto l'egida dell'Onu”
Sorrotitolo:"Le Statut international de 1947 n'est pas abrogé. L'Italie administre, mais ne possède pas."
-"Il trattato internazionale del 1947 non è abrogato. L'Italia amministra ma non possiede."

B) The New York Times (6 ottobre 1954)

Titolo"Italy Gets Trieste, But UN Role Remains"
-“L'Italia ottiene Trieste, ma il ruolo dell'ONU resta”
Sottotitolo:
"The transfer of Zone A to Italy does not repeal the UN Security Council's primary responsibility under Resolution 16. Legal ambiguities persist." -“Il trasferimento della Zona A all'Italia non abroga la responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi della risoluzione 16. Persistono ambiguità giuridiche."

Qualche rara eccezione si trova anche sui giornali italiani:

C)  Il Giorno (Milano, 26 ottobre 1954)

Titolo"Trieste è italiana, ma l'ONU resta garante"
Sottotitolo:
"Il Memorandum di Londra non cancella le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza del 1947. La sovranità piena dovrà attendere un trattato di pace definitivo."

Però successivamente non ci sono stati trattati di pace definitivi ma solo un accordo confinario bilaterale con la Jugoslavia. Il Trattato di Pace del 1947 non è stato mai abrogato o sostituito da un altro del medesimo rango giuridico.


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